Anfiteatro romano in TV: bello vergognoso, da valorizzare

L’Anfiteatro romano di Cagliari vergogna delle vergogne archeologiche?

Ancor oggi accessibile in minima parte, al costo di 3 Euro a biglietto per percorrere una passerella lunga un’ottantina di metri che termina davanti a una transenna, poco oltre alcuni cartelli esplicativi e via, visita guidata finita, in meno di 5 minuti. Peccato che l’Anfiteatro, a leggere i commenti sui social, rappresenti per i più una solenne delusione. Sia per i turisti che per i cittadini anche secondo la carta stampata e i media online. Da anni. 

Ed è logico pensare che a nulla siano valsi sia i più datati, e sia i recentissimi servizi giornalistici di Rai 3 Regione (servizio del 21 agosto dal titolo: Archeologia romana in abbandono) per far ripulire il monumento dai rifiuti gettati di continuo dagli anonimi.

PREOCCUPANO i segni di cedimento della recinzione di cemento, le reti divelte, le transenne e i tavolacci sulle strutture archeologiche. E le erbacce infestanti che, da tempo secche, rappresentano un potenziale rischio incendio. 

Anfiteatro Cagliari vergogna massimo Zedda

L’Anfiteatro romano di Cagliari, in uno scatto di Marcello Polastri. Tutti i diritti sono riservati.

BELLISSIMO. Risale a Sabato 7 Settembre 2024, la messa in onda di un bel servizio televisivo del conduttore Roberto Giacobbo, nella seguitissima trasmissione Freedom che, coadiuvata dal giornalista Marcello Polastri, ha potuto illustrare la bellezza storica del monumento e i suoi angoli più reconditi e autentici, sconosciuti anche a molti Cagliaritani: dai passaggi sotterranei alla sala mortuaria dei gladiatori, le cave sotterranee.

Tuttavia, anche le riprese incentrate sul valore storico del luogo, pur senza che il conduttore proferisse parola, lasciavano intravedere le erbacce invasive per un sito del genere, da mettere sotto tutela integrale!

Perché è oramai da anni che questo monumento attende un’opera di valorizzazione che possa consentire ai visitatori di poter accedere anche nelle gallerie sotterranee, di attraversare il lungo tunnel che dal retro-arena conduce in una spaziosa cisterna sotterranea, in zona Orto dei Cappuccini: un’altra perla dei millenni passati, chiusa da sempre al pubblico.

SONO TRASCORSI 15 ANNI da quando l’Anfiteatro è andato incontro a un celere abbandono, coinciso con la chiusura degli spettacoli musicali in nome di una “maggiore tutela” che forse non si vedrà nella restante parte di questo 2024.

Nonostante per il Ministero della Cultura, l’Anfiteatro di Cagliari è il più importante tra gli edifici pubblici della Sardegna Romana!

INECCEPIBILI, perché fotografici, i commenti su Trip Advisor, sull’Anfiteatro di Cagliari. Un commento del 2017: “Anfiteatro romano. Sito stupendo ma trascurato e abbandonato“. Tra i circa 300 commenti, uno più recente, del 24 Agosto 2024, “È in totale abbandono, lasciato a sé stesso, non vale la pena spendere dei soldi per entrare, fate le classiche foto di rito da fuori. Sporcizia abbondante“. E nidi di vespe tra sterpaglie. E ancora monnezza:

  • sul lato di via Anfiteatro,
  • poco oltre alcune grate divelte e la recinzione che perde a pezzi.  
  • Ma per quanto rimarrà in queste condizioni vergognose?

E il Comune di Cagliari, Giunta Massimo Zedda, potranno riaprire integralmente il monumento a fine anno, e magari farlo ripulire dalle piante infestanti che rischiano di minare la conservazione di alcune antiche strutture?

Le lamentele sullo stato dell’Anfiteatro romano di Cagliari

Francesca Mulas, consigliera-archeologa, si espresse proprio sull’Anfiteatro nel 2019 e fu molto critica. Oggi che siede nei banchi della maggioranza alla guida della Commissione ecologia, forse farà sì che alle parole seguano fatti e concretezza, per far dunque ripulire il monumento?

Persiste l’immondizia e il rammarico dei turisti quale pessimo biglietto da visita della città, con quel solo e unico percorso della durata di 5 minuti al costo di 3 euro.

Chissà se non esista un modo migliore per mantenere meglio il più possente monumento della dominazione romana del capoluogo Sardo. 

Intanto, il Codice dei beni culturali e del paesaggio, all’articolo 20 ci rammenta: “I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione”.

Suvvia. Cerchiamo ancora una volta di avere fiducia, nel Comune e nella Soprintendenza. Incrociamo le dita in segno di paziente attesa. 

 

 

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