Sotto via Peschiera, dove un anno fa si aprì una voragine larga otto metri e profonda cinque, sotto via Castelfidardo e sotto via Marengo, c’è una enorme grotta che regge il peso di decine di palazzi e facoltà universitarie. E tra via Castelfidardo e via Is Maglias ci sono i tunnel lunghi centinaia di metri scavati dalla Italcementi per estrarre il calcare poi diventato calce per costruire pezzi di città. Le nostre immagini e i commenti del Presidente del GCC in un foto-servizio tratto da L’unione sarda del 24 agosto 2009…
Insomma un grande vuoto, riempito per migliaia di metri cubi di materiale di riporto, che giorno dopo giorno perde piccole porzioni di roccia a causa della pioggia e dell’acqua che fuoriesce dalla rete idrica. Tutta l’area attorno a piazza D’Armi, come testimoniano i geologi, poggia su basi instabili.
Ecco perché si sono formate lesioni in alcune palazzine della zona e sono necessarie opere di consolidamento che rendono obbligatorio lo sgombero di quindici famiglie. E non è l’unica zona a rischio, se è vero che Cagliari possiede circa 10 mila cavità sotterranee (40 per chilometro quadrato, record nazionale) «per la maggior parte abbandonate e dimenticate sotto strade, palazzi e cortili privati», come testimonia il Gruppo cavità cagliaritane, un team di speleologi nato nel ’93 che perlustra costantemente «gratuitamente» il sottosuolo e ne denuncia spesso l’abbandono.
Sono le foto scattate dagli speleologi a svelare e spiegare più di ogni parola come nel sottosuolo esista un’altra città che cade a pezzi ed ha bisogno di cure. «Per questo sollecitiamo da anni la creazione di un ufficio del sottosuolo», spiega il presidente Marcello Polastri (foto a sinistra).