Si caleranno gli speleologi del GCC nel sottosuolo di piazza d’Armi per verificare lo stato delle cavità sotterranee locali dove, poco sopra, verranno sgomberate due palazzine per la paura di evntuali smottamenti o crolli. Si tratta di un argomento di stretta attualità sui quotidiani isolani. Come di consueto, il Gruppo Cavità Cagliaritane che conosce bene il fenomeno dei crolli e delle lesioni legate al sottosuolo locale, fa il punto della situzione su questo argomento, proponendovi alcune riflessioni.
Il Quotidiano L’Unione Sarda del 13 agosto ’09 ha lanciato l’allarme: possibile evacuazione di due palazzine in via Peschiera. Il motivo? Presunti crolli e smottamenti per la presenza di cavità sotterranee che si sviluppano nel terreno di via Peschiera, Marengo, Montenotte, aree che reggono il peso degli stabili soprastanti. Sull’argomento è intervenuto Marcello Polastri, giornalista, autore di vari libri su Cagliari sotterranea e presidente del GCC. Polastri, intervistato dal giornalista Paolo Loche ha lamentato come “chi di competenza abbia sottovalutato questo problema“. Segue l’articolo accompagnato da altri interventi pubblicati sui quotidiani sardi, ma non solo, sull’argomento “crolli e voragini a Cagliari”.
Una precisazione è d’obbligo: il gruppo speleo-archeologico GCC, da anni ha messo a disposizione dell’amministrazione comunale di Cagliari rilievi ed esperienza sulla materia. Purtroppo ci spiace sottolineare che – quanto da noi suggerito è rimasto disatteso e ignorato: ora i problemi dei crolli tornano di stretta attualità.
La zona. Parlano gli speleologi cagliaritani: sotto terra tanti cunicoli, vecchie gallerie e cave.
È passato poco più di un anno dalla notte fra il 7 e l’8 agosto 2008, quando in via Peschiera si aprì improvvisamente una voragine larga otto metri e profonda cinque che inghiottì un’Audi A3 nuova fiammante e produsse crepe profonde nei palazzi dei dintorni. Subito dopo il crollo, in via Peschiera fu un via vai di sopralluoghi: vigili del fuoco, tecnici del Comune e di Abbanoa, geologi ed esperti dell’Università. Ad interessarsi della vicenda furono anche gli speleologi del Gruppo Cavità Cagliaritane, guidati da Marcello Polastri.
Tutti concordarono sul fatto che quello spicchio di città stretto fra Tuvixeddu e Tuvumannu e le vie Goito, Pastrengo, Castelfidardo e Marengo sorgesse su una sorta di gruviera. Ma furono soprattutto gli speleologi a insistere sul fatto che riempire nuovamente di terra la voragine non sarebbe servito a molto perché nella zona le cavità sono numerose. «Il problema», continua a sostenere Polastri, «è che richiudere queste voragini con colate di terra mista a grandi sassi non serve a niente: si tenta soltanto di ricacciare nelle viscere della terra uno scampato pericolo che quasi certamente si riverificherà». Magari in un altro punto non distante dal primo. «Diciamo questo non per essere pessimisti ma perché la storia dei crolli e delle voragini di Cagliari, insegna che spesso, con quasi cadenza annua, in città si verificano voragini e smottamenti in aree ricche di grotte e cunicoli».
LE GALLERIE Nella zona di via Peschiera la roccia è sforacchiata da una rete di gallerie sotterranee scavate chissà quando per ricavarne materiali per l’edilizia e inclinate in modo tale da far scendere a valle ciò che veniva estratto. In un quadro del genere, il meno adatto per costruirci sopra, anni di pioggia e di traffico veicolare hanno fatto il resto. «Il rischio crolli», riprende Polastri, «riguarda l’area di via Peschiera ma ancora di più quella di piazza d’Armi che per quanto si trovi in un punto abbastanza alto della città presenta stranamente, a soli quattro metri di profondità, dei laghi sotterranei».