La Fossa delle Marianne e il suo impenetrabile mistero

La Fossa delle Marianne deve il suo nome alle vicine isole Marianne del Pacifico occidentale e detiene il record mondiale di depressione marina più profonda al mondo, essendo a tutti gli effetti la zona più depressa degli oceani terrestri

Questa  depressione oceanica  è stata localizzata nella zona nord-occidentale dell’Oceano Pacifico, a est delle isole Marianne, tra Giappone a nord, Filippine a ovest e Nuova Guinea a sud.

Accanto alla Fossa, così come di tutte le altre fosse sottomarine, sono presenti diversi vulcani sottomarini.

La Fossa delle Marianne: ecco dov’è situata

Il suo punto più profondo è l’abisso Challenger,  a ben 10.994 metri sotto il livello del mare.

La sua profondità maggiore è di quasi 11 chilometri, per l’esattezza 10.994 metri, ben 36.070 piedi nel punto chiamato Challenger Deep.

Si racconta che al suo interno vivrebbero mostri marini e più d’un relitto di navi e di aerei giacerebbe nelle sue profondità.

La suggestiva e misteriosa Fossa delle Marianne

Al di là delle leggende, il 28 Aprile 2019, Victor Vescovo ha stabilito il record mondiale per la discesa più profonda nella Fossa, con equipaggio di elevata esperienza in avventure simili.

L’esploratore Victor Vescovo

Victor, a bordo del sommergibile DSV Limiting Factor, dalle onde esterne ha raggiungo il fondale della Fossa, spingendosi gradualmente alla profondità di 35.853 piedi (10.927 metri), superando i precedenti record mondiali.

È in questo modo che è stata ampliata la nostra conoscenza sull’aspetto e sulle condizioni estreme della trincea e della sua suggestiva e curiosa vita marina.

Il batiscafo della U.S. Navy Trieste, di progettazione svizzera e produzione italiana, raggiunse la profondità della fossa il 23 gennaio 1960.

I primi rilievi della profondità di questa zona dell’Oceano  furono effettuati dalla spedizione Challenger che tra il dicembre 1872 e il maggio 1876 compì quella che è considerata la prima spedizione oceanografica, circumnavigando il globo per 68 890 miglia.

Le misurazioni effettuate dalla corvetta Challenger nella zona scoprirono l’effettiva esistenza della depressione, rilevando una profondità massima di 4 475 braccia, equivalenti a 8 184 m.

Nel 1899 la carboniera statunitenseNero, incaricata di effettuare rilievi idrografici, riportò una profondità massima di 9 636 m (5 269 braccia).

Nel 1951 fu appunto il turno della nave Challenger II della Royal Navy che esplorò per la prima volta la zona utilizzando un sonar, scoprendo a 11°19′N 142°15′E la depressione profonda 10 900 m, in seguito battezzata “Abisso Challenger” in nome della nave che scoprì la sua effettiva profondità.

Non solo. In un’immersione senza precedenti il 23 Gennaio 1960, il  batiscafo della U.S. Navy Trieste, progettazione svizzera e produzione italiana, raggiunse la profondità della fossa.

Sul batiscafo erano presenti il tenente di vascello Don Walsh e Jacques Piccard. Gli strumenti di bordo individuarono una profondità di 11 521 m, più tardi rettificati a 10 916 m.

Sul fondo della fossa Walsh e Piccard furono sorpresi di trovare delle particolari specie di sogliole o platesse, lunghe circa 30 cm, e anche dei gamberetti. Secondo Piccard, «il fondo appariva luminoso e chiaro, un deserto che faceva trapelare diverse forme di diatomee».

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