Curiosità della Speleo-urbana…

La speleologia urbana o “speleologia in cavità artificiali” è una branca della  speleologia classica e che rivolge il suo interesse agli ambienti sotterranei scavati dall’uomo nel volgersi del tempo e delle epoche, attraverso il progresso e verso le attuali forme di civilizzazione.
Studiando ambienti e complessi sotterranei, gli speleologi urbani ripercorrono la storia dell’uomo osservando come e perché sono state scavate le cavità sotterranee dalle civiltà del passato e, in taluni casi, nelle epoche a noi più vicine.

Lo speleologo è un investigatore. Attratto dalle cavità artificiali, procede con la individuazione geografica e tipologica dell’ipogeo, ne analizzando le tecniche progettuali e cerca di trovare o ricostruire gli utensili atti allo scavo, provando a capire e decifrare le motivazioni primarie e quelle secondarie che hanno favorito la realizzazione di dette opere.

Talvolta la collaborazione tra archeologi e speleologi, non è in prima linea: i primi accusano gli speleologi di muoversi con il rischio di alterare “situazioni archeologiche delicate”, mentre gli speleologi, pur muovendosi con la massima cautela, tendono a voler divulgare le proprie scoperte ai più, al fine di far conoscere il patrimonio sotterraneo, per farlo divenire patrimonio di tutti.

Per complicarsi la vita, sempre mossi da una grande passione e amore per la storia e la scienza, gli speleologi urbani comparano lo status attuale del territorio a quello antecedente, valutando le modificazioni subite.

Così, la scoperta e la riscoperta di ambienti artificiali ipogei sotto i centri abitati, è diventata un momento non più soltanto riflessivo ma un modo di trascorrere il tempo in compagnia di amici. Tempo “utile” per apprendere, conoscere e vivere al tempo stesso forti emozioni. Anche per queste ragioni l’individuazione di una cavità è seguita dall’esplorazione, dallo studio e dalla documentazione delle strutture ipogee dimenticate e inutilizzate. Tutto ciò riveste un ruolo di primario interesse dal punto di vista storico, sociale e antropologico.

 

 

 

Accade in pieno centro urbano che si riscoprono opere “attive”, cioè sotterranei che fin dall’antichità  continuano a fornire un preziosissimo e sottovalutato contributo al controllo del territorio, specie in termini di gestione delle acque. Ci riferiamo ad esempio agli antichi acquedotti, quelli che a Roma forniscono a distanza di millenni la Fontana di Trevi, oppure ai pozzi che intercettarono falde acquifere, ancora: alle fognature del passato che riversano in mare oppure disperdono altrove le acque. Spesso all’insaputa di tutti noi. 

L’attività inizialmente denominata speleologia urbana giacché svolta, forse essenzialmente, nel sottosuolo delle città, si sviluppò in Italia sul finire degli anni Cinquanta.  Il tesoro di reperti, opere d’arte e gallerie custodite – si fa per dire – nel sottosuolo italiano, unitamente alla curiosità spontanea e culturale di alcuni speleologi, si sono incontrati attraverso forme esplorative. Come spesso accade, la voglia di razionalizzare (e archiviare) anni di studi, esplorazioni, relazioni sociali che ruotavano attorno all’argomento “cavità sotterranee urbane” e dinnanzi  ad un elevato numero di cavità artificiali anche in ambienti extraurbani, fu adottata la denominazione attuale di “speleologia in cavità artificiali”. Termine che definisce la natura omnicomprensiva di questo genere di attività che si avvale di apporti molteplici, in seno a varie discipline di studio: archeologia, mineralogia, antropologia, storia, geografia, biologia, fotografia, topografia ecc.

 

Come non citare in questo insieme la Società Speleologica Italiana: associazione nazionale di riferimento per l’esplorazione e la documentazione del mondo sotterraneo e che, attraverso una apposita “Commissione Cavità Artificiali” costituita nel 1981, si occupa della catalogazione tipologica dei sotterranei artificiali.

 

La Commissione Cavità Artificiali della Società Speleologica Italia cura, dal 1999 la rivista quadrimestrale “Opera Ipogea”, ovvero il primo periodico italiano dedicato alla materia. Questa rivista a colori ospita, tra gli altri, i risultati delle ricerche avviate dai nostri speleologi sotto l’egida di Marcello Polastri.

La speleologia urbana, infine, è sana trasgressione ed evasione dalle città nelle quali abitiamo: basta aprire un tombino sul ciglio stradale per accedere ad un mondo parallelo al nostro vivere quotidiano, fatto di stanze scavate nella roccia e gioielli nascosti.

Nelle soprastanti immagini del GCC, dall’alto verso il basso: osservazione di una condotta attiva in un sotterraneo di un paese sardo; uno speleologo intento a rilevare e l’esplorazione di un cunicolo intasato dalla terra.

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