Cagliari. Si è svolta il 24 Febbraio la giornata di studio sul dissesto idrogeologico nel quartiere di Piazza d’Armi a Cagliari, ricco di cavità sotterranee espolorate dal Gruppo Cavità Cagliaritane che, su iniziativa del Comitato di quartiere di via Peschiera, la zona famigerata dei crolli, ha partecipato con una relazione alla giornata di studio. Coinvolto l’ampio pubblico ma soprattutto gli esperti e i docenti che lavorano, in sinergia, per risolvere il problema che affligge Cagliari: crolli, voragini, smottamenti…
Si è svolta a Cagliari il 24 febbraio 2011 nella facoltà d’Ingegneria l’importante giornata di studio fortemente voluta dal Comitato spontaneo dei cittadini di via Peschiera. Il comitato spontaneo, nato dopo la voragine dell’agosto 2008, ha chiamato a raccolta esperti e tecnici in una giornata di studio.
Tra gli organizzatori, anche il Gruppo speleo-archeologico Cavità Cagliaritane che in apertura della giornata, su invito del presidente del Comitato Patrizia Tramaloni, ha preso la parola con una relazione di Marcello Polastri.
Il Presidente del GCC ha ricordato che quella dell’8 agosto 2008, era “l’ennesima voragine che interessava un quartiere tutto cavo, ricco di grotte e cunicoli, alcuni valorizzabili, altri da chiudere, altri ancora da aprire e sispezionare ed infine, cavità visibili sono con i moderni sistemi laser, comunque da conoscere per pianificare un intervento serio e risolutivo”.
LO STUDIO
“In attesa di conoscere l’esito dell’indagine geognostica condotta dall’equipe del geologo Mauro Pompei, gli abitanti del rione-gruviera continuano a vivere nella paura” afferma anche l’Unione Sarda in un articolo del 25 Febbraio 2011. L’ennesimo che ci offre un resoconto della situazione crolli in piazza d’Armi.
Si auspica, anche in seguito della giornata di studio che ha chiamato a raccolta grandi esperti e docenti di fama mondiale, che i lavori di messa in sicurezza partano il prima possibile. Ma, ancor prima, è necessario conoscere a 360 gradi il sottosuolo, prima di agire, per non fare errori e valutare il valutabile: quante grotte e quali grotte sono presenti? Dove si estendono? Sono tutte valorizzabili?
Ancora: le lesioni a case e palazzi finiranno se si interverrà nelle grotte sottostanti o adiacenti?
Sono stati alcuni dei quesiti formulati durante l’incontro promosso dal comitato di quartiere nell’aula magna del Dipartimento di Geoingegneria della Facoltà di Ingegneria, La giornata di studio era finalizzata a valutare iniziative, proposte e progetti per il consolidamento della zona dei crolli (da piazza d’Armi a via Turbigo). Presenti docenti, tecnici ed esperti di Regione, Provincia e Comune.
I PROTAGONISTI
Ma i veri protagonisti – leggiamo sui giornali – sono stati gli abitanti che – era prevedibile – hanno affollato la sala.
«Siamo venuti», ha detto Antonio Morelli (a L’Unione Sarda), 71 anni, residente in via Marengo, «per capire cosa succederà dopo l’ultimazione dell’indagine. Siamo in apprensione, vogliamo risposte. Il palazzo in cui abito è storto come la torre di Pisa.
Ho subito danni materiali e morali. Vorrei sapere di chi è la colpa e chi si farà carico dei danni e della messa in sicurezza». A pensarla così anche Paolo Salis, 65 anni, di via Castelfidardo.
«Si sta facendo l’indagine del sottosuolo ed è un bene», ha commentato, «ma il futuro resta incerto».
In sala anche il 27enne Mauro Ruiu che un anno fa fu costretto a lasciare la sua casa pericolante per trasferirsi in affitto a Pirri. «Vorrei tornare nel mio quartiere», ha detto, «ma non è possibile.
Prima è necessario che il rione sia messo in sicurezza e ho la brutta sensazione che passerà molto tempo».
