La sabbia della Sardegna come souvenir, anche in vendita on-line.
Venerdì 25 agosto in una zona balneare adiacente Cabras, l’ennesimo episodio di “furto” della sabbia.
Nello stesso giorno a MARI ERMI, una famigliola di turisti tedeschi avrebbe deciso di prelevare deliberatamente l’oro bianco e luccicante del mare.
Insomma di allungar le mani sulla sabbia finissima che rende incantevole questo angolo di paradiso.
Rubarla? E perché?
Magari per esibirla come trofeo?
È ovvio che, se dovessimo far tutti così prelevando la sabbia in modo da riempire zaini o buste, il mare “avanzerebbe” e i litorali sabbiosi diminuirebbero!
Forse non siamo a tanto. Ma i dati non sono rassicuranti: lo scorso anno ben 5 tonnellate in tre mesi. Chilo più, chilo meno.
Questo il calcolo della sabbia che ogni estate viene “rubata” dai turisti come souvenir delle spiagge sarde.
Lo dimostrano i sequestri all’aeroporto di Elmas dal primo giorno di giugno all’ultimo di agosto.
Senza considerare altri due aeroporti frequentatissimi, Alghero Olbia e cinque porti da cui ogni giorno salpano verso la Penisola migliaia di turisti e auto. Con carichi di sabbia. E poi ci sono anche le vendite on-line.
La sfrontatezza e il senso di impunità dai ladri è tale da consentirgli di vendere il bottino per pochi euro sui siti di e-commerce internazionale.
La sabbia di Cala Sinzias, di Sant’Elmo e di Alghero è stata venduta per 2,50 euro. Per 5,99 euro quella dello Scoglio di Peppino, con 9,99 euro di un ‘compralo subito’ si può ancora portare a casa la sabbia (evidentemente più pregiata) di Porto Pollo.
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Eppure arraffar la sabbia, magari da esibire agli amici, non è un fatto isolato.
A Mari-Ermi accade spesso, perlopiù in barba ai cartelli di divieto multilingue: vietato asportare la sabbia! …recitano.
PRELEVARE LA SABBIA costituirebbe un reato. Così prendere sassi, ciottoli, conchiglie o granuli di pietra. Ciononostante questa va avanti da tanto tempo nei litorali della Sardegna.
È UNA MODA ATTUALISSIMA!
Basti pensare a quanti turisti o stati colti in questi giorni con le valigie piene di sabbia: dentro ai sacchetti, alle bottiglie, ai barattoli.
Mari Ermi è una delle perle adiacenti Oristano, nell’area marina della Penisola del Sinis: circondata da dune e protetta da uno stagno, la terra si unisce al mare, fra il bianco della sabbia e il rosa di granuli quarzosi, davanti al VerdeAzzurro delle sue acque.
Perché impoverirla? Perché depredare la Sardegna?
Negli anni passati, la sabbia del Poetto, finissima e cristallina, venne impastata con il cemento e impiegata per ricostruire le case di Cagliari e Quartu. Specialmente nel dopoguerra.
A quei tempi non vi erano leggi specifiche per la salvaguardia e la tutela dei beni ambientali. Ancor meno cartelli. E, ipotizziamo, una logica conservatrice dell’aspetto identitario del territorio…
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Venerdì scorso non è sfuggito a Mari Ermi, a molti sguardi indiscreti, il frenetico armeggiare dei turisti tra la sabbia, intenti a riempire una busta di lucenti granuli di quarzo fossile.
UNA BAGNANTE CORAGGIOSA si è avvicinata al luogo del “misfatto”.
Ma la bella turista bionda avrebbe manifestato il suo diniego a lasciare il bottino: quella sabbia finissima e selezionata con grande pazienza.
La stessa che – in effetti – madre natura, con il soffio del vento e le carezze del mare, hanno creato durante un lavorìo plurimillenario.
A Mari Ermi, secondo i media, è stata sfiorata una rissa “con lo scaldarsi degli animi diventa sempre più udibile.
Al gruppetto degli interessati si aggiungono altri e numerosi coraggiosi bagnanti che in coro ribadiscono il concetto: la sabbia non ti appartiene è qui da milioni di anni e non hai alcun diritto di prenderla“.
UNA TELEFONATA al 1515: “Pronto, Corpo Forestale dello Stato“. Si auspica il loro intervento che in effetti, non si è fatto attendere.
I componenti della giovane famiglia sono stati identificati dai ranger della Forestale e le loro borse sono state perquisite a dovere.
Non sappiamo se avessero sabbia. Sappiamo però che, in casi analoghi, è auspicabile chiamare il 1515.
SAPPIAMO che la denuncia pubblica del fenomeno, ad oggi, non è servita a cambiare le cose: a Elmas, come hanno spiegato più volte gli addetti: i passeggeri continuano a presentarsi ai check-in ignari dei divieti e carichi di sabbia raccolta nel centro e nel sud della Sardegna.
Cosicché la consapevolezza ambientale che pareva estinta da tempo, potrebbe far sì che anche i nostri figli, amici, parenti, turisti o locali, generazioni future comprese, possano per davvero godere del nostro patrimonio ambientale.
Viva la Sardegna. Si salvi dai malintenzionati la sua essenza ambientale, il suo esser bella. Sì, come mammanatura l’ha creata. Conserviamola, rispettandola.
MP