Donatella Salvi

Va in pensione Donatella Salvi: grande archeologo cagliaritano

E’ andata in pensione alla fine dell’estate 2012 Donatella Salvi, la direttrice del Museo archeologico di Cagliari, studiosa e archeologa che ha indagato il sottosuolo da un capo all’altro della Provincia di Cagliari, pubblicando studi scientifici sulla nostra storia Sarda…

 

DONATELLA SALVI, ARCHEOLOGA IMPEGNATISSIMA, VA IN PENSIONE


Di lei hanno parlato i piu’ grandi quotidiani regionali sardi e le piu’ celebri riviste scientifiche di storia e archeologia hanno pubblicato i suoi studi sulla Sardegna fenicio-punica e romana.

 

 

 

Donatella SalviCapelli bianchi, brizzolati, semicorti. Vive roca, con un toni quasi timido, ma solo all’apparenza. Una sigaretta accesa  quegli occhi lucidi pieni di speranza.

Così ricordo Donatella Salvi quando la incontrai a Tuvixeddu, la grande area funeraria punico romana di Karales.

Avevo sedici anni. Mi trovavo con un gruppo di coetanei nel colle delle grandi necropoli e lei, a ridosso della sterrata via Falzarego, scavava tra cumuli di macerie, sul terreno, attorniata da una equipe di archeologi. Indagavano una tomba punica.

E passavano al setaccio polveri vecchie di secoli, alla ricerca di reperti e manufatti.

 

In mezzo a quel gruppo di studiosi spiccava la sua folta chioma: quel ciuffo di capelli d’argento smosso da uno sferzante maestrale, incorniciava un viso gaudente. Tra noi corse uno sguardo veloce e fu subito feeling. Un feeling sottile eppure tenace tra speleologia e archeologia, tra adulto e adolescente.

Si presentò, incuriosita dalla mia presenza e dai ragazzi che mi seguivano. Ci prese in simpatia appena seppe che a condurci a Tuvixeddu, era stata una grande e incontenibile passione per la storia .

Dopotutto aveva ragione: alle quotidiane spremute di telefilm e partite a calcetto preferivamo esplorare il sottosuolo. Quando io e Diego Scano (che del Gruppo Cavità Cagliaritane è vicepresidente) scoprimmo un gruppo di antichi manufatti, proprio in una tomba della necropoli a ridosso di Sant’Avendrace, la Salvi si mostrò entusiasta e prese in consegna i reperti, rassicurandoci: “li avete strappati ai tombaroli e verranno valorizzati”.

 

Accadde una seconda ed una terza volta. Durante le mie esplorazioni sotterranee ho avuto modo di consegnare dopo fortuite scoperte vari manufatti: gli occhi dell’archeologa brillavano dinnanzi ad una moneta romana impolverata, di fronte alla storia e al creato-materiale dell’uomo antico. Anche se quei reperti affioravano da un terreno sormontato dalle moderne macerie e dai preservativi.

Anfore ritrovate nelporto di CagliariDa responsabile dei cantieri archeologici cagliaritani, ha studiato e scavato tra i fanghi putridi della Laguna di Santa Gilla, rinvendendo maschere di terracotta uniche e rare. Poi ha scavato in viale Trento, resti antichi e muri di pietra.

 

Si è inoltrata nel sottosuolo di Tuvixeddu, poi ha curato gli scavi nella Basilica di San Saturno, sempre a Cagliari, e a Quartucciu nella polverosa necropoli di Pill’è Matta, alternandosi tra lavoro d’ufficio (in piazza Indipendenza) e numerosi cantieri archeologici sparsi a macchia di leopardo, da studiare con pennello con piccozza in mano.

Donatella Salvi è stata e rimarrà una figura importante e influente nel panorama dell’archeologia sarda e, diciamola tutta, anche dell’edilizia: ogni qualvolta una squadra di operai ritrovava in un cantiere edile reperti archeologici o brandelli di civiltà, gli uffici della Soprintendenza archeologica incaricavano quasi sempre lei per effettuare i sopralluoghi, per relazionare sullo stato delle possibili scoperte.

E’ anche affezionata alla speleologia, specie alla speleologia urbana: si offrì di introdurre uno dei miei primi libri sull’argomento, firmando da Direttore archeologo la premessa per un grande studio su Cagliari sotterranea.

Abbiamo avuto qualche scontro per punti di vista differenti, ad esempio sul fatto che gli archeologi, spesso, tendono a pubblicare a posteriori, dopo lunghi anni, gli studi e le notizie su aree archeologiche troppo spesso chiuse al pubblico, tenute nascoste a quanti amano la storia, e paradossalmente affollati di rifiuti, o violentati dalle mani dei tombaroli.

Una volta mi disse: “ho notato che in tv hai mostrato un reperto archeologico mentre esploravi un pozzo sconosciuto ai piu’, guai a toccarlo, dillo ai tuoi operatori, potreste alterare la situazione archeologica”.

Cantiere archeologico in Via Mameli a CagliariVedete: era attentissima anche a seguire in tv gli sviluppi su studi e ricerche in campo storico e archeologico.Ma era anche disponibile al dialogo, propensa all’ascolto.

Ricordo anche la sua perseveranza a sminuire situazioni impegnative, a tratti paradossali: parlo’ personalmente con un Sovrintendente archeologo che ci denunciò ai Carabinieri (o quasi…) quando per le tecamere di Mistero, su Italia 1, annunciai con una equipe speleologica la scoperta e la imminente messa in onda di un servizio speciale su una chiesa sotterranea celata e strapiena di rifiuti.

Mi esortò a porre fine a qualsiasi polemica e cercare, nuovamente, un dialogo con il Soprintendente: “tutti possiamo sbagliare, disse con un sorriso”. Così fu. E lei si mostrò, ancora una volta, felice e sorridente.

Mentre chiacchieravamo nei suoi studi di piazza Indipendenza, davanti ad un caffè a due pasi dalla Torre di San Pancrazio mi disse, tra una sigaretta e l’altra, che l’unica sua preoccupazione era un processo, nel quale si trovava coinvolta. Una situazione spinosa, inerente la grande necropoli fenicio-punica e romana di Tuvixeddu. Guardacaso il luogo nel quale la incontrai la prima volta. “Tu sai bene – concluse – che io a quel colle tengo parecchio, lo amo, e mai nulla farei per danneggiarlo. Perchè amo Cagliari, la sua storia e le sue manifestazioni umane. Da salvaguardare costi quel che costi”.

Auguri dunque, all’archeologa (forse la piu’ nota a mio avviso) che ad oggi Cagliari ha avuto.

Marcello Polastri

 

 

L’immagine di Donatella Salvi è tratta dall rivista Mediterranea on line.

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