Sensazionale scoperta a cagliari: riaffiora lo scheletro di un uomo alto 180 centimetri e che i giornali regionali hanno battezzato come “gigante”.
Lo hanno ritrovato gli archeologi. Lo hanno osservato tanti passanti…
IL “GIGANTE” DELLA MARINA
testo e foto
di
Marcello Polastri
Nei giorni scorsi mi trovavo di passaggio nel quartiere della Marina a Cagliari dove sono in corso gli scavi archeologici nel suolo sacro della vecchia Chiesa di Santa Lucia.
“Marcello, Marcello…” mi chiamano dal cantiere, separato dalla strada da una inferriata e assi interessante perchè unisce la storia al presente, in quanto storia e presente convivono in un modo trasparente, dove tutti possono osservare lo scavo archeologico grazie ad una semplice recinzione di ferro.
Gli archeologi intenti a scavare, venerdì 9 marzo 2012 tra i ruderi della vecchia Chiesa mi invitano ad entrare. Non ci penso due volte e oltre il cancello mi accoglie l’architetto Marco Cadinu (che intervistai nel recente passato) e Marcello Schirru.
A catturare la mia attenzione, in quell’istante, è lui: uno scheletro di grandi proporzioni deposto in una fossa appena scavata dalle sapienti mani dei ricercatori.
“Questa scoperta è insolita” affermano i maggiori quotidiani. Ed in effetti è così, data l’altezza dello scheletro. Insolita perchè fa pensare ad un gigante, anche se potrebbe trattarsi di un uomo normale, non un “marziano”. Pur tuttavia, lo scheletro, avrebbe dimensioni eccezionali anche per l’epoca inerente il decesso dell’individuo, vale a dire il 1500 o forse il 1600. Un uomo alto oltre un metro e 80 cm.
“Marino” (nome inventato) è rimasto per secoli nel silenzio tombale del quartiere Marina, in uno spiazzo antistante la chiesa, e sulle sue fragili ossa protette dalla terra parcheggiavano auto, sostavano i cassonetti della spazzatura. Fino all’altro ieri, quando le mani degli indagatori del passato lo hanno intercettato.
E, a proposito di mani, lo scheletro ha le falangi decisamente grandi. Quell’individuo che ora è ridotto ad un ammasso di ossa ancora composte, le ha tenute chiuse a lungo le sue grandi mani, chiuse in prossimità dello stomaco, leggermente sul suo fianco destro.
Due immagini esclusive del ritrovamento.
Questa deposizione non è quindi casuale e avrà il suo significato da ricercare nelle pieghe della storia.
Al momento della scoperta, tanto entusiasmo ha reso lucidi gli occhi degli archeologi e dei paleo-antropologi intenti nelle delicate operazioni di scavo.
Si sapeva bene che sotto la Chiesa semidistrutta di Santa Lucia era presente un cimitero o meglio, alcune cripte zeppe di salme, mentre altri corpi umani erano stati sepolti sotto gli altari, soprattutto nelle cappelle laterali.
Ora le notizie corrono veloci, sul web e nei giornali locali. “Data l’altezza inusuale per i Sardi e i Cagliaritani” – si legge nei giornali cartacei di oggi – “i ricercatori pensano che lo scheletro fosse un forestiero”, uno straniero giunto via mare nella nostra isola.
Nei registri della chiesa risalenti al 1500-1600 figurano però alcune sepolture di tanti Francesi sbarcati a Cagliari, al tempo di lontanissimi traffici marittimi.
Di sicuro, questo ritrovamento aumenterà le conoscenze sugli abitanti cagliaritani della Marina e della Sardegna. Anzitutto andrà datato.
Fin d’ora dimostra una cosa: i giganti, intesi come uomini alti e che non passavano inosservati, sono esistiti anche quattrocento anni fa. Ma vanno intesi come uomini alti, tutto qui.
Ed è un bene che stiamo qui a parlarne, è bene aver osservato questo grande scheletro mostrato alla collettività dagli archeologi intenti in uno scavo.
Diversamente, magari qualcuno avrebbe fantasticato su uno scheletro alto 4 metri sentendo la notizia del ritrovamento. Un po come accadde quando, nella zona di Pauli arbarei e Villmar intervistai cittadini che si definiscono ancor oggi testimoni occulari di scoperte riguardanti scheletri giganti, volutamente accantonate… dalla scienza ufficile, dicono.
Grazie a Marco Cadinu e Marcello Schirru per l’invito ad accedere e documentare, agli archeologi (Donatella Mureddu, Daniela Musio, Silvia Marini e Maily Serra) ai paleoantropologi (Patrizia Martelli e Rosalba Floris) che hanno messo a disposizione le proprie competenze mostrandoci una interessante scoperta.
Cagliari non smette di stupire. La Chiesa di Santa Lucia, protettrice della vista, ha consentito di gettare uno sguardo oltre il velo del mito, nel cuore della storia con chi, la storia, ama setacciarla, pietra dopo pietra, strato dopo strato.
Marcello Polastri
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