SOS degli ambientalisti e dei pescatori per la laguna di Santa Gilla nel dopo alluvione

Cagliari. Grande apprensione delle cooperative dei pescatori della Laguna di Santa Gilla che, non solo ha mutato aspetto, cambiando colore per via del fango rossiccio, piuttosto per un paventato “blocco” delle attività di pesca su intervento della ASL, dopo le abbondanti piogge di questi giorni.

La laguna di Santa Gilla in una immagine di Marcello Polastri

Visitando la laguna di Santa Gilla…

 
“Nello stagno di Santa Gilla si teme infatti l’alterazione dell’ecosistema  lagunare, causa i fanghi e altre sostanze che dalla zona di Capoterra e di Elmas, si sono riversate nel compendio lagunare di Santa Gilla” affermano gli ambientalisti di Sardegna Sotterranea. E dunque, dato questo potenziale pericolo, la ASL potrebbe sospendere in via precauzionale le attività di pesca. 
 
Cresce in queste ore la preoccupazione dei  pescatori che lavorano nella laguna: “siamo stati contattati dagli  operatori locali che  – afferma Marcello Polastri del team esplorativo Sardegna Sotterranea – temono  di dover sospendere immediatamente le loro attività lavorative nelle acque Lagunari”. 

La centrale ENEL di Santa Gilla

“L’Azienda Sanitaria Locale ci ha già comunicato che in via precauzionale, non possiamo pescare o raccogliere i frutti di mare – afferma Roberto Pinna, della cooperativa La Peschereccia, ed ora auspichiamo le dovute attività istituzionali, sia per tutelare lo stagno e sia per tutelare anche noi, operatori della pesca in laguna”. 

Sotto le acque della laguna di Santa Gilla a Cagliari riposa la città giudicale di Santa Igia

 

Il malcontento di moltissimi pescatori verrà illustrato domattina, venerdì 12 ottobre quando dalle 10,30, con raduno nei cancelli dello Stabulario di Santa Gilla, a Sa Illetta (proseguo della strada del complesso di Tiscali-call center), incontreranno i giornalisti. Agli organi di stampa desiderano, dal canto loro, illustrare quanto sta accadendo a Santa Gilla, dal punto di vista ambientale e soprattutto, per la raccolta e la produzione controllata dei “frutti di mare”. “Ma anche perché nello stabulario –  conclude Roberto Pinna – da oggi non si potrà neppure ritirare la merce, e chissà per quanto tempo”. 
 

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