Correva l’anno 2008. L’ordine di stop immediato per i lavori in corso nel viale Sant’Avendrace, dove l’impresa Cocco costruzioni srl costruiva un palazzo di cinque piani accanto ad antiche tombe romane, spense le macchine…
IMMAGINI RARE DALL’ARCHIVIO DEL GCC
Questa immagine è rara. La scatto’ nel 2008 Fabrizio Raccis durante un soplalluogo con gli speleologi dell’Associazione Sardegna Sotterranea.
Descriverla è facile. L’istantanea mostra un cumulo di macerie. Appartenevano alle piccole e casette demolite in viale Sant’Avendrace, accanto ad alcune grotte. Anzi, le grotte e le case, poste a ridosso di una parete rocciosa, erano un tutt’uno: ci abitava gente umile.
Qui, l’impresa di Raimondo Cocco che nel 2008 costruiva una palazzina di cinque piani, si fermo’. Spense i macchinari e gli operai posarono pale e cemento dinnanzi alla riscoperta di antiche tombe romane.
Per una corretta informazione sappiate che le tombe erano note alla Soprintendenza archeologica di Cagliari.
Io stesso scrissi agli archeologi. Risposero affermando che una delle cavità riportate alla luce, una vasta tomba monumentale allora celata da un muro, era conosciuta agli uffici del Ministero per i Beni culturali. Eppure, la medesima cavità, rischio’ grosso, circondata dalle ruspe in azione…
Al blocco dei lavori seguirono altre azioni. Un esempio? Dopo la sentenza del Tar Sardegna, che aveva bocciato i vincoli paesaggistici ai margini del colle Tuvixeddu (e della sua necropoli fenicio-punica) imposti dalla Regione, le betoniere ripresero a girare nell’area interna del cantiere, di fronte alle cavità monumentali romane.
Poi gli uomini del Corpo Forestale notificarono, diciamolo chiaramente, a tempo di record, il decreto cautelare firmato dal Presidente della sesta sezione del Consiglio di Stato. Il Presidente accolse l’istanza urgente proposta per la Regione da un gruppo di avvocati. Ed ora? Cosa accadrà in questo cantiere bloccato da anni, abbandonato nel cuore della città?
Dentro il cantiere crescono le erbe spontanee, aumenta il degrado.
Si vociferava che sarebbe nata qui la porta d’accesso al futuro parco archeologico di Tuvixeddu. Ma sono rimaste parole al vento.
Ed il vento soffia forte in questi giorni, porta cartacce e rifiuti dentro il cantiere, spesso fa cadere per terra le lamiere che delimitano l’area archeologica sconosciuta ai più. Ogni tanto i passanti sbirciano tra il legno ed il ferro che marcisce al confine con il viale, tra la città dei morti e quella dei vivi, come in una linea di incertezze tra la storia e l’attualità.
Una cosa è certa. Nessuno puo’ accedere al sito; nessuno gode della storia scavata nella roccia di Cagliari. L’archeologia, nella città del sole, è fatta di molte ombre o si trasforma in “cosa rara”, per pochi addetti ai lavori. Dove la crisi economica, che dalla storia e dall’archeologia potrebbe ricevere una vigorosa ripresa, offre poche speranze ai disoccupati e alle cooperative turistiche. Ma chi dovrebbe, perchè non intervenire? Perchè non si muove niente in questo angolo di Cagliari, perchè?
Marcello Polastri