Promontorio di Sant'Elia a Cagliari

Transenne del malumore sul colle sant’Elia: perché?

Cagliari. Le Associazioni Gruppo cavità cagliaritane, Aloe Felice, Turisti per Cagliari, Amici di Sardegna e Ambiente Sardegna hanno appreso con viva preoccupazione che i sentieri naturalistici e ambientali del colle Sant’Elia sono stati chiusi da ieri “con transenne e cartelli inseriti con tanto cemento sul terreno” dalla Protezione civile e, si ipotizza, dalla Capitaneria di Porto.

Dai giorni scorsi infatti sulle transenne inserite un po ovunque sul colle, che recano il simbolo della Protezione civile del Comune di Cagliari e sui cartelli, è leggibile il simbolo “rischio caduta massi”.

Ma come mai? E’ stata data una informazione ai cittadini?

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NO AL COLLE DI SANT’ELIA INGABBIATO!
Due ordinanze vecchie di 25 anni giustificherebbero una decisione azzardata “perchè è stata chiusa un’area del colle estesa ettari dove non sono però visibili pareti rocciose sporgenti, o masse calcaree sospese sul vuoto, e ancor meno sui bagnanti”.
Le Associazioni Gruppo Cavità Cagliaritane, Amici di Sardegna,  Aloe Felice, e Ambiente Sardegna hanno appreso con viva preoccupazione che i sentieri naturalistici del colle Sant’Elia sono
stati chiusi: da ieri sono stati interdetti “con sbarramenti metallici e cartelli inseriti con il cemento” dalla Protezione Civile e, si ipotizza, dalla Capitaneria di Porto.
Sulle transenne inserite un po ovunque a Sant’Elia, soprattutto lungo la strada di Calamosca che conduce agli stabilimenti balneari, frequantati in questo periodo estivo che, a cavallo di ferragosto, e’ stato sottoposto al rigido impedimento d’accesso alle sue aree ambientali più significative.
Sulle transenne si legge anche la scritta ” Protezione civile del Comune di Cagliari ” mentre sui cartelli e’ impresso il simbolo “rischio caduta massi”. Sorprende pero’ che accanto alle sbarre antistanti l’hotel Calamosca siano invisibili massi sporgenti ma solo aree pianeggianti nelle quali si inerpicano storico sentieri che risalgono il promontorio, in quel caso caratterizzato da semplici declivi collinari: “è un paradosso” secondo gli ambientalisti: “qui, di pericoloso, c’e bèn poco!”.
Le Associazioni si rivolgeranno in questi giorni alla Capitaneria di Porto per chiedere lumi su questa chiusura che – a loro dire – rasenta i limiti dell’assurdo.
“Temiamo – affermano Marcello Polastri, Massimo Deidda e Roberto Copparoni alla guida delle associazioni Sardegna Sotterranea, Ambiente Sardegna e Amici di Sardegna – che così facendo si inneschino timori dei frequntatori del colle e delle spiaggie, e che gli stabilimenti balneari della zona
possano subirne le conseguenze.
La chiusura di tutto il colle – proseguono – è un imoedimento  per i turisti, per le scuole di arrampicata, per gli appassionati di storia e archeologia che ora non possono accedere agli antichi sentieri, con amarezza”.
“Attendiamo in tal senso – concludono gli ambientalisti – una puntuale risposta dalle autorità considerata la scarsa informazione sulla chiusura di un luogo simbolo di Cagliari, grande area verde che fino a due giorni fa era fruibile”.
“Non si comprende  perche’ le transenne sono comparse sui dolci pendii del colle ora sottoposti a divieto, e come mai il tratto di strada che dalla spiaggia di Calamosca conduce all’ex stabulario, verso La Paillotte, invece è esente da cartelli, o le zone adiacenti il Faro, o la zona del Forte di Sant’Ignazio.
Ma insistono sui sentieri che conducono alla cima del colle che non ci risulta pericolante”. Dalla consultazione del sito internet della Capitaneria di Porto si evince che le ordinanze citate nei cartelli sono vecchie di 25 anni. Si tratta delle ordinanze 47e 48 del 1987. E che, secondo noi, andrebbero riviste. Non e’ possibile, inoltre, rischiare una denuncia per passeggiare su un colle come quello di S.Elia”.
“Quei documenti – racconta Angelo Pili alla guida di Aloe Felice – usano cartografie IGM vecchissime, e forse non nascono da serie perizie sull’effettivo pericolo, se presente, nel colle”. “Anni fa – racconta Marcello Polastri – segnalammo il crollo delle masse rocciose nelle falesie che sporgono sul mare, per il naturale processo erosivo degli agenti atmosferici, quando scoprimmo che anche il pomo della Sella del Diavolo era lesionato”.
Dalle ordinanze si evince che i sentieri appena sbarrati non ricadono nelle aree a rischio: quindi qualcuno dovrebbe spiegare ai Cittadini in base a quali leggi ha agito, e per quale motivo, considerata una carenza di informazioni?
Roberto Copparoni e Marcello Polastri, alla guida delle Associazioni Amici di Sardegna e Sardegna sotterranea concordano nel dire che “E” inutile mettere divieti ma non intervenire concretamente, reperendo i fondi necessari, per la salvaguardia effettiva del promontorio di S. Elia.
Una strada troppo semplice e discriminatoria per il turismo ecologico, ambientale e naturale – proseguono – proprio adesso che la citta’ di Cagliari punta a vivere anche di TURISMO VERDE, e di TOUR NEI LUOGHI MENO NOTI, si rischia di vanificare il lavoro che in questi anni è stato fatto dalle nostre associazioni per la conoscenza evalorizzazione del compendio naturalistico di S.Elia /Sella del Diavolo” .

Anche per Massimiliano Deidda, guida escursionistica-ambientale, “aver chiuso i sentieri del colle significa impedire alle guide e alle associazioni culturali di fruire di un colle dove qualche anno fa sono stati spesi oltre 500 mila euro per rifare la cartellonistica per gli amanti delle passeggiate. Dono spariti, inspiegabilmente,  le  mappe e i dati esplicativi ritardanti fino a ieri negli stessi punti dove sono state inserite transenne e cartelli di divieto d’accesso”.

Gli ambientalisti annunciano: “Ci attiveremo per capire come mai ai Cittadini Cagliaritani viene impedito di vivere questo angolo di città, troppo importante per essere ingabbiato”.

 

 

 

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