ESPERTI
«Mancano le ultime tomografie», ha detto Patrizia Tramaloni, portavoce del comitato, «dopodichè l’indagine potrà dirsi conclusa. Sappiamo, inoltre, che c’è un accordo di programma tra Regione e Ministero dell’Ambiente per stanziare 2 milioni di euro da destinare alla messa in sicurezza. Il nostro auspicio è che il rione diventi una roccaforte che ci consenta di vivere una vita normale».
Il primo marzo alle 16 nuovo incontro in piazza d’Armi.
Cosa è accaduto l’8 agosto 2008?
In via Peschiera una improvvisa e spaventosa voragine risucchiò un’auto a 5 metri di profondità, distrusse i sottoservizi e provocò lesioni alle abitazioni riportando a galla il problema dei crolli in un’area storicamente considerata a rischio.
Poi, il 22 ottobre 2008, le piogge alluvionali causarono nuove ferite agli edifici, al punto che nell’autunno 2009 i residenti di due palazzine di via Castelfidardo furono sgomberati. Allora il gruppo Cavità Cagliaritane inviò alle amministrazioni una dettagliata relazione, inserendo nella stessa le immagini del sottosuolo che gli speleologi indagarono, e scoprirono in condizioni critiche e preoccupanti. A distanza di oltre un anno la situazione resta critica.
UN NOSTRO ARTICOLO DEL MESE DI GENNAIO 2011
Due anni di studi e indagini silenziose. Poi la notizia dell’improvvisa scomparsa del lago sotterraneo trapelata di recente e ora, contro i crolli e le voragini che hanno messo in ginocchio la centralissima Piazza d’Armi, che stanno faccendo scappare i cittadini da una delle aree più trafficate della città, scendono in campo Università, speleologi e i cittadini del comitato di quartiere.
Tutti uniti per dire no, con una solenne giornata di studi scientifici, al “fenomeno sotterraneo” dei crolli e delle voragini, quindi al degrado logora da tempo il sottosuolo di Cagliari, nella parte alta della città.
Da un’idea del Gruppo Cavità cagliaritane e del comitato spontaneo di cittadini, nasce una sinergia che unisce le sitituzioni come Provincia, Comune e Università. L’incontro si terrà il 24 Febbario prossimo, proprio in piazza d’Armi, cuore del problema. Interventi a pertire dalle ore 9 e seguenti. A introdurli sarà un video documentaristico del Presidente del GCC Marcello Polastri che ha intervistato gli abitanti della zona, i primi e diretti interessati al problema. Nel video scorreranno immagini d’archivio della zona interessata dai crolli, risalenti all’Ottocento, ai primi del Novecento e immagini dal sottosuolo.
Già fervono i preparativi del Comitato spontaneo di quartiere che si è rivolo agli esperti del Gruppo cavità cagliaritane coordinati dal Presidente Marcello Polastri e da Patrizia Tramaloni, alla guida del Comitato di cittadini nato dopo la voragine che nell’agosto 2008 ingoiò un’auto in via Peschiera. E, solo per fortuna, la tragedia è stata sfiorata.
La Giornata di studio, dal titolo “La messa in sicurezza del sottosuolo in ambiente urbano caratterizzato da cavità e rischio idrogeologico: esperienze, proposte e orientamenti” affronterà con esperti che giungranno da Roma, Milano, Napoli, “il caso del quartiere da Piazza d’Armi a Tuvumannu”.
L’iniziativa è sostenuta dalla Provincia e dal Comune di Cagliari, e si avvale della collaborazione della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari peraltro ubicata in Piazza d’Armi e quindi attratta dall’ esigenza di approfondimenti sul tema delle sottostanti grotte, dei laghi sotterranei e dei fenomeni ad essi ricondotti per adesso in via ipotetica.
I relatori stanno preparando gli studi da mostrare nella giornata di studio: relazioni, rilievi e soprattutto i risultati delle esplorazioni speleologiche che, affidate a Marcello Polastri, vanno avanti da ben 2 anni sotto la città. “Abbiamo raccolto materiale a sufficienza per programmare una azione concreta contro il problema che affligge i cittadini, preoccupa le istituzioni e giorno dopo giorno si allarga”.
In questi giorni, una equipe televisiva sta effettuando le interviste ai cittadini interessati a dire la propria, sui problemi che stanno affliggendo la città, di quanti “hanno perso la casa sobbarcandosi un mutuo”. Perchè il problema dei crolli sta minando la serenità di cittadini e amministrazioni, di pubblico e privato.
