Sardegna Sotterranea ospiterà in questo spazio le vostre immagini e storie che riguardano la Sardegna: curiosità sul lato di un’isola meno nota, segreta, sconosciuta ai più e dunque “sotterranea“, nel senso “da riscoprire” e da raccontare!
Perché conoscere significa far propria una storia o un luogo, tramandando il nostro patrimonio identitario, come in questo caso, con le immagini seguenti.
FOTOGRAFIE come quella scattata di recente, nel mese di Agosto 2017, da Alessandra PORRU mentre il livello del lago Omodeo si è abbassato.
Oppure già nel mese di Dicembre 2016, da Davide Pittalis e pubblicata sulla nostra FAN-PAGE Facebook.
Si notano nell’istantanea, sulla sinistra, delle scalette che dal ciglio della diga “scendono” verso una casa abbandonata.
Ci troviamo sul ciglio delle acque del lago Omodeo (uno dei più grandi bacini idrici artificiali d’Europa), che conserva i resti di tombe di giganti, nuraghi, ponti romani, i tronchi di una foresta pietrificata.
E poi lei, una casa “a mollo”. O meglio, che si allaga in alcuni periodi dell’anno. E poi scompare sommersa dalle acque del grande bacino idrico.
Prima che venisse realizzata la cosiddetta “diga Eleonora“, inaugurata dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro il 23 gennaio 1997, e che sommerse le opere di ingegneria idraulica ammirate anche dal Re Vittorio Emanuele III nel 1924, dalla Media valle del Tirso già riaffioravano dei resti archeologici straordinari. Finirono del tutto sommersi dalle acque del nuovo invaso. Oramai sono quasi del tutto invisibili.
Anche questo scatto realizzato da Antonella Salis e postato nella nostra Fan-Page, ci riempie di curiosità. Osservatela attentamente, l’istantanea.
LA FOTO soprastante documenta l’esistenza – in basso a sinistra – di altre scalette che dal cortile antistante la “villa“, si dirigono in basso, verso il fondo oscuro del lago che, causa la scarsa piovosità, quest’anno si è ridotto di circa 11 metri.
Già, ma dove conducevano esattamente quelle scale?
Sicuramente verso il greto di un fiume. Eh già… Verso un corso d’acqua poi divenuto un lago, appunto con lo sbarramento artificiale realizzato a valle.
Quello ben visibile nella seguente immagine di Mario Canessa.
Una leggenda racconta che quelle scale sarebbero state costruite su una specie di banchina ben nota agli abitanti di un villaggio, quello oramai scomparso di Zuri.
Un villaggio composto da poco meno di 200 anime che nel 1924 dovattero abbandonare il loro paese. Ma attenzione: la vecchia Zuri sorge però a parecchia distanza da questo angolo di diga, ed esattamente verso il paese di Soddì.
La chiesa romanica di San Pietro di Zuri, (sorgeva nei pressi dell’odierno porticciolo turistico di Soddì), venne smonta pietra dopo pietra da operai scrupolosi che numerarono le stesse, per ricostruirla più a monte, nei pressi di Ghilarza.
E poiché i resti delle case, a dire il vero poche, riaffiorano seppur lentamente ogni anno durante il periodo delle feste natalizie (data la siccità), anche di recente (era il 2017), le sponde del lago sono state recintate per impedire ai curiosi di avvicinarsi alla casa abbandonata.
Eppure un tempo, il rudere, non era così. Anzi, doveva essere confortevole soggiornarvi: lo stabile era dotato di sei caminetti che consentivano di riscaldarlo.
Si tratta della Villa del Capo della vicina Centrale Elettrica, edificio del 1920 che venne abbandonato negli anni ’70 quando la diga del Lago Omodeo entrò in piena attività.
Da allora la casa è divenuta pericolante, i ladri hanno portato via porte e finestre, dapprima i rubinetti poi i sanitari; la scalinata antistante che dal cortile, nel quale sono deceduti grandi arbusti, degrada verso il lago, sfiora appena il mondo dei segreti sommersi.
Un patrimonio storico-archeologico, geologico e ambientale intuibile, per adesso, solo in minima parte, celato dal velo acqueo e oscuro, dell’Omodeo.
Scritto da Marcello Polastri nel 2000.
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