Speciale crolli a Cagliari. Le news del momento inerenti il fenomeno dei crolli in città: utilizzeremo la fluoresceina per capire, con l’ausilio della speleologia e idro-geologia, cosa si nasconde dietro i disagi al manto stradale e alle case di via Peschiera. E’ l’idea del Gruppo Cavità Cagliaritane che vorrebbe vederci chiaro sul perchè, con cadenza quasi periodica e cioè ogni estate, tra piazza d’Armi e via Is Mirrionis si verificano crolli e cedimenti al manto stradale…
Cagliari. Record di cavità: 40 per chilometro quadrato
Gli speleologi del gruppo cavità cagliaritane hanno esplorato una serie di cavità sotterranee sotto piazza d’Armi e, in particolare sotto le vie Castelli, Peschiera, Montenotte, Castelfidardo e viale Merello. Ed hanno tratto le prime conclusioni, confermando ciò che da tempo sostengono i geologi: i crolli e le lesioni in via Peschiera sono legate all’acqua. Un’acqua cristallina ma non potabile persa dalla rete idrica. «Lunedì prossimo», annuncia il presidente Marcello Polastri, «utilizzeremo la fluoresceina, liquido colorato e non inquinante che, versato a piccole dosi nei bacini sotterranei, dovrebbe poi colorare l’acqua di verde e indicarne il percorso svelandoci il punto d’uscita dell’acqua».
Dalle esplorazioni realizzate da una equipe di speleologi, geologi e speleo-sub che stanno progettando eventuali immersioni nei corsi d’acqua più profondi, «si evince un quadro allarmante del sottosuolo locale che, in base ai dati custoditi nel nostro archivio, possiede una concentrazione di 40 cavità per chilometro quadrato: dato importante se raffrontato con la media nazionale. I cunicoli e le gallerie in esame», prosegue Polastri, «presentano per la maggior parte lesioni parietali, in prossimità di bacini idrici sotterranei: veri e propri laghi che, in seguito alle analisi chimico- batteriologiche, sono risultati ricchi cloro-residuo, cioè alimentati da acque provenienti dalla rete-colabrodo urbana».
Segue la notizia integrale diffusa dal gruppo cavità cagliaritane.
Utilizzeremo la fluoresceina per capire, con l’ausilio della speleologia e idro-geologia, cosa si nasconde dietro i crolli e i disagi al manto stradale e alle case, in via Peschiera.E’ questa l’idea del Presidente del GCC, Marcello Polastri e della maggior parte dei nostri speleologi.
Perchè è presto detto: il problema dei crolli e delle lesioni in via Peschiera sono legate all’acqua, come all’acqua erano legati i crolli che nel 1960, 1987, 1996, 2000, 2003, si verificarono tra piazza d’Armi, via Is Mirrionis e viale Merrello. Crolli legati all’acqua si, ma a quale tipo di acqua. Piovana?
Risponde Marcello Polastri: “sono legati ad un’acqua cristallina ma non potabile, persa dalla rete idrica colabrodo. Lo attestano le analisi chimico-batteriologiche, non solo quelle del Gruppo Cavità Cagliaritane, che in questi giorni esplora il sottosuolo urbano, come spesso avviene in casi analoghi, per cercare di capire cosa, sottoterra, sta scatenando il caos assoluto”.
Il GCC (www.sardegnasotterranea.org) ha recentemente ultimato l’esplorazione preliminare di una serie di cavità sotterranee celate sotto piazza d’Armi e, con particolare dedizione, si è calato sotto le vie Castelli, Peschiera, Montenotte, Castelfidardo e viale Merello, strisciando tra cunicoli tortuosi e cameroni abbandonati da decenni, privi di vita.
Dalle prospezioni esplorative realizzate da una equipe di speleologi, geologi e speleo-sub che stanno progettando eventuali immersioni nei corsi d’acqua più profondi, si evince un quadro allarmante del sottosuolo locale che – in base ai dati custoditi nel nostro archivio – possiede una concentrazione di 40 cavità per chilometro quadrato: dato importante se raffrontato con la media nazionale.
I cunicoli e le gallerie in esame, presentano per la maggior parte lesioni parietali, in prossimità di bacini idrici sotterranei: veri e propri laghi che – in seguito alle analisi chimico-batteriologiche – sono risultati ricchi cloro-residuo, cioè alimentati da acque provenienti dalla rete-colabrodo urbana.
Il problema dei crolli e dei cedimenti nel manto stradale, come quello che nell’agosto 08 si verificò in via Peschiera, unitamente alla presenza di crepe nella facciata di varie palazzine, pur in un quadro esplorativo e di indagine preliminare, sembra strettamente legato alla cospicua presenza d’acqua nelle caverne locali.
L’acqua, come è noto, mentre scorre nelle viscere della terra si porta via, talvolta velocemente (se consideriamo che si tratta di acque di condotta che scorrono con una certa pressione), porzioni di roccia che reggono la soprastante città e le sue strutture, abitate e non.
