Sant’Avendrace, a Cagliari, è un rione che figura tra le più antiche ed estese aree archeologiche della Sardegna che il Gruppo Cavità Cagliaritane, da anni, cerca di valorizzare con campagne di sensibilizzazione, escursioni, conferenze e altre iniziative. Territorio pressochè inaccessibile, è una sorta di paesaggio lunare, arido, ma non per questo meno suggestivo.
I siti speleo-archeologici di Sant’Avendrace sono ancor oggi chiusi al pubblico per varie vicende (vedasi ad es. le cronache dell’ultimo trentennio), anzitutto perchè la vasta e complessa area collinare (circondata da viale Merello, via Montello, viale Sant’Avendrace, via Maglias e via Vittorio Veneto) era, fino a non molto tempo fa, proprietà privata. Poi, i possidenti cagliaritani, a partire dai primi decenni del 1900 decisero di farla utilizzare anche dalla ex Italcementi per estrarre la pietra calcarea, onde fabbricare calce, cemento e altri derivati. Materiali edili che, se da un lato consentirono di ricostruire Cagliari dopo le bombe della guerra mondiale, dall’altro arrecarono gravi danni a centinaia di ipogei, talvolta minati e fatti saltare in aria, con i loro meravigliosi tesori: anfore, gioielli, armi e vari effetti personali dei defunti.
A questi argomenti gli esperti del GCC hanno dedicato anni di studi, e la passione per Tuvixeddu è stata così folgorante che a distanza di anni dalla prima esplorazione, continuano ad andar per grotte in quei luogi monitorando così le cavità locali, e intralciando il lavoro degli irrefrenabili tombaroli. Nello specifico, Marcello Polastri, ha pubblicato su Tuvixeddu la presenza di cavità sotterranee poco note al pubblico, pur tuttavia rilevate e documentate con i libri: Esplorazioni sotterranee a Tuvixeddu, edito nel 1994 e ristampato nel 1996, Tuvixeddu Vive sempre nel ’96, Cagliari, la città sotterranea (2001), Cagliari città di sotto (2007) e centinaia di articoli.
Nella prima edizione della Manifestazione CAGLIARI, MONUMENTI APERTI, patrocinata dal Comune di Cagliari, il Gruppo cavità Cagliaritane e l’associazione di volontariato turistico Amici di Sardegna, hanno aperto al pubblico una porzione di sepolcri e tombe, consentendo – per la prima volta – ai cittadini, di accedere ad un tesoro a cielo aperto. tutto ciò accadde nel 1997.
Seppure famose, sono inaccessibili ai più le necropoli collinari locali (fenicio-punica e romana), i resti dell’acquedotto romano, alcune cisterne medievali, insediamenti rupestri e numerosi passaggi sotterranei. Non solo: lungo il viale Sant’Avendrace, che rasenta le pendici collinari e porta il nome del V vescovo cagliaritano Venerio o Avendrace, appunto), sono visibili i resti delle più anctiche tombe e sepolcri romani.
La più celebre? …La Grotta della vipera: sepolcro gentilizio di Attilia Pomptilla e Lucio Filippo. Le incisioni in greco e latino che completano meravigliose poesie, ancora visibili sulla nura roccia della caverna, raccontano che nel 65 d.C., per volere di Nerone, i due amati sposi giunsero a Cagliari dove si consumò una struggente vicenda d’amore. Ma… questa, è un’altra storia.