E’ figlia di una città che spesso dimentica le sue radici identitarie, la Chiesa di Santa Maria de Portu Gruttis, alias San Bardilio a Cagliari.
Una chiesa fantasma, perchè demolita una ottantina di anni fa, ma della quale sopravvive oggi il nome: Bardilio è stato appunto chiamato anche un quadrato cimiteriale del camposanto di Bonaria.
Secolo che ripercorri, storie che si ripetono. Anche quando cessò la seconda guerra mondiale, giusto per fare un esempio, Cagliari decise di demolire molte sue chiese danneggiate dai bombardamenti, seppur in modo non grave, optando per far spazio alla modernità, a nuovi edifici.
Ancora a Cagliari c’è stato chi ha deciso di edificare, al posto della Chiesa di San Bardilio, il muro di cinta del cimitero monumentale.
Paradossalmente, nel punto in cui – racconta Giovanni Spano nel 1861 – San Paolo predicò il Vangelo ai Sardi, è sorto finanche un bagno pubblico, saggiamente demolito pochi anni fa, perchè inutilizzato.
Non è tutto. Avete presente il grande mostricciattolo di cemento armato che funge da moderno accesso allo storico cimitero?
Si tratta di una grande costruzione posta a due passi dall’ingresso del parco-necropoli e che, dal 1985, sovrasta quel che resta della Chiesa di San Bardilio, a sua volta demolita nel 1929 dopo un ultradecennale e penoso degrado.
I titoli di Santa Maria de Portu gruttis, vale a dire Santa Maria del porto alle grotte, oppure De Portu salis (del porto del sale), compaiono in alcuni documenti nel Medioevo e ci portano assi lontano nel tempo. La chiesa venne costruita secondo i canoni stilistici del romanico pisano e del gotico italiano.
La facciata (a terminale piatto) era divisa in tre specchi da lesene. Come decoro esterno una serie di archetti pensili, che comparivano anche nei prospetti laterali.
Sorgeva accanto ad un porto e non molto distante dalle grotte dell’antica necropoli di Bonaria.
Risulta che dal vicino porto, oggi noto come Su Siccu, il sale veniva imbarcato oltremare. Della sua estrazione, nelle saline che dall’attuale viale Diaz si spingevano nei pressi di viale Bonaria, e del suo commercio, si occupavano i monaci benedettini di San Vittore di Marsiglia durante la loro sosta in Sardegna dal 1090 al 1218.
Nel 1263, il convento, evidentemente bello e accogliente, ospitò il cardinale Federico Visconti, celebre arcivescovo di Pisa e nel 1578 nei terreni adiacenti furono riportate alla luce le reliquie del martire Bardilio e la Chiesa cambiò il suo nome.
Qualche anno dopo, era il 1580, i Trinitari divennero proprietari sia della Chiesa e sia dell’annesso convento ma nel 1760 andarono via.
Da allora, il complesso, passò al Comune di Cagliari e andò incontro ad un veloce declino: chiusura al culto, convento abbandonato, crollo dei suoi edifici.
Come accadde nel 1909, quando l’ala ovest della chiesa crollò nel cuore della notte. Infine la demolizione, nel 1929, delle restanti parti, cancellò una pagina sacra, d’arte e di storia cittadina. Un grande peccato vide la luce a Cagliari, privando le generazioni attuali di un suo luogo-simbolo.
Forse anche San Pietro avrebbe gradito una messa, cantata nella sua chiesa, o una preghiera del Vangelo recitata dai suoi devoti, in quel tempietto che oramai è scomparso. Già, ma in fin dei conti, perchè?