La storia di Sant’Efisio è antichissima e affascinante.
Martire guerriero amato dai Sardi, nacque nel 250 d.C. da madre pagana e padre cristiano alle porte di Antiochia, in Asia minore, nella città di Elia.
EFISIO si arruolò giovanissimo tra le truppe di Diocleziano e, dapprima mosso dalla voglia sanguinaria di combattere e di uccidere i Cristiani, cambiò idea all’improvviso.
Tutto ciò accadde quando aveva 53 anni, e mentre si trovava in viaggio sul suo destriero per raggiungere l’Italia.
Da soldato che servì a lungo Roma, decise di convertirsi al Cristianesimo in un modo del tutto singolare.
Nel cuore della notte avrebbe udito una strana voce: “Efisio, Efisio… perché stai perseguitando i cristiani? “.
Era forse la sua coscienza a parlare?
Secondo il martirologio sentì la VOCE DI DIO e di lì a poco avrebbe visto in cielo una croce luminosissima: un fenomeno meraviglioso che risplendeva fra le nuvole.
Fu in quegli istanti che la voce misteriosa si rifece sentire nuovamente e gli preannunció il suo martirio!
Nel ripararsi gli occhi da quella visione accecante portandosi sul viso la mano, Sant’Efisio ricevette impressa, sul palmo della mano, una croce.
Fu una profezia, una premonizione dolorosa che si avveró!
LA STORIA. Quando Efisio mise piede in Sardegna per difendere gli interessi dell’Impero romano, fu accusato di infedeltà.
Egli stesso rivelò a Diocleziano di essersi convertito al Cristianesimo. Agì con calma, con pacatezza, ma l’imperatore non la prese per niente bene pur conoscendo le doti di Efisio: un valoroso guerriero.
Anche la mamma di Efisio, nell’implorar suo figlio di lasciar perdere e di non battersi più in difesa dei Cristiani, si rivolse all’imperatore supplicandolo: “risparmia la vita mio figlio“.
EFISIO, cocciuto com’era nel voler da buon Cristiano predicare la parola di Dio e difendere “i fratelli, tutti gli uomini e le donne devote a Gesù”, venne imprigionato in una vecchia cisterna sotterranea nell’odierno quartiere Stampace.
DAL POZZO d’accesso alla cisterna veniva rifocillato con un tozzo di pane gettato dai suoi carcerieri, che più volte lo torturarono.
Un giorno lo malmenarono a tal punto che, sanguinante, venne gettato sul fuoco. Vennere girato e rigirato con ferocia sui carboni ardenti. E perché di morire non ne voleva sapere, e soprattutto perché da quel rogo uscì indenne, fu portato nell’antica città romana di Nora, e da lì, condotto al patibolo.
Il 15 gennaio 303 la spada del suo carnefice affondò sul suo collo, fu così che a Sant’Efisio cadde la testa. Aveva 53 anni.
LA PREGHIERA. «Ti chiedo anche, o Signore, di difendere questa città del popolo cagliaritano dalle incursioni dei nemici. Fa che si allontanino dal culto degli idoli e respingano gli inganni dei diavoli e riconoscano, come vero, come unico Dio, Gesù Cristo Nostro Signore!
Quanti fra loro soffriranno per qualche malattia, se verranno nel luogo dove sarà posto il mio corpo, per recuperar la salute o se altrimenti si troveranno stretti dai flutti del mare, o saranno oppressi da popoli barbari o rovinati da carestie o da pesti, dopo aver pregato me, servo tuo, siano salvi per Te, Signore Gesù Cristo e Figlio di Dio, Luce dalla Luce. Che siano liberati dalle loro sofferenze!»
La preghiera, attribuita a sant’Efisio, venne riportata nella Passio Sancti Ephisi del presbitero Marco. Sull’autenticità di questo racconto però, ancora si dibatte.
Da circa duemila anni Sant’Efisio è veneratissimo, a Pisa ma soprattutto a Cagliari, nella chiesa stampacina a lui intitolata. E così a Pula, nella chiesetta costruita sulla spiaggia di Nora, accanto alla città romana.
È in quel luogo che il santo subì il martirio.
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In suo onore si tengono ogni anno due eventi solenni: il 15 gennaio, giorno in cui la Chiesa cattolica ne ha fissato sul calendario la Memoria Liturgica, e il 1º maggio, la festa grande alla quale partecipano migliaia di fedeli e curiosi.
Una sagra solenne, con la statua del santo portata in processione da Cagliari a Nora per sciogliere un voto fattogli dalla Municipalità di Cagliari nel 1656.
Erano gli anni della grande peste. E affinché Sant’Efisi liberasse Cagliari dal morbo, venne invocato a lungo. Le suppliche del popolo vennero esaudite: la peste, come per magia, spari per davvero!
IL SIMULACRO del santo viene portato ogni anno in processione per le vie cittadine.
Ciò avviene non solo il 1 maggio ma anche durante la Settimana Santa e il lunedì dell’Angelo, giorno di Pasquetta.
Per l’occasione, la statua viene portata dalla Chiesa di Stampace in cattedrale per sciogliere un altro voto.
Un voto che risale al 1793, quando la città venne bombardata dalle navi da guerra della Francia rivoluzionaria.
Tutti gli eventi legati al culto di sant’Efisio a Cagliari vedono come protagonista l’Arciconfraternita del Gonfalone e di Sant’Efisio Martire, che ha sede nella Chiesa di Stampace, ed è preposta, principalmente, alla promozione della devozione al Santo.
A Sant’Efisi, ex guerriero anti-cristiano divenuto il difensore dei deboli, degli oppressi che credono in Dio e quindi anche a lui; al martire glorioso dei Cagliaritani di ieri e di oggi.
Ps. La solenne processione detta “il calendimaggio cagliaritano“, è dovuta al racconto del suo martirio scritto da un tal prete Mauro, che disse esser stato tra i testimoni della gloriosa morte di Sant’Efisio.
Gli studiosi non ne sono per nulla convinti. Anzi, ritengono l’autore di questa Passio, scritta dopo la liberazione della Sardegna dai Saraceni, un insigne falsario.