Giorgio Saba, classe 1951, autore del libro “scusi, dov’è l’Ade?“.
Opera che potrebbe rivoluzionare il sapere ad oggi conosciuto sul ruolo storico-geografico della Sardegna nei millenni passati, dal tempo dei nuraghi alle “epopee” preesistenti, soprattutto sulla geografia antica, sulle “vie” o “rotte del mare” seguite dagli antichi che si ritrovavano e che quindi sbarcavano in una terra unica, la Sardegna appunto.
Terra dalle vene d’argento, ricca di sorgenti d’acqua fredda ed anche termali, ma non solo.
Partiamo con una domanda di rito. Perché il titolo “scusi, dov’è l’Ade?“…
Nessun cagliaritano crede veramente che Lucifero abbia cavalcato il famoso promontorio a forma di sella quando fu cacciato via dagli “Angeli” dell’omonimo Golfo. Analogamente, nessun uomo sano di mente crederebbe all’esistenza del Titano Atlante, personificazione metaforica di una anomalia geologica carica di fascino.
Omero scrive che Atlante portava sul suo corpo le colonne sulle quali ancorare alla terra la volta del cielo.
Quelle stesse colonne diventano il sito, e gli appassionati di cinematografia direbbero la location, in cui ambientare alcune fatiche di quel personaggio chiamato Ercole o Eracle o Melkart o Macheride.
Dell’effettiva esistenza di Ercole non vi è alcuna certezza; le vicende che gli si attribuiscono spaziano in un arco temporale talmente vasto che nessun essere umano avrebbe potuto essere così longevo.
Da persona profondamente razionale, quale ritengo di essere, non credo ad alcuna di quelle leggende.
Le leggende sono inventate dai cantastorie, dai poeti e narrano di cani bi o tricefali, mostri trasformisti, regine dai capelli ofidici e sguardi pietrificanti.
Ma i siti o le location di tali racconti, molto spesso sono geograficamente individuabili.
Alcuni di quei siti risentono di un errore di localizzazione, fin troppo facile da evidenziare con dati assolutamente oggettivi.
La Sardegna era quell’isola al di là delle Colonne d’Ercole, proprio come le descrizioni parlano della mitica Atlantide?
Può sembrare azzardato, ma se si leggono con attenzione i due libri in forma di dialogo di PLatone, il Timeo e il Crizia, si ritrovano infiniti riscontri con la conformazione del Mediterraneo occidentale, con la nostra Isola e con varie vicissitudini storiche relative al passaggio fra l’età del bronzo e quella del ferro.
Lei ha fatto molti studi sulle rotte marittime che probabilmente venivano seguite dagli antichi. Era semplice con alcuni venti, seguendo le correnti, accedere in Sardegna?
Beh, forse non proprio semplice. Però, se come da più parti si ipotizza, la protome delle navi nuragiche aveva funzione di bompresso, allora era consentita la navigazione col vento al traverso e di conseguenza veniva agevolata la navigazione anche quando il vento non spirava esattamente dai quadranti poppieri.
I porti nuragici erano numerosissimi e si trovavano in prossimità delle numerose località a vocazione commerciale.
Dov’erano situate esattamente le colonne d’Ercole?
Se volete sapere questo, dovete comprare il mio libro.
Come non citare a questo punto anche Sergio Frau… ci aveva visto giusto?
Se quindici anni fa non avessi letto il libro di Sergio Frau, oggi non saremmo qui a parlare dell’Isola Iperborea.
Quali sono i punti forti che ha trovato, analizzando appunto le descrizioni e le rotte di Platone, insomma le assonanze tra la geografia e la storia della Sardegna e il testo platonico?
Tantissimi. Non solo Platone, ma anche Pindaro, Dicearco da Messina, Apollodoro, Euctemone, Esiodo, Plinio il Vecchio e tanti altri. Le coincidenze sono così numerose da… non vorrei parlare di “prove”, ma quasi.
A proposito. Corrisponde al vero che nomi di località, mari, insomma di molti elementi storici naturali e così i toponimi, riportano alla Sardegna?
Riportano alla Sardegna in modo così palese che, essendo sotto gli occhi di tutti, nessuno, o quasi, se ne era accorto…
E come mai?
Quello che sento dire è: “troppo sensazionalistico, non può essere”. Cioè non si voleva credere a ciò che l’evidenza dei testi antichi ci suggeriva.
L’obiettivo del suo libro?
Chi intende guadagnare non si occupa di bibliografia, ma di commercio. Il mio obiettivo è quello di restituire all’Isola più bella del Mondo una parte della sua storia. Ed anche incrementare il turismo nazionale e internazionale verso siti, oggi economicamente depressi.
Ad esempio?
Gli spagnoli realizzano alberghi e costruiscono terrazze panoramiche per contemplare quei tratti di mare attraversati diversi millenni fa dalle navi di Ercole, con buona pace di chi ritiene che Ercole non sia nemmeno esistito. Ma si sa: il mito porta turisti e denaro sonante.
E la Sardegna avrebbe le carte in regola anche con i miti, le leggende, e soprattutto la storia affascinante che la caratterizza?
La Sardegna ha le carte in regola per dare una collocazione definitiva a quelle improbabili leggende, basandoci su dati metrici, parametrici, o comunque oggettivi. Questo è lo scopo del mio libro: “Scusi, dov’è l’Ade?”.
Marcello Polastri
L’ADEl è il mondo degli Inferi. Inizialmente solo il caso genitivo del nome della divinità era impiegato come abbreviazione per intendere la casa del dio dell’oltretomba; in seguito, per estensione, si cominciò a utilizzare il termine in tale significato anche al nominativo. Nella mitologia latina inizialmente Plutone (l’alterego latino di Ade) è definito Signore degli Inferi, e solo successivamente Signore dell’Ade.