LA CITTÀ DIMENTICATA. A Giorgino la monumentale abitazione costruita in riva al mare.
Casa Aresu ospitò anche un rifugio sotterraneao antiaereo.
In questo articolo, Pietro Picciau ripercorre la storia di un luogo-simbolo di Cagliari con una intervista a Marcello Polastri…L’accesso è privato, la visita vietata. Villa Aresu, due passi dall’ex carcere minorile, sulla sinistra della Sulcitana che conduce al molo del porto canale, è un luogo misterioso, o così piace immaginarlo. Visto dall’esterno, l’imponente edificio sembra immerso in uno scenario di sfacelo.
È una vecchia dimora fatta costruire su un’antica fattoria da Mario Aresu, al quale è stata dedicata la grande clinica nella fossa di San Guglielmo a Cagliari, da lui stesso voluta nel 1930 ma edificata cinque anni dopo la fine della guerra.
La villa di Giorgino, dove l’unico rumore in sottofondo è la risacca che s’infrange sulle alghe accumulate sulla spiaggia, venne ristrutturata su iniziativa dello stesso Aresu nel 1960.
La residenza (“credo che in passato ospitasse una clinica privata, forse un sanatorio” azzarda un passante) è in parte nascosta dalla vegetazione ed è più grande di quanto appaia a prima vista dalla strada. Diverse finestre sono murate, altre chiuse con saracinesche di ferro.
Una leggenda: Aresu, negli anni caldi dei sequestri di persona, pare avesse paura di un possibile rapimento.
VISITATORI. Chi ha potuto visitarlo ha verificato che il piano terra è immerso nel buio e al suo interno, tra le macerie, si trovano ancora vecchie pubblicazioni, certamente risalenti alla metà del secolo scorso. Dimenticati negli scaffali libri, atti di convegni medici, poi poltrone inutilizzabili, inservibili flaconi di medicinali, scarpe femminili.
«Ogni tanto», dice un altro passante con canna da pesca e zainetto diretto verso la spiaggia, «qui vengono dei ragazzi. So che giocano a fare la guerra simulata nel rudere della villa».
LA SCOPERTA. Marcello Polastri, fondatore del “Gruppo speleo-archeologico Cavità Cagliaritane”, una visita all’ex sanatorio l’ha fatta. «Quando vidi la vecchia villa Aresu di Giorgino pensai ad una fattoria in riva al mare.
Sapevo che tanti la consideravano però un ex sanatorio, sullo stile del vecchio Ospedale Marino, edificato in spiaggia per usufruire dell’aria salubre del mare». Poi scoprì che l’edificio e il suo cortile (più di tremila metri quadrati), erano stati acquistati dal fondatore della Clinica Aresu, Mario Aresu, «per abitarci e non per curare alcuni malati o ancor meno per farne una clinica annessa alla sua dimora».
L’ABBANDONO. Accanto alla casa c’erano porcilaie, voliere, spazi coperti per galline, tutti oramai devastati dall’incuria. «Notai», continua Polastri, «che la grande villa sorgeva in fondo al viale, circondata da alte palme. Era una villa che non presentava grande pregio artistico o architettonico ma piuttosto aveva grandi spazi occupati da enciclopedie mediche e trattati di chirurgia. Accoglieva anche lo studio dell’illustre professore».
IL TIMORE. Al posto delle classiche finestre, robuste saracinesche metalliche e portelloni di acciaio verniciato. «Un fatto, questo, che mi incuriosì e del quale parlai con il professor Ugo Carcassi che lavorò al fianco di Aresu. Carcassi mi disse che in effetti le finestre erano state volute dal professore per il timore di diventare un bersaglio di possibili sequestri di persona». Durante i bombardamenti del 1943 l’edificio venne rinforzato con la costruzione di spessi muri di cemento armato per resistere in caso di spezzonamento.
«La villa venne dotata anche di un rifugio sotterraneo antiaereo della seconda guerra mondiale: in caso di bombardamento sarebbe stato di grande utilità».
Polastri ha fatto delle ricerche: «Per resistere all’eventuale penuria di cibo dovuto al conflitto bellico, Aresu fece preparare apposite riserve idriche e di carburante, e magazzini per viveri d’emergenza».
La vecchia villa di Giorgino, oggi in disarmo, conserva l’imponenza d’un tempo ma soltanto la sua ristrutturazione e valorizzazione scongiurerebbe la rimozione di una pagina della storia cittadina.
Pietro Picciau
Da: L’Unione Sarda del 27 Aprile 2014.