Tuvixeddu in una foto di M. Polastri - archivio del GCC

Tra donnacce e tombaroli, la Tuvixeddu meno nota

Tuvixeddu in una foto di M. Polastri - archivio del GCCL’interesse dei nostri esploratori per Tuvixeddu, è stato trasmesso dal leader e fondatore del GCC, Marcello Polastri che, fin da adolescente, si occupò dell’area funeraria fenico-punica e romana a ridosso del viale Sant’Avendrace. Un colle tutto cavo dove non troviamo solo tombe e sepolcri, ma anche cave di pietra…

 

IL COLLE DI TUVIXEDDU 

 

Nell’osservare questa immagine della Sardegna Digital Library, tutto è più chiaro: Tuvixeddu è un colle tutto cavo ed il suo nome deriverebbe da “tuvuru”, che significa “vuoto”, “buco”, cavo appunto.

La collina infatti, che domina il viale Sant’Avendrace (arteria stradale romana di karales), è ricco di pozzi che danno accesso alle camere funerarie di una estesa necropoli. Pozzi che immettono in stanze scavate nella roccia, usate dai necrofori per seppellire i loro cari estinti. Ciò accadde ai tempid ella dominazione punica e romana.

In questa collina di tesori, ricca di suppellettili funerarie emergono altre curiosità. Esistono, infatti, scavate sottoterra anche gallerie di cava, create dalla ex Italcementi nel 1950 e grotte assai più antiche, come le cave di pietra scavate dai romani.

 

 

La cava di via Vittorio Veneto Questa immagine ad esempio, è stata realizzata da Marcello Polastri in una cava di pietra situata nella via Vittorio Veneto, all’atezza del civico 38.

Si tratta di una grande caverna artificiale scavata dai cavapietre per estrarre la roccia calcarea utile per edificare la città di sopra.

Successivi adattamenti denotano che la cavità sotterranea è stata poi riusata, forse come luogo di culto.

Cinque grandi colonne di roccia, create scavando a tutto tondo, risparmiando dunque una massa rocciosa centrale, poi sagomata, indicano che la grotta venne progettata per autosorreggersi tra volta e pavimento calcareo.

Al suo interno, come segnalato dallo stesso Polastri nel suo libro Cagliari la città di sotto (Sole, 2001), trovarono alloggio alcune donne di malcostume che si prostituivano in quella che è storicamente nota come una casa di tolleranza in caverna.

 

 

Il crocevia sotterraneoNel 1943, per volere dell’UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea), furono edificati all’altezza dell’ingresso, due grandi muri anti-soffio o para-schegge, per proteggere il pubblico che vi accedeva, usando la caverna come rifugio per proteggersi dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale.

A fini protettivi furono anche riadattate gallerie della ex Italcementi, situate nei fianchi della collina di Tuvixeddu: una nei pressi del Canyon (grande cava a cielo aperto), il cui scavo era stato appena avviato nei pressi di via Vittorio Veneto.

Una seconda nei pressi di viale Sant’Avendrace, dietro la Scuola pubblica (ex sede della Circoscrizione n 2). Ma, in questo sito, ci avventureremo prossimamente.


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