Esiste una grande città sepolta nei fanghi di Cagliari: Santa Igia. Era un città immensa, un ampio castello cinto di fossati.
Nelle sue mura si aprivano diversi ponti levatoi che immettevano in una ragnatela di strade.
Affacciata sul mare, con colline e montagne alle spalle, verso l’entroterra, era sorvegliata da torri. Se dovessimo disegnarla sulla scia dei documenti d’archivio, questa città fortificata, ricorderebbe per alcuni aspetti Ostia antica.
SANTA IGIA è una città oramai fantasma: sopravvive nei menti d’archivio. Ci raccontano che erano tanti i suoi edifici a più piani. Grande e ricca di manoscritti la sua biblioteca.
Divenne la capitale del Giudicato di Cagliari dal IX secolo d.C. fino al al 1258. Quando fu distrutta dai Pisani che edificarono il Castello di Cagliari in seguito alla conquista del giudicato.
Abbiamo detto: possedeva torri, ma in misura maggiore delle cisterne d’acqua piovana. Il perché è presto detto: la città sorgeva sulle sponde occidentali dello stagno di Santa Gilla, “in condizioni di sicurezza ideali“, dicono gli studiosi. Pur sempre in mezzo all’acqua salmastra.
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Essendo situata accanto a una serie di canali navigabili in collegamento con i vicini centri abitati di Elmas, Uta e Decimo, SANTA IGIA divenne un fiorente centro commerciale.
Ma oggi non è più visibile.Riposa, in larga misura, sotto le placide acque dello stagno, a breve distanza dal centro commerciale Auchan.
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I pionieri ottocenteschi dicevano che era una città importante con i palazzi del potere: quello della giudicessa Benedetta e dell’arcivescovo.
Forse Santa Igia possedeva anche un ospedale, dato che i medici figurano fra i testimoni di alcuni atti pubblici che parlano, tra l’altro, di un luogo intitolato a San Lazzaro (un lazzaretto?).
IL CENTRO ABITATO accoglieva anche luoghi di culto: le chiese di San Pietro dei Pescatori, di San Simone e Santa Maria di Cluso.
Le prime due sono ancor oggi visibili. La terza era probabilmente una cattedrale ricca di opere d’arte.
Si trattava della Chiesa di Santa Cecilia, da cui forse il nome della città: Santa Ilia-Santa Igia.
Anche se, non ce ne vogliano gli storici, siamo così certi che avesse il nome di una Santa questa città? E non un nome diverso?
Comunque sia, “i resti della cattedrale intitolata a Santa Igia“, secondo Giovanni Spano erano ancora riconoscibili, nella metà del 1800, in quello che lui chiamò “il vigneto Sepulveda“.
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UNA GRANDE VIGNA che sorgeva nei pressi dell’attuale via Simeto, fra il palazzo delle poste e uno sfascia carrozze.
È stata la studiosa Barbara Fois a rintracciare, con una lunga ricerca archivistica e uno scavo archeologico, una valletta piena di pietre squadrate e rocchi di colonne.
“Angoli di palazzi uscivano dalla terra, tombe cappuccine e forme absidate parlavano di chiese e di cimiteri: avevamo trovato la città scomparsa“.
Il ricercatore Francesco Cesare Casula lavoró in equipe ad un importante progetto di scavo e recupero che però, finì per arenarsi.
Furono avviati degli scavi stratigrafici che misero in luce parte della città romana e altomedievale. Però quasi nulla di tutto ciò che fu trovato è mai stato pubblicato. Non solo.
Gli scavi furono coperti. Sui resti antichi fu costruito il cavalcavia di via Santa Gilla con la strada sopraelevata. Auto e progresso in corsa veloce… eh sì, sulla storia celata!
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BIBLIOGRAFIA
- Francesco Cesare Casula, Storia della Sardegna, Carlo Delfino, Sassari 1994.
- Barbara Fois (a cura di), Santa Igia capitale giudicale, ETS Editrice, Pisa 1986.
- Gian Giacomo Ortu, La Sardegna dei Giudici, il Maestrale, Nuoro 2005.
- La Grande Enciclopedia della Sardegna, vol.8 (PDF), sardegnacultura.it.
- Lo scavo di via Brenta a Cagliari, a cura della Sovrintendenza archeologica per le provincie di Cagliari e Oristano, Cagliari 1992.
- Raimondo Pinna, Santa Igia. La città del Giudice Guglielmo, Condaghes, Cagliari 2010.
- Marcello Polastri, Cagliari la città sotterranea, Sole EDizioni, Cagliari 2001.