“La storia non è una scienza esatta, in primo luogo perché dipende da chi la racconta, di solito il vincitore di una disputa; in tutti i casi, anche ammettendo la perfetta onestà del cronista, bisogna tener conto dei possibili errori cui potrebbero essere andato in contro.”
Così esordisce Giorgio Saba nell’incipit del suo libro “Scusi dov’è l’Ade”.
“Questa è musica per le mie orecchie!” penso tra me e me, preparandomi ad un ipotetico viaggio in barca a vela con un architetto-scrittore che evita di salire in cattedra per parlare come un professore (quale è), al suo pubblico, ma preferisce raccontare con la saggezza dell’uomo di mare, una storia alternativa a quella ufficiale.
Niente di meglio che un viaggio tra i flutti del Mar Mediterraneo, con il generoso sole che riscalda la mente che anela a conoscere nuove pagine, nuovi punti di vista, nuove ipotesi.
IL CONTESTO. Per quanto lo scrittore affermi di non essere particolarmente propenso all’esoterico, tuttavia quanto ci racconta risveglia nelle menti che, al contrario sono orientate verso tutto ciò che è misterico, idee, pensieri ed ipotesi che si spingono ben oltre la Sardegna e la sua storia.
IL TRAMONTO DELLA CIVILTA’. Esisteva un tempo una grande civiltà Sarda, scomparsa e rinnegata ancora oggi, persino da eminenti studiosi sardi che, fermamente, si oppongono e disdegnano l’ipotesi che non fummo nei secoli un popolo alla mercé dei conquistatori provenienti da numerose sponde d’oltremare, ma che accadde l’esatto opposto.
Una civiltà che s’inabissò sotto il peso della damnatio memoriae di altre civiltà che succedettero ad essa oltre che, forse , per un vero cataclisma che decimò la sua popolazione, distrusse le sue belle città e che coprì di fango ed acqua la sua magnificenza.
S’UNDA MANNA. Lo scrittore Sergio Frau ci parla de “s’unda manna”, un maremoto che, secondo la sua ipotesi, avrebbe sconvolto gran parte del sud dell’isola, comportando ciò una distruzione tale che potrebbe paragonarsi al cataclisma di cui Platone parla nel Timeo ed il Crizia, che fece inabissare la mitica isola di Atlantide e che pose il silenzio tombale su di una grandiosa civiltà del passato più remoto.
Ventiquattro secoli però non sono stati sufficienti per cancellare completamente ciò che dai più è stato, ed è, ritenuto solo un mito. Lo stesso Aristotele, discepolo di Platone, sostenne che Atlantide esistette solo nei pensieri di Platone. Un colpo basso nei confronti di un maestro che non ebbe tanto amato?
Nonostante ciò il realismo immanentistico di Aristotele non potrà impedirci di porre delle ipotesi alternative alla sua visione unilaterale della realtà.
SOLONE (638- 558 a.C.) raccontò a Platone di una civiltà antichissima che riuscì a dominare su tutto il mondo e che, essendosi insuperbita, avendo creduto di poter primeggiare con gli Dei, venne da questi punita ed annientata.
L’isola o il continente sommerso è stato nel tempo localizzato in vari luoghi, tra cui le Canarie, in Grecia, alle Azzorre, nel tratto oceanico tra l’America e la penisola Iberica e addirittura nel Circolo Polare Artico. Perché mai in Sardegna?
Eppure gli indizi non sono pochi.
Iniziando con un più consono posizionamento delle Colonne d’Ercole, riportandole da Gibilterra alla Sardegna, più precisamente posizionandole secondo quelli che furono i dati metrici di Dicearco di Messina; diecimila stadi da Capo di Malea nel Peloponneso. Percorrendo diecimila stadi di navigazione si arriverebbe poco oltre il Canale di Sardegna, non a Gibilterra!
ERCOLE E LE COLONNE. Secondo Festo Avieno, nel suo testo “onda marittima“, le Colonne D’Ercole, l’anticamera di Atlantide, erano posizionate tra due isole al confine tra Libia ed Europa. In effetti la distanza di trenta stadi è quella che intercorre fra le isole di San Pietro e di Sant’Antioco! Nelle carte geografiche del passato le due isole erano rappresentate davanti e non di lato alla Sardegna.
Quanto sopra illustrato è solo un breve estratto del libro di Giorgio Saba, che cerca di restituire il mito alla storia dopo millenni di relegazione alla leggenda.
Il mito di Eracle è intimamente collegato all’ipotetica storia della civiltà sarda.
LA SARDEGNA sarebbe potuta essere l’Iperborea o anche l’Ade, il regno dei morti che poteva essere raggiunto oltrepassando le paludi (stagno di Sant’Antioco?). Sarebbe potuta essere anche i Campi Elisi, quel bellissimo posto in cui le anime degli amati dagli Dei andavano a vivere felici per l’eternità.
Tutto appare come una fantasia… tuttavia i segreti molte volte sono considerati delle fantasie.
Parliamo della fantasia di un popolo che vuole risorgere dalle sue ceneri come l’Araba Fenice o parliamo del segreto di un popolo antico, fortissimo, dominatore punito dagli Dei per la sua superbia, che nei secoli ha cercato di tenere celata la sua identità per essere dimenticato da quegli stessi dei che lo punirono ferocemente?
SHARDANA, Tirreni, Dor, Peleset progenitori dei Farisei. Potremmo essere tutto questo, ma non si può dire e non deve sapersi.
Potremmo essere, noi Sardi, i genitori di molti popoli, ma se veramente su di noi è stata scagliata una maledizione dagli dei, ancora non è il tempo per spezzare l’incantesimo e scoprire veramente chi siamo.
Andrea Governi