Prospezione speleologica in un varco creato nel sottosuolo.

Scoperto un vasto sotterraneo sotto la Facoltà di Ingegneria. Succede a Cagliari…

Prospezione speleologica in un varco creato nel sottosuolo.I gruppi ”Cavità cagliaritane” e “Sardegna sotterranea” hanno esolorato le grotte sotto piazza D’Armi, sia quelle note (ma non del tutto esplorate) e quelle sconosciute. Si sono mossi insieme ai periti del Tribunale e ai tecnici di Abbanoa. «Tutta la zona di via Peschiera poggia sul vuoto, al pari di piazza d’Armi, e nel sottosuolo scorre un fiume d’acqua che s’ingrossa con la pioggia e porta via la terra di riporto su cui poggiano gli edifici, inclusi quelli della Facoltà di Ingegneria, mettendone a rischio la stabilità». Nel servizio fotografico i dati esclusivi…

Lo avevano assicurato diversi mesi fa, gli speleologi del Gcc, per voce di Marcello Polastri ed ora la promessa è stata mantenuta. Dopo tempo scandido da rilievi, sopralluoghi in tantissimi ambienti sotterranei dell’area di Piazza d’Armi, Via Peschiera e dintorni. E’ così emerso uno scenario poco rassicurante, descritto dagli speleologi dei gruppi “Cavità Cagliaritane” e “Sardegna Sotterranea” che lunedì hanno effettuato un sopralluogo nella zona dei crolli (vie Peschiera, Castelfidardo, Montenotte, Marengo, Pastrengo e piazza d’Armi) con l’obiettivo di scattare foto e stilare una relazione da mettere a disposizione dei periti del tribunale. «Insieme a noi», spiega il presidente del primo gruppo Marcello Polastri, «c’erano i periti della Procura della Repubblica, oltre ad alcuni ingegneri di Abbanoa e del Comune interessati a conoscere lo stato di salute del sottosuolo». Tutti mossi da un comune desiderio, da una necessità impellente: capire, osservare, documentare quel pericolo sotterraneo che crea crolli e smottamenti, seminando panico tra gli abitanti e coloro che – anche di recente – hanno dovuto abbandonare la propria casa. 

Diego scano accede al varco creato nel muro di cemento armato del cunicolo...IL SOPRALLUOGO. Gli esploratori si sono avventurati in una non facile spedizione che li ha portati ad individuare diverse cavità sotterranee. «Dopo aver disceso un pozzo profondo più di 20 metri abbiamo illuminato il fondo di una vecchia cava scoprendo con amarezza che la stessa è quasi del tutto ricoperta da detriti di varie epoche: dalla terra di accumulo ai cocci pseudo-moderni, come i mattoni sardi del periodo post-bellico, compresi cavi elettrici e tronchi lignei oramai deteriorati dal tempo e dall’umidità». il pozzo si apre dentro un locale della facoltà, dove peraltro sono state segnalate altre cavità sotterranee cadute nel dimenticatoio.  Gli speleologi sono stati costretti a procedere con estrema cautela per le lesioni strutturali che hanno notato sulla volta e per andare avanti, facendosi spazio in uncunicolo che rappresenta il vuoto tra due grandi cumuli di detriti, hanno dovuto attraversare un varco largo appena 46 centimetri. Il varco è stato intercettato al termine del lungo budello sotterraneo, che dal fondo del pozzo si snoda sottoterra, a meno 20 metri. «Il primo a passare in quel buco – ricorda Polastri – è stato il collega Diego Scano seguito dal sottoscritto». Alle loro spalle i tecnici e i periti che si sono fermati a prendere appunti e misurare l’ambiente nel quale la spedizione dovrà rientrare, per portare al termine la mappatura del sito.

I DANNI. «Seppur vorremo evitare toni allarmanti, abbiamo comunque riscontrato che l’acqua fa dilavare il materiale che giace sul fondo della cava, causando lo smottamento della terra che sorregge gli edifici. Abbiamo inoltre individuato un vecchio muretto costruito per arginare una via d’acqua sotterranea proveniente dalla zona di via Peschiera e deviarne il flusso verso via Is Maglias. Forse con la riparazione delle condutture idriche l’acqua si è ritirata e per questa ragione il passaggio sotterraneo appariva pieno di fango».

Pozzo d'accessoPERICOLO CROLLI. Per gli speleologi l’emergenza crolli interesserebbe quindi l’intera zona, compresi gli edifici della Facoltà di Ingegneria. «Anche questi non possono considerarsi al sicuro – sostiene Polastri – e a dimostrarlo c’è anche la storia, visto che negli anni ’60 parte della pavimentazione del padiglione di Meccanica sprofondò in una cavità sotterranea».

L’immagine a fianco mostra la discesa nel pozzo, cioè nel primo salto del pozzo sotterraneo che conduce sottoterra, in un modno dimenticato, che sopravvive sotto il traffico veicolare, tra la Facoltà e piazza d’Armi.

 

 

 

 

Secondo pozzo

Questa immagine esclusiva e fino ad oggi inedita documenta un pozzo profondo decine di metri, che, attraverso un doppio salto conduce al fondo del cunicolo sotterraneo: si tratta di una intercapedine stretta e umida, che si snoda tra due pareti detritiche, pericolose in quanto sulle stesse sporgono tantissime macerie, cocci, parti di legni ammuffiti. Sugli stessi si notano tracce delle colate di cemento: infiltrazioni di calcestruzzo risalenti agli anni ’60.

 

Sull’argomento il quotidiano regionale L’Unione Sarda del 23 Dicembre 2009, ha pubblicato un articolo.

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