Giovanissimo muore per Ameba mangia cervello dopo un bagno nella piscina

Un giovanissimo è morto in India dopo aver contratto un’infezione causata da   “Ameba mangia-cervello”. Nome scientifico: Naegleria fowleri. Un parassita temibile e ancor oggi trascurato seppure meriterebbe attenzioni e precauzioni. 

È stato infatti scoperto che il ragazzino di appena 14 anni, si era tuffato in una piscina nella quale l’acqua non era stata trattata adeguatamente trattata.

Si ipotizza che per questo motivo avrebbe contratto l’infezione letale. Nonostante sia stato trasportato in ospedale, poco dopo aver perso i sensi, non è sopravvissuto durante il celere intervento dei medici. 

La situazione preoccupa  la popolazione e le autorità sanitarie, che sono all’opera per cercare di contenere la proliferazione di questo organismo.

Perché quello capitato alla giovane vittima quindicenne, sarebbe tutt’altro che un caso isolato.

Basti pensare che un’analoga tragedia, sempre nella regione indiana del Kerala, ha addirittura colpito una terza persona, quasi certamente vittima del parassita in un arco temporale brevissimo, di appena due mesi.

L’ameba mangia cervelli

Prima di lui, il 21 maggio 2024, è morta una bimba di 5 anni di Malappuram e poi, il 25 giugno, una ragazzina di appena 13 anni di Kannur, sempre in India: entrambe avevano perso la vita per lo stesso motivo.

Avevano fatto un bagno in acque dolci quasi certamente “inquinate” dalla presenza del terribile parassita. 

Notizie poco rassicuranti diffuse da numerose testate giornalistiche anche italiane come ad esempio Il Fatto Quotidiano

L’ameba mangia Cervelli, schema della sua forma.

Ma, più nello specifico, cos’è l’ameba mangia cervello?

Anzitutto va detto che questo parassita vive nelle acque dolci e calde di tutto il pianeta, prediligendo laghi, pozze d’acqua stagnante, fonti termali, fiumi e dunque vasche o piscine maltenute.

Brain-eating amoeba infection.

La “mangia-cervelli” NON SOPRAVVIVE però in acque salmastre. Ancor meno in quella salata del mare, e non può esser trasmessa da persona a persona.

Questo strano essere, l’Ameba, entra nel nostro organismo attraverso il naso o le orecchie e raggiunge il cervello, dove provoca la meningoencefalite amebica primaria (PAM).

Nell’uomo un’infezione da N. fowleri  causa appunto questo tipo di malattia estremamente grave e in altissima percentuale letale.

La meningoencefalite amebica primaria (PAM o PAME) colpisce il sistema nervoso centrale con il suo temibile andamento rapido: se non diagnosticata e curata celermente, con dei farmaci speciali, conduce alla morte nell’arco di una settimana.

E’ una malattia che causa la distruzione del tessuto cerebrale e il rigonfiamento dell’organo portando quasi sempre alla morte, dopo aver subito e sopportato dolori lancinanti,  capogiri, nausea, perdita di coscienza. Infine la morte. 

Sintomi e pericolosità della PAM.

I sintomi dell’infezione si manifestano tra 1 e le 2 settimane al massimo dopo il contagio e possono comparire quando oramai è tropo tardi, in coincidenza con rigidità del collo, convulsioni e coma.

Un’infiammazione del genere è estremamente pericolosa: il tasso di mortalità è addirittura del 97%.

Sardegna, una bella cascata 

La maggior parte dei casi di decesso per simili contagi, avvengono solitamente entro una settimana dalla comparsa dei primi sintomi.

Poco rassicuranti i dati che ci giungono dall’America del Nord dove sono stati registrati solo cinque sopravvissuti alla PAM. Tra essi la giovane Kali

Kali, sopravvissuta all’intenzione della terribile Ameba mangia cervelli in Arkansas. Foto di Danny Johnston.

La meningoencefalite amebica primaria causa, se contratta, segni neurologici focali.

Il quadro può evolvere rapidamente a coma e morte e la diagnosi si basa sull’isolamento dell’ameba dal liquido cefalorachidiano o spesso da materiale autoptico.

La ricerca in Italia e l’importanza della prevenzione. 

Uno studio condotto dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli e coordinato dal presidente Siaip, Michele Miraglia del Giudice, ha analizzato casi di PAM in oltre 20 paesi, confermando il legame tra l’infezione e l’uso di acqua non trattata per i lavaggi nasali.

Nessun protocollo 

Non esiste un protocollo terapeutico standard, sebbene alcuni farmaci sembrano avere buon effetto come l’amfotericina B, antifungo attivo su Naegleria fowleri.

Tuttavia i pazienti sopravvissuti sono, in tutto il mondo, meno di una decina.

dune di piscinas

L’infezione da Naegleria fowleri sembra essere un evento raro in Italia dove ad oggi è stato finora accertato un unico caso.

Anche il nuoto in piscina costituisce un fattore di rischio  se le acque e i filtri della stessa non vengono puliti con accuratezza e regolarità: per prevenire la diffusione del Naegleria fowleri è fondamentale un’adeguata clorazione dell’acqua in genere una concentrazione di cloro di 0,5 mg/l. 

Il trattamento consiste in una combinazione di antibiotici sistemici e intratecali.

Ameba mangia cervello

Marcello Polastri

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