Sarebbe auspicabile, in tal senso, un intervento di consolidamento delle cavità presenti nell’area di via Peschiera e, per risolvere il problema alla radice, è necessario aggiustare tutte le condotte idriche della zona. Le stesse che da oltre mezzo secolo alimentano le cavità denominate di San Vincenzo, Su Stiddiu e di Buoncammino. Grotte abitate nella preistoria, poi ampliate per dare la pietra utile alla soprastante città in epoca punico romana così nel Medioevo. Nei prossimi giorni gli speleologi del GCC, che quest’anno ospitano una delegazione di speleologi bolognesi e milanesi per esplorare in Sardegna, a Domusnovas, la fonte dell’antico acquedotto romano, cercheranno di capire se le gallerie oramai franate sotto via Peschiera sono in qualche modo ispezionabili, per singoli tratti, attraverso i cunicoli dell’ex Cementeria accessibili dall’area di via Is Maglias e Castelli. Ora, accertato che la causa dei seri disagi proviene dalla rete idrica, l’obiettivo degli esperti è quello di individuare il percorso intrapreso e dove lo stesso liquido va a finire.
E’ intenzione della nostra equipe utilizzare la fluoresceina, liquido colorato e non inquinante che, versato a piccole dosi nei bacini sotterranei, dovrebbe poi colorare l’acqua di verde e indicarne il percorso svelandoci il punto d’uscita. Operazione in programmata per il 24 agosto.
I risultati dell’indagine – a carico del GCC – verranno divulgati nel corso di una conferenza ma fin d’ora, sul nostro portale è possibile consultare dati aggiornati di volta in volta, mentre in questi giorni si svolgono le ricognizioni sotto la città, e messia disposizione di quanti vorranno approfondire il fenomeno dei crolli che da tempo crea disagi al capoluogo sardo.
ALTRE NEWS…
Segue il comunicato stampa del nostro gruppo, datato marzo 2009, e diffuso in seguito ai crolli (simili a quelli sopra citati, in via Peschiera) verificatisi nel quartiere Stampace alto, tra le vie Sant’Efisio e Fara. Transenne e pali, tengono in ostaggio i residenti, mentre le palazzine perdono parti di intonaco. Ma nessuno pensa al sottosuolo che regge tutto quel che si trova sopra: case, traffico, pedoni..
Per chi accederà infatti nella vasta Grotta-Cripta di Santa Restituta aperta al pubblico dalla via Sant’Efisio, noterà il recentissimo distacco di parti calcaree dalle volte, dove – accanto alla roccia annerita dal tempo – sono visibili ampi fori bianchi, causati, per l’esattezza, dal distacco di parti rocciose calcaree, con grave minaccia per l’integrità del sito e di un affresco bizantineggiante che rende unico e sacro il luogo.
Non è tutto: da mesi, la caverna-santuario è interessata dalle infiltrazioni di acque sotterranee che, unitamente alla forte umidità, danneggiano inesorabilmente l’impianto elettrico e d’illuminazione: difficile – in assenza di analisi chimico-batteriologiche – stabilire se queste infiltrazioni siano piovane o provengano dalla rete idrica. Ma un fatto è certo: l’acqua sta velocemente danneggiando il contrafforte in cemento armato che sorregge la volta dell’ipogeo, a sei metri d’altezza dal pavimento, anch’esso danneggiato: si nota anche in questo caso l’assenza di intonaco, parti in muratura ed i ferri portanti, sono oramai scoperti e arrugginiti. Sarebbe auspicabile un intervento di consolidamento del sito, in quanto la vasta cavità (foto a sinistra) si estende sia sotto la Chiesa di Santa Restituta che sotto l’omonima strada.
Non andrebbe dimenticato che il termine dialettale “Stampace”, deriva verosimilmente da “stampu” e cioè buco, cavità, grotta. Nella sola via Sant’Efisio, ad esempio, oltre alle omonime cripte, sono presenti sei cavità tra cisterne, cave e sepolcri.
In questo contesto si segnala l’esistenza di un grande passaggio sotterraneo, lungo diverse centinaia di metri, tra via Fara e via Sant’Efisio, dove scorrono da secoli le acque meteoriche e fognarie della parte alta di Cagliari. E’ plausibile – in assenza di interventi cautelativi all’interno di questo sotterraneo – che lo scorrimento dell’acqua creerà nel tempo prevedibili problemi al suolo soprastante ed alle abitazioni. Queste ultime, sono state edificate con la pietra calcarea estratta da adiacenti cave e latomie. Pietra che, essendo composta dalla stessa materia calcarea del suolo, se non verrà isolata con malte adeguate e certamente costose, continuerà ad assorbire maggiormente l’umidità atmosferica per poi liberarla (seppure in parte) all’interno degli appartamenti di Stampace: il fenomeno della cosiddetta “igroscopicità” rende di fatto insane le locali case.
Cagliari dovrebbe attivarsi in tal senso, valutando unitamente al piano del rischio idro-geologico, l’istituzione di un fondo speciale per favorire interventi nelle aree gravate dalla presenza di caverne ed ex cave di pietra che, nei secoli, non sono state bonificate, come diversamente avviene oggi per le gallerie minerarie. All’interno delle cave di Stampace è finito di tutto: dai rifiuti, ai cadaveri, dalle acque fognarie alla terra di accumulo. L’uomo ha costruito un poco in sordina su questi substrati, con fondazioni e muri portanti che poggiano sulle sabbie molli, perché la terra di accumulo, tra una pioggia ed una perdita della rete cittadina, si dissolve inesorabilmente.