Nel Nord Europa si celebra il 21 giugno in un modo tutto particolare: il solstizio d’estate.
Il sorgere del sole è atteso (ma non sempre il 21, alcuni anche il 20 giugno), con riti e falò accesi sul cocuzzolo delle colline, che fanno bella mostra e illuminano le tenebre al calar del sole.
Sono fuochi visibili da tutti per scacciare gli spiriti maligni rappresentati dall’oscurità che si dirada.
Anticamente c’era chi, attorno ai fuochi, danzava e intonava litanie: civiltà pagane e precolombiane celebravano il solstizio come un momento magico.
Rituali un tempo molto sentiti e che oggi vanno scemando perché la modernità e il progresso, soprattutto quello tecnologico, stanno facendo perdere terreno a certe usanze.
IL SOLSTIZIO coincide con il 21 Giugno: la cosiddetta “notte di mezza estate” che conserva intrinseche valenze magiche.
I moderni gruppi neopagani e neodruidici celebrano il 21 giugno il giorno di “Midsummer”, la notte di mezza estate appunto, tanto cara anche a Shakespeare.
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Esistono infinite notizie che riguardano i festeggiamenti praticati dall’uomo, ieri come oggi, per celebrare il cambio di direzione che il sole compie ogni anno, tra il 21 e il 22 giugno (a volte tra il 20 ed il 21) per poi riprendere la sua corsa sull’orizzonte.
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Fatto questo naturale, considerato magico e al tempo stesso sacro dagli antichi: erano convinti che l’avvio di una nuova stagione e di un nuovo ciclo di vita coincidesse, appunto, con il solstizio estivo. E in tal senso organizzavano festeggiamenti del tutto singolari, con grandi riti.
Sarà per questa ragione che in Sardegna sono nati i pozzi sacri?
Quel che appare chiaro nei monumenti preistorici della Sardegna, nella maggior parte dei nuraghi e dei pozzi sacri, sono gli allineamenti sorprendenti con il sole e con la luna.
Gli antichi Egizi furono abilissimi nel realizzare, tra la superficie esterna delle piramidi e i vani interni, specifiche finestre a pozzo capaci di far penetrare, durante i solstizi (parrebbe anche durante l’inverno), la luce solare come a volerla “divinizzare”.
Il solstizio, in senso generale, era l’avvio di un periodo considerato favorevole per i raccolti futuri e per le nascite, insomma per la fertilità della terra.
Il 21 giugno è il giorno più lungo dell’anno e dal giorno seguente il sole comincia a calare determinando l’accorciarsi graduale delle giornate successive.
Se i solstizi venivano festeggiati dal mondo pagano, il Cristianesimo, che ben conosceva l’importanza dei festeggiamenti solstiziali, sovrappose agli stessi feste e sagre.
Basti pensare al Natale che ha sotituito il solstizio invernale.
Il solstizio estivo, invece, è divenuto per i cristiani la festa di San Giovanni, celebrata il 24 giugno.
A Cagliari, la notte di San Giovanni, coincideva con l’accensione di un grande falò nel quale venivano arsi al rogo le funi usate per uccidere i condannati a morte, per evitare l’uso scellerato che il volgo faceva di certi feticci, per realizzare fatture e riti satanici.
Si bruciava, come per il giorno dell’epifania, un fantoccio che rappresentava la malasorte e la malattia. Da sanare con il fuoco, caldo e luminoso quanto il sole.
Curiosità: la ricetta di San Giovanni
Il giorno del solstizio era anche possibile fare “l’acqua di San Giovanni“.
Foglie di alloro e di lavanda, con i suoi fiori, mescolate a iperico, mentuccia, ruta e rosmarino. Andavano messe fuori casa a decantare in un bacile colmo d’acqua, per tutta la notte. Il giorno seguente, quest’acqua, era utile per le donne che si lavavano il viso per aumentare la bellezza. Una sorta di acqua di rose, insomma.