La storia sotto di noi. Accade a Iglesias dove ceramiche, argenti, pietre d’altare rappresentano il tesoro della Cattedrale scoperto dagli archeologi.
Il tesoro è saltato fuori in questi anni durante gli scavi a Santa Chiara, il principale edificio religioso-cristiano di Iglesias, territorio noto per le sue innumerevoli miniere.
Da ben 11 anni i lavori di restauro vanno avanti mentre le leggende metropolitane sull’edifico tanto caro agli abitanti della cittadina, crescono a dismisura… di Marcello Polastri. 11 nov 2010.
La notizia è stata diffusa dalla stampa in questi giorni. “…sono alemo 500 i reperti scovati in una fossa, sotto il pavimento della chiesa nel corso degli scavi alla cattedrale di Iglesias”.
Si tratta di un piccolo ma importante tesoro nascosto in una fossa, all’interno della Chiesa: ceramiche, calici, fiale, catini e pietre, forse pietre sacre d’altare che, per almeno 400 anni sono rimaste sepolte nel sacro suolo dell’edificio religioso che, da 11 anni, è chiuso.
È forse questo il primo tesoro (di una lunga serie?) emerso durante il restauro che – va detto – da ben undici anni procede nel più stretto riserbo. Gli archeologi, si sa, perlano spesso a posteriori, per vari motivi, forse come in questo caso.
Tant’è vero che attorno alla chiusura della chiesa (scusate il gioco di parole), si sono create una serie di leggende popolari, di storie metropolitane: raccontano di operai sbalorditi dalla scoperta di grandi quantitativi di monete e preziosi.
Ed i cittadini, da tempo, si domandano cosa realmente potrebbe nascondersi dietro al portone, chiuso, della loro amata cattedrale.
Si sa’: la storia è una cosa, le leggende ben altra “materia” di fantasia. nel frattempo, sul web, alcuni tecnici si sbottonano e pubblicano le scoperte.
Ad esempio – ci racconta l’Unione Sarda del 10 novembre – nel sito “Fastionline”, organo ufficiale dell’associazione internazionale di archeologia classica che dal 2000 mette in rete le scoperte, come è accaduto per la Cattedrale di Iglesias.
Ma ritorniamo nella fossa: ha custodito a lungo il tesoro. La cavità si trova a destra, nell’entrata della Chiesa, esattamente nell’angolo interno tra il muro della facciata e il campanile. Misure? 140 x 80 centimetri. Profondità: poco meno di un metro, anzi, a mala pena 70 centimetri.
Si tratta di uno scavo artificiale che conteneva – secondo gli archeologi – pochi frammenti di ardesia e appare come un “ripostiglio che ha conservato intatto il contenuto”.
Tra i reperti ci sono 460 ciotole invetriate, brocche, pentole e catini. Alcuni reperti sono di vetro, come i calici, le fiale, una bottiglia, due contenitori decorati con filamenti policromi.
Ci domandiamo: è questo il risultato di uno scavo durato 11 anni? Cosa ne pensate? La scoperta non poteva saltare alla luce prima, o meglio, la sua divulgazione non meritava un occhio di riguardo, anche per i “non addetti ai lavori” e ai cittadini?
Marcello Polastri
11 novembre 2010