Nicola Porcu. Più d’una volta lo incontrai a “le terrazze“, locale all’aperto che si affaccia sul limpido mare di Cagliari, a due passi dall’omonimo Hotel Calamosca edificato da suo padre. Nicola, classe 1946, aveva negli occhi la curiosità d’un bambino che al tramonto guarda le profondità del mare. Non a caso si appassionò delle antichità celate nei fondali marini.
Mise le mani, dopo millenni di oblio, sulle selci e le ossidiane lavorate, su altri manufatti nuragici ma anche dentro quel che resta dei relitti punico-romani e delle imbarcazioni tardo-medioevali. Un mondo a parte, il mare, calmo o burrascoso, che lo invogliò a creare una eccellente impresa di lavori subacquei.
Risale al 1982 la sua nomina a Ispettore onorario per l’Archeologia subacquea, allorquando aveva varcato per almeno 10 anni, chissà quanti scheletrici relitti sconosciuti ai più.
È in quelle navi sfatte, ed in un certo senso sfigate (giacché affondarono), che ritrovò lingotti e anfore integre.
È grazie a questi manufatti preziosi che poté superare, in oltre 40 anni di attività subacquee, i confini misteriosi dei mari, da illuminare sott’acqua ma anche all’asciutto. Facendo scuola a molti giovani, dispensando consigli, mettendo a disposizione il suo bagaglio di esperienze.
Quando mi invitò a visitare il deposito di antichità che custodiva gelosamente, “in collaborazione con gli archeologi”, in un caseggiato a due passi dal Faro di Cagliari, comunque accanto al mare, rimasi stupito.
Pensai al perché, molto spesso l’uomo, in una “fase” della sua vita, ritorna nei luoghi d’infanzia?
Anche se lui, a tutti gli effetti, rimase fedele al suo vecchio “parco giochi”, all’area di Calamosca e all’antistante mare di Sant’Elia, grazie al quale in un certo senso scoprì la passione per l’archeologia. Parte integrante della sua vita.
Ecco, lui era anzitutto appassionato di archeologia, poi un lavoratore esperto al servizio della scienza archeologica dei mari.
RIVELAZIONE. Mi parlò anche della mitica Atlantide. Disse, sorridendo sotto a quei baffi grigio scuro, che la Sardegna non è Atlantide: “la sua storia e la sua cultura, specialmente i resti delle civiltà sommerse nel mare, sono ancor più grandi e considerevoli del mito Atlantideo“. E poi via. A mostrare immagini di spedizioni incredibili.
MIGLIAIA DI IMMAGINI. E filmati, vecchie VHS. Mi chiese di realizzare una mostra sui tesori del mare:
“Metterò a tua disposizione tutto il materiale che ho“, aggiunse, per invogliarmi. Ma il tempo che talvolta vediamo scorrere come un fulmine a ciel sereno, specialmente quando è troppo tardi e del tempo sopraggiunge il ricordo, ha spezzato questa sua idea. E forse rimarrà tale, un’idea leggibile qui. A futura memoria?
Infatti chi potrebbe sapere se verrà colta, affinché il lavoro al sevizio della Sardegna e la passione di Nicola non tramontino. Eh già, come la luce d’un faro. O un tramonto sul mare…
…a Nicola Porcu buon viaggio, di cuore.
Nicola Porcu in pillole…
La sua esperienza pluridecennale si è concentrata con ricerche subacquee lungo le coste della Sardegna le lagune delle aree di Cagliari e di Oristano.
È lui lo scopritore di città sommerse e reperti preziosi, di diverse epoche.
Si è occupato in particolare dello studio del sistema degli approdi e dei nuraghi costieri, così dei porti antichi sommersi.
Parlava spesso delle bellezze celate nel mare di Sardegna. In particolare a Capo Malfatano.