L’inaugurazione ieri mattina in pompa magna, davanti alle telecamere e ai taccuini dei giornalisti: la tomba romana di Rubellio è stata restaurata. Così riporava Libero, ANSA, SardiniaPost, il sito del Comune di Cagliari, per citarne alcuni.
Finalmente, diranno in tanti, si potrà visitare una delle più belle sepolture d’epoca romana della grande necropoli di Tuvixeddu. Ma così non è. Seppure su l’Unione Sarda del 21 Giugno possiamo leggere:
“I lavori sono ultimati, ciò che manca ora è un accordo con l’ultimo condominio di Vico IV Sant’Avendrace dato che, attualmente – prosegue la cronista Sara Marci – il cortile privato è l’unica strada per accedere alla tomba di Rubellio fresca di restauro e inaugurata ieri mattina“.
E allora di quale inaugurazione si tratta?
L’inaugurazione dell’inaccessibile (ad oggi) e che, magari, aprirà come tanti altri siti solo in un’occasione speciale, ad esempio Monumenti Aperti?
PRIMA INCONGRUENZA della notizia diffusa: anzitutto l’accesso alla storica tomba di Rubellio (una delle tante di quell’area) non è solo praticabile dal Vico IV Sant’Avendrace. Ma anche in zona Vico II, dove ci siamo occupati anni fa, dello stato di degrado di alcune tombe antiche locali che non è tanto cambiato (VIDEO).
E poi anche altri due sentieri tortuosi, uno dal viale Sant’Avendrace l’altro dalla soprastante area della necropoli punica nella zona chiusa al pubblico, conducono alla storica sepoltura di Rubellius. Peccato che questi percorsi collinari, seppure suggestivi, siano ancor oggi invasi dalle sterpaglie, pieni di bottiglie e di vetri rott: insomma pericolosi.
Ben venga, ci mancherebbe, il lavoro eccellente fatto dai restauratori e la volontà della Soprintendenza competente di voltar pagina sul degrado di Tuvixeddu coinvolgendo anche l’Università.
Però, se la Tomba monumentale di Rubellio, così come le altre nelle vicinanze, non sono accessibili, che inaugurazione è stata mai questa?
Su Sardinia Post leggiamo:
“Ora è tutto pronto. Per le visite bisognerà mettersi d’accordo anche con il condominio di un palazzo di viale Sant’Avendrace, ma un pezzo di storia di Cagliari è stato riconsegnato alla città, con il completamento dei lavori di restauro della tomba di Rubellio“. Restauro preannunciato nel 2011.
Una immagine del contesto ambientale di Tuvixeddu, a Sant’Avendrace, che meglio illustra questo angolo di Cagliari.
SUL RESTAURO: “È l’ultimo intervento realizzato a Tuvixeddu, un contesto complesso e tormentato che a torto si ritiene trascurato” premette – su l’Unione Sarda – il Soprintendente archeologo Marco Minoja, non estraneo alle critiche del passato per la gestione del Museo di Cagliari e alle polemiche per gli archeoscavi a Mont’e Prama.
RUBELLIO: sarà una zona “non trascurata” ma, di fatto, sofferente, come attestano i rifiuti che abbondano nei paraggi.
E’ innegabile che il quartiere di Sant’Avendrace presenta settori altamente degradati perché lontani da occhi indiscreti, frequentati da sbandati, in una città che potrebbe vivere di turismo partendo appunto dal quartiere nel quale, il RESTAURO della Tomba gentilizia romana è costato 270 MILA EURO, e si è protratto per più di 2 anni.
Pennelli e sostanze conservative hanno finalmente struccato dalle croste del tempo e dall’incuria dell’uomo, l’ipogeo modellato nella roccia duemila anni fa per volere di RUBELLIUS. In questo mausoleo o cappella di famiglia sotterranea, un cosidetto colombario, ci fece seppellire le sue 2 MOGLI e ci finì dentro anche lui, quando morì.
Così deduciamo dall’epigrafe commemorativa modellata dagli scalpellini all’ingresso del sepolcro. decsritto da Marcello Polastri nel suo volume Cagliari, la città sotterranea e in altre pubblicazioni.
Un ipogeo dunque importante. Con molte nicchie alle pareti per ospitare le urne cinerarie ed i loculi nelle pareti laterali per gli inumati,. un luogo della memoria cittadina trasformato negli anni di abbandono in abitazione di fortuna, ma anche in discoteca privata.
Il tanto diffuso dai media, intervento di restauro, è stato ultimato nel 2015 grazie a un finanziamento del Comune di Cagliari: 16 mila euro costati ai contribuenti.
Con questa cifra sono stati ristrutturati altri due ipogei funerari, adiacenti il sepolcro romano imperiale. Però emerge un’amara realtà: di fatto, questi siti inaugurati davanti alle telecamere, sono chiusi!
E allora perché inaugurarli solo mediaticamente…
In attesa che qualcuno suoni al citofono del condomino di Vico IV Sant’Avendrace, dopo questa sbandieratissima inaugurazione dell’ancora CHIUSO AL PUBBLICO, sarebbe bello rendere finalmente fruibile, dal vivo, il nostro patrimonio celato.
Articolo tratto dal quotidiano: Casteddu On Line.