Il Museo della Laguna di Santa Gilla è “unu muntronaxiu”.
Con questo post su Facebook diffuso da Antonello Gregorini possiamo “accedere” virtualmente nei locali de Sa Illetta, l’Isola di San Simone dove a due passi dalla sede di Tiscali e dallo stabulario, una quindicina di anni fa era stato creato uno spazio museale.
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IL MUSEO riceveva scolaresche e studiosi, curiosi e amanti di storia. Opsitava le grandi anfore ritrovate nella laguna di Santa Gilla appunto, che accolse il nucleo abitato fenicio, la città punica e poi romana, ma anche la capitale giudicale di Santa Igia.
Ma oggi, al posto dei reperti archeologici un tempo esposti al pubblico, c’è solo un mucchio di polvere, il degrado e la desolazione. Eppure figura ancora in diversi siti internet che elencano i musei archeologici della regione Sardegna.
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Da L’Unione Sarda del 2010 si apprende che l’Associazione Amici di Sardegna venne sfrattata dai locali dove furono custoditi ed anche esposti, a partire dal 2008, gli antichi reperti ritrovati nella vicina laguna.
Si trattava del museo della laguna di Santa Gilla e aveva da giocare le sue carte per diventare un volano di sviluppo dell’area. E invece no.
Chiuso per anni, nell’incuria totale, divenne anche un ghiotto boccone conteso all’interno dello stesso stabulario tra chi lo avrebbe voluto trasformare in ristorante e chi invece farlo rimanere un centro cultuale.
Nel mezzo, evidentemente, una vera incompiuta considerate le immagini che da oggi circolano in rete.
Alla faccia della valorizzazione e della cultura.