Un appello che fa il giro del web, l’ospedale (anzi più d’uno) preso d’assalto dai donatori, infine le polemiche e le razioni.
Il nostro viaggio nel pianeta sangue e trasfusioni in Sardegna incomincia dopo l’appello rivolto ai donatori per aiutare un bimbo ricoverato nel reparto di Oncoematologia infantile dell’Ospedale Microcitemico, nello specifico il piccolo Ricky.
APPELLO che ha fatto registrare una vertiginosa impennata di risposte dei donatori. Ricapitoliamo: il bimbo necessitava di trasfusioni di sangue del gruppo A positivo. È nata una vera catena di sms e post via Facebook, appunto dopo l’appello della mamma e dei maestri del giovanissimo. Conseguenza: i donatori non si sono certo fatti pregare.
Un fatto positivo che, secondo le telefonate giunte in redazione, avrebbe però creato qualche problema al Microcitemico e al Brotzu. Anzitutto l’affluenza, che in pochi giorni ha visto una escalation di donatori, alcuni “colpiti” emotivamente e con una voglia impellente: donare il proprio sangue per salvare una o più vite.
In una settimana in Sardegna, specialmente nel capoluogo regionale sarebbero emerse due problematiche inerenti appunto le donazioni di sangue.
La prima riguarda i thalassemici ed è stata illustrata in questi giorni nel nostro giornale dal referente Ivano Argiolas (a destra nell’immagine), presidente centrale della Onlus Thalassa Azione che intervistato da Alessandro Congia ha detto: “Nel reparto di Talassemia del Microcitemico mancano infermieri e non ci sono neanche le stanze per le nostre trasfusioni di sangue“. L’ALTRO PROBLEMA che si verifica da tempo è l’EMERGENZA SANGUE vera e propria. Ma attenzione. Questa (e lo scoprirete a breve), non coincide con quel che “pensa la massa”.
Da qui l’intervista a SANDRO PINNA (a sinistra nella foto), presidente della sede AVIS di Gonnosfanadiga. Sostiene che “da troppi anni le richieste vengono fatte girare in rete a mo di catena e purtroppo nel 90% dei casi sono delle bufale“. Secondo il numero uno dell’AVIS di Gonnosfanadiga, “la ricerca di donatori di sangue, plasma o piastrine dovrebbe essere gestita dalle sezioni Avis e le richieste fatte dai Centri Trasfusionali quando sono in difficoltà, oppure – prosegue – dai reparti ospedalieri che ne fanno richiesta“.
PINNA intervenendo dopo l’appello della mamma del piccolo Ricky, accolto dal nostro giornale (tutt’altro che una bufala, bensì un caso vero, appurato dalle nostre verifiche), punta il dito sul sistema di ricerca del sangue e sul fatto che i donatori si sentirebbero motivati a fronte di tali “catene di Sant’Antonio” .
“Pensavo che, di fronte a casi analoghi, sarebbe utile creare un centro di coordinamento in modo da non sprecare risorse preziosissime, per far affluire in maniera ordinata le persone alla donazione“.
LA SOLUZIONE? “Sarebbe utile – precisa il presidente Avis di Gonnosfanadiga – chiamare direttamente le persone con il gruppo sanguigno richiesto, pur sempre attraverso le varie sezioni Avis del territorio, paese per paese, dove si è verificata l’emergenza. Ma questa è solo una mia idea personale, che proporrò e discuteremo con i centri trasfusionali e con i reparti ospedalieri“.
Insomma, qualcosa si muove? “Ciò che si può fare nell’immediato è sensibilizzare ed informare tutti i cittadini sulla modalità di ricerca donatori per eventuali emergenze, far capire che occorre presentarsi alla donazione in maniera coordinata, che non si fanno appelli tramite fb, whatsapp, giornali o radio private“.
Però, non trova che, quale ultima spiaggia nella disperazione di un genitore ad esempio, l’uso del web sia una soluzione immediata?
“Penso che – riprende Pinna – le persone vanno esortate a donare il sangue periodicamente, per rifornire costantemente le frigo emoteche dei centri trasfusionali“.
Perché ciò non avviene, non sono certo i bisognosi di sangue o i loro parenti?
“I medici non dovrebbero affidare al paziente o parenti vari, l’arduo compito di trovare donatori, pena il ritardo nella trasfusione o posticipazione di un intervento chirurgico”. Ma “basterebbe pronunciare queste semplici parole: “rivolgetevi presso una associazione che si occupa di donazioni di sangue”.
La stessa Avis?
“Si, ma anche la Coce Rossa, Fratres, Fidas. Secondo me, le emergenze sangue vanno eliminate sul nascere, ovvero tutti i donatori devono donare periodicamente e non occasionalmente“. Sarebbe una soluzione accettabile, ancor prima della nascita di un problema. Facile a dirsi. Ma anche di semplice attuazione?
Marcello Polastri
Pubblicato sul quotidiano Casteddu OnLine.