Le voragini hanno interessato nel raggio di ben 3 km quadrati strade pubbliche, cortili e case di privati!
Quindi gli speleologi del GCC che da anni esplorano le sottostanti grotte, uniranno ai metodi di indagine infrarossi e al diretto contributo scientifico del Perdonale universitario, il quadro di indagine per valorizzare la zona di Piazza d’Armi. Che velocemente si sta spopolando: i cittadini tempono crolli e smottamenti, chi ha pagato il mutuo della casa ha conosciuto lo sfratto forzato per il timore della pubblica sicurezza.
Un problemma che va risolto ma, prima ancora, conosciuto a fondo!
Dettagli dell’evento:
L’iniziativa si svolgerà non a caso nell’Aula Magna del Dipartimento di Geoingegneria e Tecnologie Ambientali dell’Università di Cagliari con un programma dei lavori che è finalizzato ad acquisire elementi tecnici e scientifici a supporto degli interventi di consolidamento e messa in sicurezza dell’area urbana sopracitata, interessata negli ultimi decenni da fenomeni di grave instabilità, quali smottamenti, voragini, cedimenti di edifici, che rappresentano il sintomo di un sottosuolo pregiudizievole per la pubblica sicurezza. Ciò soprattutto a seguito degli ultimi eventi alluvionali del 2008.
Dal recupero del quartiere deriva anche la possibilità di favorire uno sviluppo integrato del compendio Tuvixeddu e Tuvumannu, quali parti integranti di un territorio urbano destinato ad una forte evoluzione e valorizzazione.
Il Comitato di quartiere, dice la portavoce, Patrizia Tramaloni, intende trasformare questo sogno in realtà, attraverso una preventiva e attenta analisi del problema, sotto i vari aspetti, organizzativi, tecnici, scientifici, amministrativi, per arrivare ad una potenziale best practice, ossia un modello di intervento sul territorio locale caratterizzato da dissesto idrogeologico, cavità antropiche e naturali, materiale detritico incoerente per originarie attività di estrazione mineraria, esportabile e trasferibile in contesti urbani similari.
E’ un problema la cui pratica attuativa di risoluzione, se riferito a determinate caratterizzazioni geologiche e geognostiche di un ambiente urbano, aggiunge Tramaloni, potrebbe diventare di ausilio e supporto per altre realtà similari in città, in Sardegna, in Italia, in quanto espressione di una tipologia di intervento organizzativo che nasce a monte dalla collaborazione fra Amministrazioni locali competenti, il Dipartimento di Prevenzione e Protezione Civile Nazionale, il Ministero dell’Ambiente, gli stessi cittadini e abitanti del luogo che interagiscono con gli amministratori locali ed i tecnici demandati allo studio e monitoraggio delle condizioni del sottosuolo e degli edifici compromessi dai fenomeni calamitosi”.
Una sorta di mobilitazione collettiva che chiama a raccolta la disponibilità organizzativa dei privati in sinergia coi dipartimenti della PA, a tutti i livelli di competenza territoriale.
Al momento pare sia stato già sottoscritto tra la Giunta Regionale ed il Ministero dell’Ambiente un Accordo di Programma, finalizzato alla mitigazione del rischio idrogeologico, trattandosi di condizioni del sottosuolo diffusamente compromesse, non affrontabili dal singolo cittadino e non superabile da interventi parziali “tampone” per problemi di subsidenza e aperture di voragini, anche di tipo sinkhole.
Il Comune di Cagliari potrebbe (forse dovrebbe) assumersi il ruolo di Soggetto Attuatore degli interventi.
A questa Giornata di studio seguirà una Tavola Rotonda con tecnici, esperti ed amministratori, affinché si arrivi ad uno status di consapevolezza diffusa, “…non di parte”, precisa Tramaloni, della necessità e urgenza di una pianificazione amministrativa compartecipata per l’attuazione degli interventi di risanamento e consolidamento del sottosuolo nel quartiere.
GRUPPO CAVITA’ CAGLIARITANE
Centro studi e ricerche G.C.C.
Segue un articolo tratto da L’Unione Sarda del 5 gennaio 2011.
