In viale San Vincenzo, nelle immediate vicinanze di viale Buoncammino, una piccola porta in ferro consente di accedere ad una delle più insolite meraviglie della città di Cagliari, che solo pochi esperti del sottosuolo hanno avuto modo di visitare.
È la grotta artificiale de “Su Stiddiu” (cioè “della goccia”), che si estende sotto un lungo tratto di viale Buoncammino ed è interamente scavata nel calcare.
A causa di un fenomeno di stillicidio questi ambienti sono sommersi, cosa che ha reso indispensabile per esplorarli l’utilizzo di canotti e soprattutto una buona dose di esperienza. Il risultato di queste esplorazioni sono paesaggi di una bellezza inusuale e dai colori straordinari. Recentemente il livello dell’acqua è diminuita notevolmente, con tutta probabilità in seguito ai lavori effettuati sulla rete idrica che ne ha ridotto le perdite.
Ciò ha permesso di individuare nuovi antri, che hanno consentito nuove ipotesi sull’utilizzo di quest’insolito bacino idrico, secondo alcuni di origine punica.
È soprattutto grazie all’attività degli speleologi se riusciamo a farci un’idea di questi luoghi. Sono numerosissimi a Cagliari i “turisti del sottosuolo”, così vengono spesso appellati coloro che scelgono di scendere nei meandri della terra per carpirne segreti e incanti. La speleologia urbana non è un semplice sport, ma un’attività antichissima che popola la nostra città già dal lontano Medioevo.
Marcello Polastri, speleologo e giornalista, ha voluto raccontarci la storia del lago sotterraneo, o meglio, dei “laghetti di piazza d’Armi”, uno dei quali, detto “della Frana”, si è recentemente prosciugato.
Quel vuoto sotto la città, che da molti viene percepito come una minaccia, tuttavia ammalia e seduce chi lo visita.
È dello stesso avviso Polastri, che da 15 anni, da quando era un adolescente, cerca in tutti i modi di valorizzare un mondo che spesso viene giudicato un po’ scomodo:
“Ancor oggi c’è chi vede il sottosuolo come un nemico, quasi fosse un pericolo che genera solo frane e problemi, oppure, come nella visione medievalistica, quasi fosse un non-luogo astratto e da evitare, perché sporco, poco pratico, quasi infernale.
Invece è tutt’altro. Da anni cerco di far arrivare questo messaggio: la culla della civiltà cagliaritana è nata nella città sotterranea, nelle innumerevoli grotte nascoste sotto i nostri piedi, sotto le strade che percorriamo tutti i giorni.
Il paradiso di sogni e desideri antichi e recenti è proprio il sottosuolo, teatro delle fatiche, ma anche delle conquiste umane”.
Nello studio di questi ambienti sono tante le discipline che si incontrano e si compenetrano: archeologia e speleologia sono due di queste. Hanno approcci diversi, strumenti diversi, ma il medesimo intento di cercare la verità delle cose, andando oltre ciò che sta in superficie.
Nonostante i numerosi appassionati, ci sono ancora antri e cunicoli chiusi pubblico, incapaci dunque di raccontare la loro storia.
In un’epoca in cui ci si preoccupa troppo di stare al passo coi tempi o di proiettarsi nel futuro, forse si dimentica di investire sul passato e su quelle che sono le nostre radici, che per antonomasia affondano e prendono nutrimento proprio dal sottosuolo.
Articolo scritto da Roberta Pitzalis, leggibile sul portale internet istituzionale del Comune di Cagliari.