Buggerru: sprofonda la montagna e la miniera di Acquaresi collassa

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Il territorio di Buggerru, bello ma insidioso.

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Il crollo dal video realizzato dall’automobilista.

A Buggerru la montagna sprofonda e la miniera di Acquaresi collassa. A dare la triste notizia l’emittente televisiva Videolina che ha pubblicato, nel servizio di Stefano Birocchi, un video del crollo ripreso da Antonello Portas, un automobilista che al momento del crollo si trovava di passaggio in zona Miniera di Acquaresi. Insomma nel punto giusto e al momento giusto.

La situazione documentata è ad ogni modo allarmante. Anzitutto perché, solo per un attimo, non stiamo parlando di una tragedia. E perché lo smottamento (che ha risucchiato sottoterra  tonnellate di terra e di  vegetazione), fa ritornare di stretta attualità la messa in sicurezza del territorio sardo.

È storia che si ripete nel territorio Iglesiasiente dove crolli, analoghi a quello osservato in diretta dall’automobilista, si verificarono nel 1991, 1998, nel 2000 e nel 2003. Altri smottamenti avvennero durante le piogge eccezionali del 2008, quando le gallerie sotterranee collassarono, ancora una volta a monte di Buggerru.

Crolli in miniera, una costante in Sardegna.

Crollo in miniera.

Dunque la Sardegna vive, oggi più che mai e forse più d’altre regioni, il dissesto idrogeologico, il susseguirsi delle frane e degli smottamenti sotterranei.

ALLARME ROSSO. Ci troviamo davanti ad un problema crescente, meglio noto come “fenomeno di subsidenza con annesse frane“. In parole semplici il crollo avvenuto sabato 22 agosto 2015 ad Acquaresi, è legato all’assestamento delle rocce e delle terre sfruttate a lungo per fini estrattivi. E come tali, profondamente ferite!

Ci riferiamo a terreni cavi, ne quali le solette di roccia percorse dai pastori della zona e dagli escursionisti, poggiano sul vuoto, si sorreggono su un labirinto di gallerie e di pozzi perlopiù minerari, dismessi e troppo a lungo dimenticati, creati a più livelli come se fossero un immenso formicaio.

Chi frequenta le spiagge della zona non può immaginare il patrimonio di architetture sotterranee che si dipanano nei paraggi. Difficile anche ipotizzare l’esistenza di tutti quei vetusti cantieri di lavoro per l’estrazione dei minerali, un tempo utili a ditte e imprese oramai tramontate, che contribuirono a far l’Italia delle industrie, del piombo e del ferro, così del mattone e del denaro.

Una eredità, quella mineraria, che da un lato offre uno spaccato di storia e di vissuto tra il 1800 e il secolo appena trascorso, ma cede anche il posto – se analizzata con senso critico e non solo con i sentimenti – ad una miriade di problemi da risolvere. Possibilmente alla svelta.

Arsia_immagine_grande_miniera - Copia

Lo scavo delle miniere ha lasciato in eredità ai Sardi una miriade di problemi.

Il team esplorativo Sardegna Sotterranea.org, che ben conosce cosa sta accadendo nel sottosuolo di quell’area sconquassata, da ACQUARESI alle porte della città di IGLESIAS (Carbonia non è da meno…), da tempo ha esplorato e rilevato tra i calcari cambrici della zona e le formazioni scisto, vuoti immensi e insidiosi.
Sono spazi grandi come stadi, risultato dell’attività estrattiva mai colmata (assenti o quasi gli interventi di consolidamento) e, ancor meno, bonificata. Un esempio: sapevate che una impressionante moltitudine di elementi inquinanti giace in fondo a tabte gallerie?

NEL SOTTOSUOLO, dove i minatori strapparono alla roccia la materia prima, manca oramai la solida pietra che fungeva da sostegno originario.

Al suo posto sono stati lasciati, come se niente fosse, apounto i vuoti inanimati e desolati, nei quali si infiltrano le acque che sembrano accelerare la genesi delle frane e dei sinkole.
Non a caso, pozzi profondissimi, collegati a un migliaio di sale estrattive (alcune alte come cattedrali), potrebbero crollare da un momento all’altro. Ovviamente si auspica che ciò non accada ma le probabilità ci sono tutte.
Il problema degli smottamenti, infatti, è tutt’altro che remoto.

C’è ma si vede appena, di fatto si è ripresentato comee la punta tremolate di un iceberg.
Fortuna vuole che nella nostra isola, nella quale in ettari di verde non abita anima viva, crolli e smottamenti anche considerevoli, avvengono nel silenzio delle montagne, tant’è vero che passano inosservati laddove non coinvolgono case e persone.

Nessuno ha mai chiarito, ad esempio, se le falde idriche sotterranee, in seguito al crollo delle masse rocciose e di interi complessi sotterranei, subiscano inquinamenti preoccupanti.
Pur tuttavia, anche stavolta, siamo fortunati se non sia scappato il morto per quella voragine mostruosa apertasi nelle montagne di Acquaresi, risucchiando una impressionante quantità di roccia e di vegetazione, sul fondo di gallerie che franano le une sopra le altre, collassando e assestandosi. Già, sin quando un nuovo fenomeno sotterraneo si ripresenterà.
Come abbiamo dimostrato, non è la prima volta che ciò accade, probabilmente non sarà l’ultima, di conseguenza il crollo ad ACQUARESI non va sottovalutato. La situazione, come un allarme rosso, riguarda ben più complessi fenomeni estesi in tutto il bacino estrattivo minerario dell’Iglesiente, tra Bugerru e la zona a monte di Nebida, così a Masua e nel circondario di Iglesias.
Proprio oggi, durante un sopralluogo nel territorio gravato dal recentissimo crollo, sono stati registrati non pochi tremori nel declivio della montagna: sono veri e propri gemiti di assestamento che da quelle parti, anche per i pastori che vi trascorrono la notte, non lasciano presagire nulla di buono e di sicuro.
L’uomo è stato avido: dopo aver strappato a madre terra la roccia che per milioni di anni si è fatta dura e forte, non ha consolidato la base delle montagne, anzi spesso vi ha riversato scarti di lavorazione.
Il colmo? Difficilmente potremo porre rimedio al danno arrecato all’ambiente.
Si auspica, quindi, di poter prevedere e possibilmente prevenire il prossimo collasso.
Come? L’installazione di apposite centraline di rilevamento dei movimenti sotterranei della terra (come d’altronde è avvenuto in passato), sarebbe imorea lodevole e sensata. Così il costante monitoraggio, dal vivo, del territorio. Idee semplici, certo, e di facile attuazione, che potrebbero prevenire conseguenze ben più gravi.

Tanto, trovare tutte le risorse economiche necessarie per colmare tutti quei vuoti scavati dall’uomo, rappresent una impresa titanica, degna di un film fantascientifico.

Marcello Polastri 

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