In Sardegna c’è una zona archeologica particolarmente bella: è il Nuraghe Is Scalas circondato dai suoi menhir.
Se questi siti fossero “nati” fuori dalla Sardegna, forse sarebbero divenuti qualcosa di unico. Una meta per turisti.
ALLA SCOPERTA DEL NURAGHE IS SCALAS, TRA MENHIR E SEDILI DI PIETRA
a cura di
Immagini di Milu’ photo.
In Sardegna c’è un tesoro archeologico particolarmente bello: è il Nuraghe Is Scalas situato su una altura che domina Muravera, e consente di ammirare un panorama mozzafiato sul mare. Crcondato dai suoi menhir e da una miriade di pietre, grandi e piccine, dalle forme stilizzate, il nuraghe è come la sentinella muta di una storia tutta da scoprire.
Il complesso, nell’insieme, era un sito sacro circondato da un calendario di pietra per l’individuazione dei cicli stagionali. Alcune pietre che lo circondano, sono simili a rudimentali sedili; altre ancora hanno le sembianze antropomorfe, ed altre, sparse qua e la, sono simili a morbide poltrone modellate nel duro sasso dalla mano dell’uomo.
Per quale motivo? Perchè gli antichi crearono queste sculture dalle mille forme attorno a un nuraghe?
Domande che affondano nelle lontane memorie.
LA STORIA. Questa è forse una storia come tante, lo sappiamo, che sa di abbandono e desolazione. Un dato certo: il nuraghe è abbandonato. Per questo motivo andrebbe valorizzato perchè è forse ora di dire basta alle speculazioni e alla violenza che colpisce il nostro patrimonio storico e archeologico, il gene del nostro essere Sardi ed ex nuragici.
Si racconta che qualcuno, nel recente passato, ha fatto scempio della storia di questo luogo sacro, portandosi via tante pietre. Così, le tessere ipotetiche di un grande mosaico culturale rappresentato dai singoli elementi materiali del nuraghe, sono andate perdute.
IL DEGRADO. Se questi siti fossero “nati” fuori dalla Sardegna, forse sarebbero divenuti qualcosa di unico. Ad esempio una meta turistica. Che poi, uniche e importanti, queste pietre, lo sono eccome. Ma allo stato dell’arte, a giudicare dai resti di rifiuti sparsi sul terreno, i “ruderi” del Nuraghe Is Scalas appaiono di poco conto per chi, invece, dovrebbe tutelarli come Dio comanda. Sono circondati da rifiuti, e sul terreno si notano dei ferri arrugginiti, simili a paletti di confine. Tutto, da queste parti, sa di abbandono e desolazione.
COME RAGGIUNGERE IL SITO. Partiamo a Muravera in un viaggio ideale. Direzione Castiadas: superato San Priamo, all’altezza di Olia Speciosa, giriamo per Costa Rei. Ci siamo quasi… seguitemi.
Alla fine di un lungo rettilineo che si stende come un tappeto nero nella verde pianura (detta Su Pranu é Malloccu) troviamo una strada sterrata, a destra. Conduce ad un gruppo di case. La troviamo una fattoria e poi ci siamo: l’altura del Nuraghe Scalas, imponente, circondata da una distesa di menhir. Lassù l’aria si profuma di mirto e corbezzolo e, se saprete osservare le pietre circostanti, vi renderete conto che parlano di una storia antica, tutta da scrivere.
I menhir di nuraghe Scalas, remoto protonuraghe, si trovano a circa 200 metri dalla sommità della montagna.
Sono più di 40 e sono stati realizzati in gruppi e cosiddetti allineamenti di 4 ed anche 5 elementi litici.
SCOPERTE ECCEZIONALI. Strumenti in ossidiana come lame e raschiatoi, e poi tantissimi cocci di terracotta sono alcuni degli elementi preziosi ritrovati in un terreno ricco di storia. Sarebbero ascrivibili alla “cultura di Ozieri”. Periodo ipotetico: Neolitico finale (3200-2800 a.C.). Anche se, diversi reperti, sorgono ancor oggi accanto a materiali di epoca nuragica e romana imperiale.
Da una attenta osservazione scopriamo che sul terreno, molte pietre “fitte”, sono simili a pali totemici. La loro forma ricorda quella di un pilastro, date le sezioni triangolari o rettangolari: a Is Scalas i menhir emergono dalle profondità del terreno che li ospita, e sono alti tra l’uno e i due metri, con larghezza variabile dai 50 ai 90 centimentri.
Tra i tanti, notiamo anche due menhir unici: sono antropomorfi.
I menhir, per convinzione di molti studiosi, fungevano da calendario di pietra per l’individuazione dei cicli stagionali. Una notizia tutt’altro che di poco conto: gli esperti affermano che “sono state inoltre evidenziate correlazioni giornaliere che permettono un controllo costante, durante tutto l’anno solare, del sorgere e del tramontare del sole e della luna”.
Questi beni identitari sono stati studiati durante un censimento archeologico del 1985. Ma da allora attendono una seria opera di valorizzazione perchè sono stati abbandonati. Girano strane voci sugli impieghi, clandestini, delle pietre antiche: qualcuno le avrebbe portate vie e impiegate per costruire villette e edifici nelle immediate vicinanze.
Nella speranza che le cose stiano diversamente, sarebbe bello poter pensare ad una seria opera di salvaguardia e tutela di questo luogo: un posto unico e raro, segno dell’unicità di una regione, la Sardegna. Un sito, quello de Is Scalas, da conoscere e aprire al pubblico.
Quando? Magari potrebbero risponderci gli amministratori locali!
Si ringrazia per le immagini e la preziosissima collaborazione Milu’ photo.