La CITTÀ DIMENTICATA, in un articolo scritto da Pietro Picciau, per l’Unione Sarda.
In cima a Tuvixeddu la vecchia dimora liberty “Mulas-Mameli” sul colle. Da abitazione di prestigio a base operativa della Italcementi.
Lo si vede da Santa Gilla, ferito dal tempo e dall’incuria. Il villino Mulas-Mameli (in passato villino Massa) svetta cadente in cima al colle di Tuvixeddu e gode, ignaro del privilegio, di una vista unica sulla laguna e il mare. Costruito con un prospetto liberty attorno al 1900 su quel che restava di un’antica fattoria, l’edificio si sviluppa su due livelli e ha un torrrino quadrato sulla sinistra. Il giardino che lo circonda ha pini, cipressi, palme.
La dimora è abbandonata ma ancora – immaginandola come una vedetta solitaria e misteriosa su un colle che mostra antiche testimonianze funerarie – incuriosisce sebbene si sappia che sia appartenuta ai proprietari della cava in funzione fino al 1977. Del villino hanno scritto studiosi dell’arte come Maria Antonietta Mongiu, associazioni come Urban Center Cagliari, archeologi.
LEGAMBIENTE Così il circolo di Cagliari di Legambiente, guidato da Vincenzo Tiana: «Nelle carte ottocentesche si individua al centro di una vasta tenuta il villino Massa, oggi Mulas Mameli».
La villa era «situata in prossimità di un’area in cui è visibile la presenza di numerose tombe a pozzo della necropoli punica» e acquista un «particolare valore anche per la presenza di un boschetto di pini e cipressi e un giardino a terrazzamenti, che evidenziano nel paesaggio questa porzione della sommità del colle ancora intatta». In prossimità dell’area «le attività legate all’estrazione dei materiali di cava, per la produzione industriale dei cementi, ha lasciato il segno più pesante sul territorio naturale e sulla necropoli».
LO STUDIO. Ancora oggi il villino conserva l’impianto originario, con il fronte principale che «accoglie motivi stilistici d’ispirazione Art Nouveau».
Un’annotazione dei curatori dello studio (“Ricognizione dei beni monumentali”), Silvano Piras e Cristina Muscas: «Alcuni villini che sorgeranno nella zona denominata Tuvumannu, tra la fine dell’Ottocento e i primi trent’anni del Novecento, in parte ancora oggi mantengono l’interessante impianto e le specie vegetali dei giardini e piccoli parchi che le recingevano».
Il villino Mulas-Mameli non era un’eccezione: nella zona sono sorte altre imponenti dimore, ma la residenza è stata testimone delle ferite inferte al patrimonio costituito dalle antiche tombe a pozzo( VI-III secolo a.C.). Ricordo dell’attività estrattiva sono da un lato il catino (una depressione dovuta all’estrazione), dall’altra un canyon profondo oltre 30 metri.
GLI ARCHI. Soltanto una visita a Tuvixeddu consente di imbattersi nel villino e vedere i particolari della residenza: a cominciare dagli archi, nel lato più lungo che si affaccia verso sud-ovest. L’accesso al giardino è possibile grazie allo sterrato proveniente da via Is Maglias, che si incunea in mezzo a un cipresseto. Si può giungere in cima anche attraverso scalette e giardini terrazzati. La villa, come hanno sottolineato Marcello Polastri e l’associazione Urban Center Cagliari «non aveva un accesso diretto alla rete idrica cittadina e dunque era alimentata da un sistema di cisterne isolate e anche da pozzi profondi più di 50 metri».
INCENDI. Dopo l’abbandono da parte della Italcementi e degli stessi proprietari, la dimora è stata occupata più volte da senzatetto. Sette anni fa gli abusivi che vivevano nel villino appiccarono il fuoco e da allora i danni inferti sono rimasti, trasformando i locali in ruderi. L’ultimo incendio risale a marzo di due anni fa.
Per risanare l’edificio occorrerebbe rifare solai e pareti. Un accordo di programma aveva ipotizzato una serie di interventi nell’ingresso, nella zona delle cucine, nei vani tecnici, nei servizi igienici, negli spazi attrezzati per manifestazioni, esposizioni e banchetti. Spesa ipotizzata: circa 2 milioni di euro. È rimasta un’ipotesi.
Pietro Picciau
Da: L’Unione Sarda del 10 Maggio 2014.
Immagini di: Alessandro Congia.