L’accensione dei fuochi giganti, “IS FOGHIDONIS” nel vernacolo sardo, coincide – ciascun inverno – con le notti in onore di Sant’Antonio Abate e San Sebastiano: un rito antico e senza tempo della Sardegna che da inizio al Carnevale isolano e che coincide con la prima uscita dell’anno delle maschere tradizionali, in ciascun paese che conserva una propria maschera e costume carnevalesco.
A Sadali, paese dell’acqua, abbiamo assistito in questi giorni all’esibizione delle maschere e dei costumi de “S’Urtzu e Su Pimpirimponi”. Ma è anche altrove che possiamo incontrare maschere diverse, costumi e tradizioni che si rinnovano…
In altre parti dell’isola ad esempio, a esibirsi sono state e saranno ancora: Sos Tamburinos a Gavoi, S’Urtzu E Sa Mamulada a Seui, S’Urtzu e Su donadore a Ula Tirso e così “Maschinganna”, Is Mamutzones di Samugheo; Is Boes e Is Merdules Bezzos a Ottana, Sos Corriolos a Neoneli, Donna Zenobia a Macomer, così come a Bosa, e in tante altre località dell’isola.
La magia della Sardegna è anche questo: un carnevale di grande fascino e bellezza, valore incommensurabile di una tradizione che va avanti e che si rinnova, tramandata di generazione in generazione. Ed alla quale Sardegna Sotterranea dedicherà visite, approfondimenti, interviste anche video. Per fermare “su carta”, in video e nel web la bellezza identitaria di una terra che è un condensato di tradizioni da difendere e da tutelare.