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IMMAGINATE una squadra di operai intenti a scavare una trincea nel terreno lunga tanti chilometri, quasi 300, larga anche 5 metri e profonda all’occorrenza 2.
Moltiplicate per una trentina di volte quest’impresa con quegli uomini intenti a gettar, dentro le trincee, milioni di pietre grandissime. Poi, su di esse, uno strato di altre pietre, in lungo e in largo ed infine l’ultimo strato fatto di ciottoli di fiume accuratamente scelti e dunque raccolti.
IMMAGINATE ora di percorrere quella via, una delle tante edificate dagli antichi Romani a suon di sferzate e chissà, di invettive sui servi comunque ben istruiti.
Siate i BENVENUTI nella storia delle STRADE ROMANE.
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LE VIE “DI” e “PER ROMA” sono un’opera di straordinaria ingegneria che, con complessivi 100.000 Km di lastricato, hanno contribuito allo sviluppo della civiltà romana in tutto il mondo allora conosciuto.
Le strade dei Romani, le “consolari”, sono considerate tra le realizzazioni più gloriose e durature di Roma Antica.
IN ITALIA di strade romane ne esitono di vari tipi e DIECI sono le consolari, quelle più importanti: l’Aurelia, la Cassia, la Flaminia, Salaria, Tiburtina, Casilina, Appia, Emilia, Postumia, Capua–Regium.
OPERE AMMIREVOLI che sopravvivono anche in Sardegna, con i loro 2000 di storia; basti pensare che alcune sono ancora percorribili.
A COSTRUIRLE – sui sentieri tracciati dalle preesistenti popolazioni – furono, come ben sappiamo, gli uomini dell’IMPERO ROMANO con la loro politica di espansione e di collegamento dei territori assoggettati al loro dominio, per trasportare merci o per favorire il passaggio di carovane e di soldati.
Quel che non tutti sanno è come e perché il loro tracciato abbia subito – nel volgersi della storia e delle moderne urbanizzazioni – diverse modifiche. Alcune strade romane sono divenute strade statali o regionali. La Flaminia ad esempio è divenuta la strada statale 3.
Altre ancora conservano il loro antico manto in pietra e sono inutilizzate, soprattutto in Sardegna, dove si sono conservate in modo pressoché integro.
UN ESEMPIO: le due strade romane avvistate di recente dagli studiosi di Sardegna Sotterranea e di Antarias sulle sponde della diga Cixerri tra Siliqua e Villaspeciosa.
Una strada che non fa eccezione alla regola secondo la quale in SARDEGNA, le vie romane non erano quasi mai lastricate, eccetto in alcuni casi (Sant’Eulalia a Cagliari ad es), ma costruite usando ciottoli e delle pietre squadrate poste ai margini, per contenere il manto stradale (le cosidette viae glariae).
LE STRADE PRINCIPALI secondo un antichissimo documento – l’Itinerarium Antonini – correvano da nord a sud, con Portus Tibulas (Coghinas?) oppure Tibulas (Castelsardo) ed i vicini approdi come punto di partenza, e Caralis (Cagliari) come punto d’arrivo.
La strada orientale, la cosiddetta “a Portus Tibulas-Caralis” si snodava lungo tutta la costa orientale della Sardegna, tra le pendici montuose e il bel mare sottostante.
Invece verso l’entroterra, parallela a questa via orientale, una seconda strada seguiva un tracciato lineare e collegava Olbia e Cagliari. Gli antichi ci hanno tramandato che la aliud iter ab Ulbia Caralis passava dalla Barbagia, regione montuosa assai impervia.
LA VIA CENTRALE che attraversava tutta la Sardegna, era però la Tibulas a Caralis, che partendo da Turris Libisonis (Porto Torres), toccava Forum Traianus (Fordongianus con le sue terme di acqua sulfurea) e Othoca (Santa Giusta).
Gli esperti asseriscono da tempo che essa coincideva in gran parte con l’odierna strada statale 131, con la cosiddetta Carlo Felice costruita nella prima metà dell’Ottocento per volere del Re di Sardegna.
Si suppone che il percorso di questa strada in origine non toccasse Othoca ma che passasse dal versante orientale del Monte Arci e la Colonia Uselis (Usellus).
LA STRADA OCCIDENTALE, la a Tibulas Sulcis, correva lungo tutta la costa occidentale e toccava le cittadine di Bosa, Cornus, Othoca, Neapolis (Terralba) e Metalla (tra Iglesias e Fluminimaggiore) per terminare poi a Sulci (Sant’Antioco).
Altre strade romane principali orientate est-ovest collegavano per esempio Sulcis a Caralis, quella che passava dalla valle del Cixerri appunto, mentre un’altra passava lungo la costa, toccando Bithia (Chia) e Nora (Pula).
Esistevano ed ancora sopravvivono anche altre strade secondarie, realizzate per collegare centri importanti con le vie principali.
Ammontano ad almeno 100.000 chilometri le strade romane, ben lastricate e sicure. Altri 150.000 sono i chilometri di strade in terra battuta sufficientemente larghe e adatte per i carri.
Di esse, molte sono sepolte in Sardegna. Noi le stiamo individuando, mappando, mostrando ai posteri, documentandole.
Ne riparleremo.
Per approfondire: scarica il PDF sulla strada romana Portus Tibulas.