Villa di Tigellio a Cagliari. Le origini della sua denominazione?
Sono dovute all’errata convinzione che in questo sito fosse ubicata la residenza di Tigellio, il musico di origini sarde che risiedette a Roma negli anni finali della repubblica.
Tigellio fu amico di potenti personaggi della storia: Cesare e Ottaviano ad esempio; Orazio e Cicerone. Quest’ultimo lo tradì, definendolo: “più pestilente della sua terra di origine“.
Sarà per un “certo” odio nei confronti dei Sardi?
Nel dubbio, comunque, di Tigellio non è stata trovata una sola traccia a Cagliari, se escludiamo una citazione nei manoscritti definiti poi “i Falsi d’Arborea“.
Non esisterebbero appunto elementi materiali, reperti certi, che possano attestare l’esistenza effettiva di quel celebre musico in Sardegna e, ancor meno (secondo gli archeologi), nel sito archeologico cagliaritano che a Tigellio è stato appunto intitolato.
Di certo, i ruderi del complesso edilizio, acnor oggi visibili a Cagliari (ridosso del Corso Vittorio Emanuele II), risalgono alla fine del I sec. a.C. e agli inizi I sec. d.C.
Risulta che la vita di quell’insediamento perdurò a lungo e giunse fino al III-IV sec. d.C., se non addirittura – secondo alcuni esperti – fino al VI-VII sec. d.C.
Insomma, la leggendaria “villa” è un posticino che merita una visita. E’ capace di rivelare l’esistenza di una grande area residenziale d’età romana, poi accuratamente decorata, dotata di stucchi pregiati e che presenta, a distanza di millenni, resti di mosaici.
Da queste parti troviamo anche i resti termali e, nascoste sottoterra, tante cisterne ed un pozzo.
Curiosità: Tigellio compare nelle lettere familiari di Cicerone come “hominem pestilentiorem patria sua“. Tradotto significa: “un uomo più pestifero della sua patria“.
Orazio, invece, nella Satira II del libro I, ne descrive il funerale, citanto Tigellio come un cantore sardo morto tra il 40 e il 39 a.C.
Abbiamo scoperto che qualche anno dopo la sua dipartita, Orazio, stavolta nella Satira III dello stesso libro, cita Tigellio. E lo descrive come un artista bizzarro e, per dirla tutta, lunatico.
Sembrerebbe che, a volte, si mettesse a cantare senza che nessuno avesse chiesto una sua performance.
Sembrerebbe che, ai tempi dell’antica Roma, Tigellio con grande baldanza si rifiutasse di declamare i suoi versi quando, invece, era stato invitato a farlo. Insomma, era uno sulle sue. Amava vivere nel lusso, si circondava delle persone più disparate. Amava prostitute e ciarlatani, indovini e persone moleste.
Ed anche per questa ragione scatenò la gelosia di alcuni scrittori del periodo. insomma, era amico dell’imperatore e si concedeva lussi, o meglio libertà comuni solo ai “potenti”.
Tigellio, si racconta (anche su Wikipedia), “è spesso confuso con Marco Tigellio Ermogene, anch’egli musico e probabilmente suo liberto, originario del Cagliaritano“.