La città nascosta è al centro di un articolo che Pietro Picciau ha firmato per il più longevo quotidiano della Sardegna, L’Unione Sarda, nel quale Marcello Polastri, presidente del team esplorativo Sardegna Sotterranea, parla dell’ex ospedale di guerra, celato a venti metri di profondità sotto Cagliari.
Ideato come pronto soccorso della Croce Rossa non fu mai ultimato. Fu trasformato in rifugio durante i bombardamenti del 1943. A suo modo fu un’incompiuta. Non entrò mai in funzione come ospedale ma nel ’43 le sue stanze scavate nella roccia al di sotto dell’Orto dei frati cappuccini ospitarono e salvarono centinaia di cagliaritani.
Eppure l’idea di realizzare un vero nosocomio con l’ingresso a due passi da viale Merello la Croce Rossa Italiana (Cri) la coltivò a lungo, fino a veder approvato e realizzato il progetto in piena guerra.
RITARDI. Era il maggio 1943 quando il piano dell’intervento ottenne il via libera: i lavori, costati due milioni e 460 mila lire, li eseguì la ditta Carlo Ansoldi Roma. Le opere subirono vari ritardi e non furono mai portate a termine.
La sede, che in 1300 metri quadrati avrebbe dovuto ospitare l’ospedale in galleria e il “Posto di primo soccorso Croce Rossa Italiana”, come venne battezzato, cambiò funzione, trasformandosi a causa dei bombardamenti dell’ultimo conflitto in provvidenziale rifugio per tanti cittadini riusciti proprio grazie alle stanze scavate nella roccia a scampare alla morte durante le ripetute incursioni aeree.
Certo è che nel dedalo di cunicoli e stanze costruite sotto l’Orto dei frati cappuccini si sviluppa e sopravvive un’altra città, per certi versi misteriosa.
VISITE. L’associazione Sardegna sotterranea guidata da Marcello Polastri ha setacciato l’ospedaletto di viale Merello e non è detto che presto possa avere l’autorizzazione ad accompagnare tanti curiosi a visitarlo. Quel che resta del centro è una struttura con numerose casse di legno contenenti «medicinali, garze e ferri chirurgici che la Croce Rossa Italiana vorrebbe valorizzare».
LA CAVA. Costruita con il cemento armato, la sede sotterranea è «dotata», spiega Polastri, «di androni e sale operatorie, bagni e lavatoi per corpi martoriati. Occupa una vecchia cava di pietra d’epoca punica o romana. Non a caso, percorrendo quei cunicoli, ho scoperto un vecchio collegamento con le grotte di Buoncammino».
IL TOUR. Da qui l’idea di proporre la visita al pubblico, in collaborazione con la Croce Rossa e il Comune di Cagliari, il 22 febbraio. Proprio oggi l’associazione Sardegna sotterranea in collaborazione con il Centro sportivo nazionale, la Croce Rossa Italiana, il Comune e l’associazione Orientare inizia una serie di manifestazioni inserite in un tour guidato nei luoghi dei bombardamenti del 1943, in ricordo delle vittime e delle distruzioni che 71 anni fa rischiarono di cancellare la città.
Poeti, scrittori, guide turistiche e superstiti dei bombardamenti rievocheranno quei giorni drammatici.
I RIFUGI. L’importanza dei rifugi emerse durante i bombardamenti del 17 febbraio, 26 e 28 febbraio, 31 marzo e 13 maggio 1943. La gran parte della popolazione cerco riparo nei paesi all’interno: i pochi cagliaritani rimasti trovarono ricovero e vissero i tragici momenti del bombardamento nelle grotte. Per molti di loro il punto di riferimento diventò proprio l’ospedale della Croce Rossa Italiana.
Durante la tragedia che colpì Cagliari il “Posto di primo soccorso Croce Rossa Italiana” fu l’unico centro sanitario operativo in città. Tra gli edifici colpiti dagli aerei anglo-americani ci furono l’ospedale San Giovanni di Dio e l’ospedale militare che dovettero sfollare.
Rimase operativo, perché costruito nelle grotte, l’ospedale della Croce Rossa nella Fossa di San Guglielmo, dove l’attività non subì interruzioni. Alla fine, a San Guglielmo, si calcoleranno 1628 interventi di piccola e grande chirurgia.
L’altro ospedale, quello di viale Merello, nelle intenzioni dei costruttori «avrebbe dovuto sopperire alla carenza di strutture sanitarie nel versante opposto della città» ma i lavori non furono mai completati e non entrò mai in funzione.
Articolo di Pietro Picciau da L’Unione Sarda dell’8 Febbraio 2015.