Un video reportage realizzato da Mauro Pes e Nicola Di Mille svela i segreti del Carcere di Buoncammino. Un documentario esclusivo presentato da Marcello Polastri.
Oggi il prigioniero della storia è proprio lui, il Carcere di Buoncammino con i suoi 15 Mila metri quadrati di estensione, la struttura edilizia più grande di Cagliari.
Un paradosso per una struttura che teneva tra le sbarre i detenuti ed è come prigioniera di molte idee non realizzate.
I DETENUTI? E’ come se si fossero volatilizzati anche se, per la maggior parte, sono stati trasferiti nel nuovo Carcere di Uta.
Era il 2014 e nell’osservare le celle lasciate in tutta fretta (i letti, le coperte alla rinfusa ma i cuscini al loro posto), è come se la popolazione carceraria potesse rientrare nelle celle da un momento all’altro.
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Nella chiesa, nell’asilo, tra i passeggi per i detenuti e neanche nelle sale per i colloqui, non c’è anima viva. Anche i confessionali un tempo curati dalle suore Vincenziane, sono deserti.
Nelle celle più luminose i raggi del sole mettono in evidenza i poster attaccati con il nastro adesivo sulle pareti delle celle.
Pareti scrostate, molto piccole, con il cesso attaccato ad una specie di scrivania, sulla quale c’è uno scarafaggio rinsecchito.
Sul muro vicino, una mosca spiaccicata da una manata… chissà da quanto tempo.
Su presoni, Sa Casanza, insomma, sempre lei, la struttura carceraria più grande e spaventosa di Cagliari, il cui primo Direttore fu Domenico De Sica, nonno del famoso attore e regista Vittorio De Sica, non è stata ancora liberata dalla mole di ipotesi che riguardano il suo riutilizzo.
Non sappiamo se diverrà un Museo oppure un carcere minorile? Invece c’è stato chi lo vedeva bene come il futuro centro di accoglienza per gli immigrati. Per adesso solo ipotesi.
Dall’ex casa detentiva di Cagliari le parole riecheggiano e diventano propositi leggibili sulla stampa. Forse irrealizzabili, anche nel 2018.
Per l’anno che volge al termine, niente di fatto, per il futuro di quest’opera faraonica vincolata in ambito storico-identitario.
Per 120 anni, dal 1855, Buoncammino ha accolto ladri e ruffiani, spacciatori e malviventi ed anche persone che si dichiararono innocenti.
Avvalendoci di un permesso speciale, facciamoci un salto, a Buoncammino. Superiamo gli anditi ed anche le doppie porte in ferro. Le celle mettono i brividi; piccole, malsane, deserte dal 2014.
Del carcere, alcuni uffici sono occupati dagli Enti dello Stato. I reparti detentivi, invece no.
Stimolano l’idea di una immensa “città nella città”, chiusa come se fosse una fortezza inviolabile da alte mura, e fin dalla sua origine dotata d’un solo ingresso. Buova visione!
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APPROFONDIMENTO
Il carcere di Buoncammino sorge sul colle di San Lorenzo, a ridosso dell’Anfiteatro romano e della chiesa omonima, ed è tra i siti più suggestivi della città.
Il luogo, antropizzato fin dal Neolitico, compare in un disegno di Rocco Cappellino (ingegnere di Carlo V) come cava.
Dopo la distruzione, nel 1258, della capitale giudicale Santa Igia la città dalle rive della Laguna di Santa Gilla fu trasferita nella rocca pisana conosciuta come Castello.
Il pianoro a ridosso della “città murata” divenne nel 1833 una “pubblica passeggiata” alberata, in cui nel 1855 fu progettato il primo nucleo delle “Carceri succursali”.
L’edificio di oggi è il risultato di una lunga vicenda conclusasi nel novembre 2014 con la sua chiusura.
A parte i rifacimenti del XX secolo sono ancora riconoscibili i due blocchi principali, il primo opera dell’ingegnere Giovanni Imeroni, il secondo nato dall’addizione realizzata, tra il 1887 e il 1897, dall’Ufficio tecnico del Ministero degli Interni.
Il camminamento per la vigilanza che circonda tutto l’edificio lo rende uno dei luoghi più panoramici di Cagliari.