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Un tuffo per scoprire i tesori del Re nel mare di Taranto

La magia del tempo conserva e restituisce 23 sarcofagi  a 4 metri di profondità nel mare della spiaggia di San Pietro in Bevagna, nel Comune di Manduria  (a Taranto).

Ci troviamo in una delle spiagge più popolari della zona, per le sue limpide acque smeraldine e la miscela di sabbia bianca fine, che ha conservato uno dei giacimenti archeologici sottomarini più importanti del Mediterraneo.

Meglio conosciuti come i ”Sarcofagi del Re”, infatti, sono raggiungibili con una nuotata a breve distanza dalla spiaggia, e a 100 metri dal fiume Chidro. 

Già, ma a chi appartenevano questi manufatti vecchi di qualche millennio, e perché oggi si trovano nel mare?

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I sarcofagi in fondo al mare di Taranto

La leggenda sostiene che questi resti fossero appartenuti ad un Re.

Grazie al fatto che si siano conservati integri su un fondale sabbioso, sappiamo che furono parte integrante di un carico di merce trasportato da una nave che andrò incontro a un naufragio nel III secolo d.C.

Non sappiamo ancora se la nave affondò alla partenza o più probabilmente all’arrivo, accanto al fiume che, probabilmente al tempo dell’antica Roma, era pure navigabile.

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Due sarcofagi del re, affondati, uno dentro all’altro

Sappiamo comunque che ciascun sarcofago è simile a una grande vasca da bagno, e che pesa tra i 1000 e i 6000 kg, con diverse forme e dimensioni.

Si ipotizza che questi reperti, al momento dell’imbarco, si presentavano solo sbozzati, dunque non ultimati. 

Il loro peso totale è di circa 75 tonnellate.

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I miei sarcofagi del re nel mare di Taranto, tra le meraviglie dell’archeologia

Ecco perché, per chi indossa una maschera e nuota in quel tratto di mare che li conserva, è facile osservare di come alcuni siano rettangolari, altri a forma di vasca con pareti brevi arrotondate, altri a forma di doppia vasca (per seppellirvi due individui), ancora con bugne sporgenti. 

 Si ipotizza che la nave che li trasportava, fosse lunga una ventina di metri e larga 5 o 6, considerata la dislocazione dell’ insediamento archeologico.

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I sarcofagi del Re nei rilievi della Soprintendenza archeologica.

Indagini scientifiche sono state condotte dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia (Taranto), nel 1995 e dall’Istituto Centrale per il Restauro nel 2009, che realizzò un itinerario di visita subacqueo attrezzato con pannelli esplicativi.

Risalgono al 2011 gli esiti delle analisi mineralogico-petrografiche e isotopiche sui campioni di marmo da parte del CNR-IBAM di Lecce, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia e l’Università del Salento.

È stato così stabilito di come questi possenti manufatti furono tutti realizzati in un durissimo marmo bianco dolomitico: quello delle cave di Vathy-Saliara sull’isola di Taso.

Che storia di fatiche, di tanto lavoro, ora viabile con maschera e pinne, dentro al mare che spesso prende, e a volte restituisce. 

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