Scomparso, forse una volta per tutte, il bel lago sotterraneo di Cagliari.
Ingoiato da un apparente mistero, con tutta quella massa di acqua pulita che lo alimentava.
A dare la notizia è il Gruppo speleo-archeologico Cavità Cagliaritane e il Circolo Sesamo 2000, per voce degli speleologi Marcello Polastri, Diego Scano e Antonello Floris che – impegnati da tempo nel monitoraggio del sottosuolo di Cagliari – si sono calati nelle viscere di piazza d’Armi e hanno constatato con vivo stupore che il grande lago sotterraneo si è prosciugato.
L’acqua, secondo gli esploratori che hanno una lunga esperienza nel sottosuolo cittadino, ritirandosi ha disostruito un foro sul fondo del lago nel quale gli speleologi si caleranno prossimamente per meglio conoscere gli sviluppi del complesso sotterraneo che ospitava il lago, in origine esteso oltre mille metri quadri!
A pensare che quel bacino idrico largo oltre 40 metri, lungo 30 e profondo nel punto massimo 6, è stato decantato e immortalato nei libri che lo stesso Polastri, giornalista e presidente del gruppo speleologico – ha pubblicato e mostrato nei programmi televisivi sulla Sardegna: il lago, con i suoi corsi d’acqua laterali, era suggestivo per le tonalità azzurre e verdi dell’acqua.
Le ripetute analisi delle acque con campioni prelevati dal GCC, negli anni era risultata ripetutamente clorata, limpida, forse potabile e quindi proveniva in prevalenza dalla rete idrica metropolitana.
Marcello Polastri infatti sosteneva da tempo, specie in alcuni srevizi televisivi e nella sua tramissione tv “Dedalo”, che le acque dei laghi provenivano oltre che dalle piogge, dalla rete colabrodo.
La convinzione derivata da un fatto: “in fondo ai laghi – racconta Polastri – abbiamo scoperto ampie stanze sulle cui pareti sopravvivono isolanti in porcellana e lampadine che in periodo bellico venivano usate per la linea elettrica. E’ un segnale evidente – conclude il Presidente del GCC – che durante le bombe del 1943 le grotte erano asciutte”.
Quindi, da un lato, gli speleologi hanno svelato il mistero dei laghi e degli allagamenti che si è protratto per decenni e potrebbe aver contribuito a causare smottamenti, frane e cedimenti nell’area alta della città, tra piazza d’Armi e via Is Mirrionis lato via Marengo.
Secondo gli esperti, l’acqua del lago si sarebbe ritirata celermente, in seguito alla recentissima riparazione delle condotte idriche sottostanti piazza d’Armi.
“E’ positivo – raccontano – che la condotta idrica che alimentava i laghi è stata finalmente riparata, ma sarebbe auspicabile, a maggior ragione in questo momento, approfittare dell’assenza del lago per consolidare, una volta per tutte, le caverne che nel tempo hanno reso instabile il sottosuolo. E, magari, renderle in futuro fruibili al pubblico, garantendo alla città la giusta sicurezza!”.
Non a caso, al posto di un fondo sabbioso, al posto del lago sorgono ora grandi masse calcaree che erano sommerse e fino ad oggi non visibili. Quei massi provengono senza alcun dubbio dalla volta della grotta, usata nei secoli come cava di pietra calcarea forse creata dagli antichi Romani, forse riutilizzata nel Medioevo.
“La grotta venne usata come rifugio antiaereo durante i bombardamenti del 1943. Una volta abbandonata, negli anni ’60, in concomitanza con le modifiche al piano stradale apportate nella soprastante piazza d’Armi e nell’adiacente viale Merello, forse giunsero le prime perdite della rete idrica. E la grotta – secondo i libri di Marcello Polastri – si allagò”. Da ll’altro giorno, però, non cadono più gocce dalle volte del sito: è scomparsa l’anomala pioggia sotterranea e così il grandioso lago dei misteri.
Il Gruppo Cavità Cagliaritane ha reso noto che a Febbraio si terrà a Cagliari una giornata di studio sui problemi legati al sottosuolo di Cagliari.
Sopra: una vecchia immagine del lago oramai scomparso. Domani pubblicheremo le altre immagini delle recenti ricognizioni. Sempre su questo sito.