Lo Stato e l’isola che ha contribuito al Risorgimento è la Sardegna: nacque nel 1324 sul colle di Bonaria a Cagliari.
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Festeggiamo i 150 anni dell’Unità d’Italia. Evviva, direbbe qualcuno. Eppure la Sardegna dovrebbe rappresentare il fulcro delle celebrazioni (ma oggi abbiamo visto che non è stato così) perché, come dice F.C. Casula, in passato “l’Isola è stata il fulcro dell’unificazione della Penisola“.
A condurre una guerra, un rinnovamento a volte inizialmente doloroso, è uno Stato e non solo i personaggi noti.
Lo Stato che ha contribuito più d’altri al Risorgimento è quello sardo che, secondo gli storici, è nato nel 1324 sul colle di Bonaria a Cagliari. In Sardegna.
Gli anni che (scusando il gioco di parole) hanno portato alla riunificazione?
Basti pensare che nel 1720, il Regno sardo fu ampliato al Piemonte e gli abitanti di quella regione divennero Sardi.
Da qui, la chiave di lettura che porta all’Unità d’Italia è all’apparenza semplice: “dal 1848 al 1861, il Regno sardo annesse gli altri sei stati peninsulari. Sino al 17 marzo 1861, tutti gli italiani erano sardi“.
A far cambiare la situazione fu proprio lui, il celebre Cavour: “convinse Vittorio Emanuele II a modificare il nome dello Stato ma lo stesso Re non volle cambiare i suoi titoli“. Egli continuò a essere Re di Sardegna.
Dunque, senza quest’isola, “non ci sarebbe stata l’Italia e il Risorgimento”, sempre secondo Casula.
Insomma. Detta in sintesi estrema: il Regno d’Italia proclamato nel 1861 non è altro che il Regno di Sardegna cambiato di nome, e che diventa Regno d’Italia. E quel che conta nella storia come nella politica, e come in tutte le attività umane, è forse la sostanza delle cose.