E non è l’unica zona a rischio, se è vero che Cagliari possiede circa 10 mila cavità sotterranee (40 per chilometro quadrato, record nazionale) «per la maggior parte abbandonate e dimenticate sotto strade, palazzi e cortili privati», come testimonia il Gruppo cavità cagliaritane, un team di speleologi nato nel ’93 che perlustra costantemente «gratuitamente» il sottosuolo e ne denuncia spesso l’abbandono.
Sono le foto scattate dagli speleologi a svelare e spiegare più di ogni parola come nel sottosuolo esista un’altra città che cade a pezzi ed ha bisogno di cure. «Per questo sollecitiamo da anni la creazione di un ufficio del sottosuolo», spiega il presidente Marcello Polastri.
LE IMMAGINI. La prima foto in alto a sinistra si riferisce alla galleria che da via Is Maglias sbuca in via Castelfidardo. Documenta i crolli di porzioni di roccia, che si staccano dalla volta del lungo cunicolo. Nella terza immagine da sinistra si nota l’acqua che filtra dalla rete idrica e la presenza di ferro e ruggine disciolti nell’acqua. «Sono sintomi dell’abbandono dei cunicoli dove l’acqua scorre ed erode la roccia», sostiene Polastri (nella quarta foto in alto a bordo del canotto assieme al collega Cavagnino).
E se nella foto grande, al centro della pagina, rivela come il pilastro che regge una della grandi cavità sotto piazza D’Armi si sia assottigliato col tempo, un’altra foto (la seconda da sinistra) testimonia come anche altre zone, come ha ricordato nei giorni scorsi Antonio Fadda, presidente regionale dell’Ordine dei geologi, la città rischi di franare. Nello specifico si tratta della parete dietro l’Unione Sarda dove «ci sono gallerie dimenticate da anni e che portano segni di cedimenti», denuncia Polastri. I cunicoli, usati da Pisani, Spagnoli e Piemontesi, sono murati con grosse costruzioni visibili nella foto. Nessuno può accedere per verificarne lo stato, ma fessure e spaccature nelle palazzine rappresentano presagi sinistri. «E pensare che nel 1300 parte di questo costone, per il crollo della grotta di Santa Lucia, sprofondò creando una mostruosa voragine che ingoiò 130 case».
24 agosto 2009. Sul problema, oggi un vertice del Comune.
Oggi in Comune sarà una giornata-chiave nella gestione del caso degli sgomberi in via Castelfidardo. Il sindaco Emilio Floris, che tornerà in ufficio dopo una decina di giorni di vacanze lontano da Cagliari, assumerà in prima persona la regia della questione, come richiesto dagli stessi residenti. E ha annunciato di voler anzitutto verificare se la nuova perizia presentata, per conto degli occupanti delle case ai numeri civici 1B e 3 di via Castelfidardo, dallo strutturista Nicola Sollai è effettivamente più rassicurante circa la tenuta degli stabili a rischio di crollo. Ma non solo: sempre recependo una richiesta dei residenti, Floris ha annunciato anche di voler verificare se vi sono dei margini per assicurare a chi, nel caso, fosse costretto ad abbandonare la propria casa una sistemazione adeguata, a spese del Comune.
L’ultima richiesta arrivata dalle famiglie era quella di una proroga per la gestione di un eventuale trasloco: proprio basandosi sull’ultima perizia (che indica come altamente improbabili ulteriori assestamenti a breve) si è arrivati a chiedere un rinvio di almeno tre settimane. E sullo sfondo rimane anche la minaccia di proteste clamorose: se dal Comune non arrivassero risposte positive, potrebbero essere messe in campo già dalla serata di oggi.