A Tuvixeddu continuano ad agire i tombaroli. Sarà perché le tombe puniche fanno gola a qualcuno e perché conservano, notoriamente ad oltre 2500 anni dalla loro creazione, preziosi reperti archeologici. Ad esempio anfore, lucerne e altri manufatti che compongono i corredi funerari dei defunti, sono stati ritrovati dal lontano 1800 in tutto il colle.
L’esito del sopralluogo, organizzato ieri dall’Associazione Sardegna Sotterranea, proprio nei tunnel di viale Sant’Avendrace, dimostra con le immagini realizzate dal fotografo Alessandro Congia e un video, lo stato degli stessi luoghi recentemente ispezionati dalla Polizia di Stato e dalla Municipale, con l’ausilio degli speleologi. Una verifica necessaria in seguito alla segnalazione di un cittadino che ha intravisto un individuo armeggiare, con attrezzi, davanti all’ingresso del labirinto sotterraneo accessibile da un terreno di viale Sant’Avendrace.
Lo stesso sito che, un mese fa, è stato ripulito dai rifiuti per mano dei volontari con la società De Vizia. All’esplorazione delle gallerie hanno partecipato il giornalista Marcello Polastri, Nicola Di Mille, cameraman, Michele Secchi e Davide Sabiu. E’ stato riscontrato, durante l’accurata esplorazione dei sotterranei, che mani anonime hanno anche prelevato le strutture metalliche da questi siti storici scavati nella roccia, compresi i cancelli posizionati negli ipogei dall’ex fabbrica di cemento cagliaritana, la Italcementi appunto.
E’ emerso che, lentamente, Cagliari sotterranea sta perdendo pezzi: le strutture di ferro che potevano mostrare il volto della città sotterranea in chiave di archeologia industriale, sono oramai un ricordo. Perché a occuparsi dei tesori sepolti sotto la più grande necropoli d’Europa, solo in minima parte aperta al pubblico, non sono solamente gli amanti della storia e dell’archeologia. Bensì i predatori di reperti.
Una dettagliata relazione verrà inviata, dall’associazione, alle forze dell’ordine e alle amministrazioni pubbliche, per auspicare un intervento volto a salvare il salvabile.