Vestite di bianco danzano in cerchio intonando canti d’altri tempi. Di quelli che le nostre trisavole intonavano nel tepore del fuoco o, si racconta ancor più indietro nel tempo, nei circoli megalitici. All’improvviso, dopo istanti di profondo silenzio, alcune di esse aprono le braccia sul tetto di Cagliari, dall’altissimo piano superiore della Torre dell’Efelfante, ed è come se volessero spiccare il volo, come se volessero scrollarsi di dosso, con una invisibile ascensione, qualcosa che ci blocca o che ci limita… per far risorgere il nostro “Io“.
Sono una decina di donne felici. Alcune indossano maschere bianche auto-prodotte ed i loro occhi, i loro sorrisi, una volta posata la maschera, ci trasmettono pienamente l’emozione appena vissuta, rendendo le teatranti coinvolgenti, contagiose di positività nel teatro come nella vita reale.
Lo sanno bene le ragazze di Matrilineare, percorso teatrale made in Sardegna che ben presto potrebbe toccare nuove tappe oltre i confini isolani.
“Le donne da che mondo e mondo sono portatrici di vita e di pace e forse, noi donne, abbiamo disperso la capacità di raccontarci, di far con coscienza il passaggio culturale da madre a figli: Matrilineare vuole recuperare quelle sapienze e quelle competenze per farne una scrittura drammaturgica“.
Parole e intenzioni di Grazia Dentoni, attrice teatrale a capo, come una sacerdotessa nuragica, o una pixia, di Matrilineare, con il suo grande bagaglio di esperienze artistiche, amante dell’essenza più autentica della Sardegna: i suoni dell’isola, i suoi colori, l’ambiente, l’archeologia nuragica e la danza.
In una parola e detta in sardo, “su connottu”. Senza trascurare ed anzi, potenziando “i nostri sensi” che Grazia Dentoni inserisce, da anni, nei percorsi teatrali ai quali sta partecipando un sempre più ampio pubblico.
Quel pubblico che non è affatto spettatore, diventa un attore impegnato nel manifestare il proprio Io. Figlia del “Teatro di pace in Sardegna“, la rassegna teatrale Matrilineare si sta svolgendo in questi giorni a Cagliari sia nel centro storico che nelle aree ambientali periferiche, con la presenza di tante aspiranti attrici o, se preferite, di “attrici da scoprire“.
Vegetariana dall’età di 12 anni, scrittrice, regista e come detto attrice ma anche acrobata “impossibile da definire”. In questo modo, la stampa, ha scritto di recente su Grazia Dentoni che rivolge le azioni artistiche di Matrilineare “anche alla formazione del pubblico nell’ambito della produzione di spettacoli e di percorsi artistici esperienziali. Perché, sembrerà retorico, l’esperienza personale fa la differenza“.
“Ad accompagnarci è spesso la scoperta del canto nuragico Andimirronai, il canto dell’andare e tornare, che si cantava in cerchio“.
Perché Matrilineare arricchisce di sensibilità assopite, o “perdute”, quante tra le donne partecipano ai suoi laboratori, seguite passo dopo passo come nella danza, da figure simili alle antiche doule: donne d’esperienza e di vita vissuta che sanno controllare la propria emotività, che sanno essere obiettive e calme; che sono o diverranno capaci di trovar sollievo, di dar conforto e rassicurazione. A loro volta potranno dunque sostenere amorevolmente il prossimo, o ancor più, per esser donne d’oggi con i valori più belli della femminilità. “In questo modo, le donne che partecipano alle sessioni di Matrilineare, diventano parte integrante di una squadra di sostegno“, capace di scaricar le tensioni emotive e ricaricarsi, “attraverso anche il controllo del respiro, con positività“.
L’obiettivo di promuovere e amplificare il concetto di cittadinanza culturale, fa di Matrilineare un percorso coinvolgente per le comunità desiderose di crescere e di partecipare a gruppi di lavoro teatrale, usando location inusuali come l’ambiente naturale e i monumenti dell’identità, del vissuto cittadino: dal tempio di Astarte sul colle di Sant’Elia al Museo archeologico nazionale ad esempio, dalle umide caverne alle terrazze ventose delle torri medievali, passando per le cripte, sempre a Cagliari.
“Nella grotta-santuario di Santa Resituta abbiamo riscoperto quelle che erano le consuetudini delle donne stampacine nel portar i loro figli e affetti, in fondo a quel tempio sacro per risolvere problemi comunitari, stando in gruppo“.
Ed in effetti, nell’antichità, è ciò che accadeva allorquando le donne, ancora nel 1600, erano solite unirsi in gruppo nel sottosuolo per liberare, fisicamente, i figli da alcune malattie ed anche per esorcizzare la paura della perdita di una persona amata, per curarla, e con essa per intonare canti di gioia e di riscatto, per vivere meglio il domani e affrontar il presente.
Sono stati alcuni luoghi identitari cagliaritani le prime tappe di Matrilineare che hanno reso possibile, per moltissime persone, vivere un’esperienza stimolante e ritrovar quella parte del se che percepisce creatività, ciclicità ed armonia. “Ciò è avvenuto grazie a un percorso interiore che si manifesta in varie azioni artistiche, che sta dando voce a un cambiamento dell’umanità proiettandosi verso una ricercatissima epoca di armonia e di pace.
Nel rispetto delle energie creative, della natura, di una inevitabile evoluzione di coscienza, stando in gruppo e crescendo sempre in meglio“, conclude Grazia Dentoni.