Come sono finiti in vendita alla Casa d’Aste di Londra i 9 bronzetti nuragici? Saranno reperti autentici provenienti dalla Sardegna? E poi, come ha potuto la Fondazione Nurnet recuperare in modo celere quattro dei nove bronzetti?
Domande alle quali risponde Nicola Manca, 29 anni, presidente da appena 4 mesi di Nurnet, “Fondazione di Partecipazione costituita nel 2013 da 69 soci fondatori con lo scopo prevalente di promuovere la cultura del periodo in cui sull’Isola svilupparono le civiltà nuragica e pre-nuragica” si legge nel portale ufficiale della fondazione.
Nicola per mestiere analizza i dati economici legati allo sviluppo. Per “pura passione” ama studiare la Sardegna antica. Risale ad una settimana fa la sua abile mossa di unire l’utile al dilettevole. Così, da esperto di investimenti strategici ha appunto studiato una strategia per recuperare i bronzetti, costi quel che costi, anche dal banco vendite della Casa d’aste londinese.
“Le abbiamo pensate tutte, specie dopo aver cercato di far intervenire il governo nazionale per bloccare la vendita dei reperti archeologici provenienti dalla Sardegna.
E’ vergognoso sapere che questi beni del passato sono stati messi in vendita.
Abbiamo tentato di coinvolgere le istituzioni, poi realizzato una petizione on line ma è stato inutile“.
Quindi come avete agito?
Sottotraccia per una settimana. Evitare strumentalizzazioni era per noi fondamentale. Nel frattempo, quando abbiamo saputo che la burocrazia non ci avrebbe consentito di bloccare l’asta, abbiamo trovato da un lato un intermediario con la Casa d’aste e al tempo stesso stavamo strutturando un piano per il dopo acquisto dei reperti, ragionando anche sul futuro utilizzo dei bronzetti eventualmente riportati in Sardegna.
Partiamo con ordine. Come sono finiti all’asta questi beni identitari?
La loro provenienza è legata al Libano. Sicuramente sono reperti sardi finiti nelle mani di collezionisti libanesi. Poiché la legge 364 del 1909 rappresenta lo spartiacque della commercializzazione legale ed illegale dei bronzetti e di alcuni reperti, dovete sapere che quei bronzetti sarebbero finiti nelle mani del venditore prima dell’approvazione di questa legge.
Una coincidenza, però. O, forse forse, un escamotage?
L’escamotage storicamente noto è quello di portar via all’estero, come avveniva in passato, i reperti della Sardegna. Facendo figurare i pezzi come acquistati e venduti appunto prima dell’entrata in vigore della medesima legge. Insomma l’asta era legale e dunque non era possibile sequestrare i reperti, acquistarli sì.
Ora la responsabilità è vostra. Cosa farete di questi beni?
Li riprodurremo in modo tridimensionale, coinvolgendo i bambini, forse le scuole, usando stampanti a colori ed in 3D senza però toccare minimamente i reperti. Sono preziosi per studiare la Sardegna e appartengono ai Sardi. Ci stiamo ragionando su.
Tra i pezzi anche un cavallo e due animali inusuali per la Sardegna?
Eh si. Un bronzetto rappresenta un cavallo e potrebbe riaccendere il dibattito culturale sulla sua comparsa nella nostra isola. Così i due stambecchi.
Stambecchi? Ma in Sardegna, tra i nuraghi e i pozzi sacri non si muovevano stambecchi?
Queste raffigurazioni saranno autentiche?
Se non si hanno in mano fisicamente, non si può verificare se siano o meno dei falsi, no? E quindi, se fossero dei falsi, disincentiveremo finalmente le aste di beni archeologici. E poi, stia certo, denunceremo ovviamente la Casa d’aste.
Dalla quale avete acquistato on line…
Con un intermediario che traduceva e faceva su mia indicazione le offerte, trattando.
E quanto avete speso?
Preferirei che non si sapesse.
Ma io insito. C’è chi ha detto circa 700 sterline a pezzo… immagino i costi di mediazione e di svincolo, o di sdoganamento dei pezzi acquistati. E’ giusto?
In parte si. Abbiamo raccolto qualche migliaio di euro tra contributi privati, avviando una raccolta fondi ma non è detto che abbiamo speso così tanto. Per trasparenza vi dico che un bel contributo ci è giunto dal gruppo di appassionati di Archeologia della Sardegna. Ai costi sostenuti durante l’asta vanno aggiunti, è vero, anche il trasporto dei pezzi ma eviterei di pubblicar cifre in tempi di crisi. Di sicuro, tra un mese, potremo abbracciare i pezzi. Per il bene della Sardegna.
Ed ora ci sarà chi protesterà, magari verso la Fondazione Nurnet.
Emerge che, laddove i funzionari ministeriali non possono far di più, a volte le forze di Polizia o altri rispettabilissimi soggetti come intrappolati da normative spesso interpretabili o contraddittorie, c’è chi, a proprio rischio e pericolo, agisce con passione e determinazione.
Ed è in questo modo che la storia, quella antica, non resta tanto indietro e dopo millenni di silenzio, fa un passo avanti e magari diventa finalmente fruibile alle masse. Forse in modo anomalo o inusuale ma come recita il proverbio: è tutto bene quel che finisce bene.
Sullo stesso argomento: Inchiesta sui reperti all’asta.