Un sopralluogo nel pozzo di San Pancrazio è stato effettuato sabato 4 dicembre 2010 dagli speleologi del GCC in colaborazione con il Circolo speleologico Sesamo 2000 nell’ambito del Corso di speleologia urbana che si svolgerà fino a Gennaio 2010. Obiettivo della ricongnizione, alla quale seguiranno le esplorazioni previste per l’anno venturo, è capire i meccanismi che hanno portato alla realizzaione di una opera simile, che buca il cuore della città come un gratticielo capovolto…
Obiettivo del sopralluogo è stato, tra l’altro, la preparazione di una nuova campagna esplorativa sotto Cagliari e in particolare, nelle vecchie fontane della città, nelle sue innumerevoli cisterne. Quello di San Pancrazio (da non confondere con il Pozzo di San Patrizio, di Orvieto), è una antichissima fontana celata in piazza Indipendenza, all’ingresso del quartiere Castello.
La pianta, di forma irregolare, misura 6 metri per 6 metri nella parte alta e 4 metri per circa 5 metri nella parte più profonda.
La cavità ad andamento verticale, buca la roccia, dall’alto verso il basso fino a 79 metri di profondità e li, incontra la falda acquifera, che ha una profondità di ulteriori 10 metri.
Per queste caratteristiche è stato definito “un grattacielo capolvolto” nel libro “Cagliari città di sotto”, di Marcello Polastri che ne ha curato il rilievo, aggiornandolo con gli speleologi del Circolo Sesamo 2000.
Ora, come ipotizzato nel recente passato unitamente agli speleologi Milanesi (SCAM), il GCC e il circolo speleo Sesamo, ipotizzano l’esistenza di una via di fuga medievale celata da grandi massi edificati in una parete della fontana sotterranea.
Infatti, in fondo al pozzo, a mezz’altezza circa, sono presenti opere in muratura, bel levigate, composte da blocchi calcarei spessi e ben uniti gli uni agli altri. Cosa nasconderanno quelle pareti?
Sono state costruite nel Medioevo?
Oppure il pozzo, se dovesse risultare plausibile l’ipotesi della sua orgine “che rimonterebbe all’epoca romana”, è stato più volte rimaneggiato?
Come testimonia un’iscrizione oramai andata persa, questo pozzo fu realizzato nel 1235 al centro dell’attuale piazza Indipendenza per garantire l’approvvigionamento idrico della roccaforte.
In caso di assedio, i castellani avrebbero potuto resistere a lungo, chiusi dentro le robuste mura di pietra. Oggi l’imbocco della profonda cavità verticale non è più visibile ai passanti: nel 1823, per dare una sistemazione decorosa alla piazza, fino ad allora ingombra di fango e urina degli animali che portavano l’acqua in superfice, l’imboccatura del pozzo fu abbassata al di sotto del piano stradale. Come?
Con lo scavo di una galleria, dotata di stalle per gli animali (ceh azionavano il meccanismo per sollevare l’acqua),è così vennero trasferiti nel sottosuolo tutti i servizi pertinenti. Da quella galleria, accedono gli speleologi e in occasione della manifestazione “Cagliari monumenti aperti” i fortunati visitatori. Ciò avviene una volta l’anno.
Ma la storia, non può attendere a lungo: farla emergere dal fondo del pozzo, significa progettare di accedere al suo interno, nella parte più segreta. E scoprire se realmente esiste quel che affermano i testi ottocenteschi e i documenti d’archivio.
Intanto, il pozzo, stimato “profondo 120 metri” – secondo i libri del 1800 – allo stato attuale è profondo circa 80 metri. Ma il suo fondo potrebbe riservare tante novità. Così le pietre che rappresentano le sue pareti, addossate alla dura roccia solcata dagli scalpellini.