Una grande chiesa sotterranea di 1500 non fa è stata scoperta in Turchia.
“È la più grande chiesa rispetto alle altre chiese storiche della Cappadocia” hanno raccontato gli archeologi nel gennaio scorso, parlando di un luogo di culto, “realizzato sottoterra”.
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AFFRESCHI di pregevole fattura sono stati ritrovati al suo interno: “sono sopravvissuti fino ad oggi“, ha detto tempo fa il sindaco della città di Nevsehir, Hassan Unver.
LA CAPPADOCIA si conferma così non solo una celebre meta turistica ma un luogo che, al pari di altri contesti con ambienti sotterranei, ha molto da svelare.
Basti pensare che quando arrivavano gli invasori, gli abitanti della Cappadocia, poterono usare una fitta rete di cunicoli, già scavati nei secoli passati e poi raccordati, gli uni agli altri, attraverso pozzi e passaggi segreti.
Si racconta di ben 250 rifugi anzi, non solo rifugi (ma anche centri abitati), che gli abitanti del posto hanno modellato nel friabile tufo vulcanico.
Si parla di più ragnatele sotterranee sovrapposte, ricche di storia, segreti, di misteri.
Per accedervi è necessario individuare un ingresso tra le pareti di friabile roccia, simili a dei giganteschi termitai, dato il lavoro di scavo praticato, nei secoli, dall’uomo.
Lo scorso anno il National Geographic ha illustrato i lavori di un cantiere archeologico che sta ancora oggi riportando alla luce forse il più grande nascondiglio sotterraneo mai scoperto al centro della Turchia.
E se la Cappadocia è una meta turistica celebre per le sue chiese rupestri, per i ripari scavati nella roccia per i pellegrini, per le case, anch’esse in parte o del tutto scavate sottoterra e dalle quali si notano, svettare dal terreno, dei bizzarri camini… non tutto è stato scoperto.
Ad esempio a Nevsehir, capitale della provincia, ha restituito qualche anno fa un gioiello sotterraneo: sotto ad un castello d’età bizantina costruito in cima a una collina, è saltata fuori prima una stanza, poi una galleria, ed un’altra stanza ancora. È stata scoperta una vera città sotterranea…
UN TESORO archeologico immenso con centinaia di oggetti: macine, croci di pietra, ceramiche, utensili in metallo che dimostrano di come la città sia stata utilizzata dall’epoca bizantina fino alla conquista ottomana.
Il sito sotterraneo – è stato detto dagli esperti – è immenso, e ancora in gran parte inesplorato.
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Non solo: “le prime ricerche fanno pensare che possa rivaleggiare, per dimensioni e caratteristiche, con la città ipogea di Derinkuyu, che poteva ospitare 20 mila persone“. Stando alle affermazioni degli archeologi turchi.
Partendo da uno di quegli ambienti, già nel 2014 gli studiosi ebbero un presentimento: quell’insediamento era articolato su più livelli.
Comprendeva abitazioni con cucine e cantine per conservare le derrate alimentari. Cappelle e luoghi di culto, anch’essi sotterranei, con scalinate.
Ma anche bezirhane: frantoi, con apposite macine nelle quali venivano spremuti i semi di lino per ricavarne, si ipotizza, olio per illuminare la città sotterranea. Siamo ancora all’inizio di una storia.
Una storia vecchia ma ancora da scrivere, da decifrare al meglio.